L’ABBRACCIO DI ROMA AI ROLLING STONES
JAGGER: “CHE POSTO MERAVIGLIOSO IL CIRCO MASSIMO”
“Ladies and gentlemen, the Rolling Stones!”.
L’oscurità avvolge ormai il Circo Massimo quando l’enorme palco si illumina e Keith Richards irrompe in scena con un ruggito della sua Fender, il riff di Jumpin’ Jack Flash, seguito da Mick Jagger, Ron Wood, Charlie Watts e tutti gli altri musicisti della tour band.
L’urlo liberatorio dei 70mila è il segnale: l’attesa è finita, la celebrazione del mito ha inizio.
Il mito delle pietre rotolanti del rock’n’roll, il mito di una città , Roma, che quando non fa la stupida sa rendere ogni istante unico ammantandolo col profumo della sua storia millenaria.
Ne sono consci anche gli Stones, che marchiano questo appuntamento del 14 On Fire Tour con una locandina apposita, la loro linguaccia sulla riproduzione dell’antico Circo Massimo.
Dove correvano le bighe e stasera scorre solo rock’n’roll. E’ il Rock’n’Roll Circus. L’atmosfera è magnifica, come il colpo d’occhio di quel tappeto umano disteso davanti ai Rolling Stones.
“Ciao Roma, ciao Italia!” urla Mick Jagger. E la band cavalca l’entusiasmo tenendo alto il ritmo con Let’s Spend The Night Togetheter.
Ancora Mick: “Che bello stare a Roma di nuovo! Che posto meraviglioso il Circo Massimo!”.
E via con It’s Only Rock And Roll (But I Like It).
Jagger getta via la giacca dorata e resta in maglia e pantale nero. Tumbling Dice apre un languido dialogo tra le chitarre di Richards e Wood.
A seguire gli Stones danno dignità a un brano magnifico, tratto da quello che resta il loro ultimo album in studio, A Bigger Bang: la romanticissima Streets Of Love.
Poi Doom & Gloom, l’inedito che impreziosiva l’ultima raccolta GRRRR.
E, a richiesta del pubblico dei social network, solo per Roma, Respectable.
“Che pubblico fantastico”. Mick Jagger continua a incitare i 70 mila del Circo Massimo parlando in italiano. “L’Italia vincerà la Coppa del Mondo, eh? In bocca al lupo per martedì. Penso che la partita finirà 2-1 per Italia”, dice ancora il cantante sul palco.
La Bocca della Verità con la linguaccia-simbolo della loro band. Questa la foto pubblicata qualche ora fa dai Rolling Stones sul loro profilo ufficiale Facebook, poco prima di salire sul palco del Circo Massimo
Inoltre sulla pagina Twitter la band ha pubblicato alcune delle richieste di brani arrivate sempre tramite social network.
Si tratta di “Sweet Virginia”, “If you can’t rock me”, “Respectable”, “Ain’t too proud to beg”, “Loving cup”, “When the whip comes down”.
Tra questi sei canzoni i fan hanno votato sui social network della band e ha vinto “Respectable”, suonata solo per il pubblico romano
Quando Mick Jagger percorre saltellando la lunga passerella che si incunea in profondità tra il pubblico, la folla è come percorsa da un brivido animale che viaggia sottopelle.
Il soffio vitale di chi per mesi, dal giorno in cui è scattata la prevendita del concerto, è stato solo un numero, un conto corrente bancario, un codice, una ricevuta, un pagante. Che pur di esserci, qui, stasera, per un concerto probabilmente irripetibile, si è piegato anche al bagarinaggio online versando cifre di molte volte superiori agli 80 euro fissati in origine come prezzo base del biglietto.
Il suo elisir sono sere così, quando Roma torna a esibirle come gioielli, lasciandosi scorrere addosso anche le polemiche (70mila paganti per gli Stones, quando vere e proprie maree umane sommersero il Circo Massimo per eventi gratuiti come il Live8, i Genesis e persino i festeggiamenti per l’Italia mondiale del 2006).
Ora quei numeri sono un puzzle pulsante di teste, braccia, corpi sudati e impolverati dal calpestio, punteggiato da t-shirt e bandane marchiate da quella linguaccia, sfumata l’originaria irriverenza, oggi simbolo di una passione.
Ci sono i reduci dei ’60 e i duri e puri dei ’70, con le loro memorie di concerti degli Stones vissuti nella guerriglia dei palasport.
C’è chi aveva vent’anni quando Jagger cantava avvolto nel tricolore nell’estate mundial del 1982.
Sono diventati padri, madri, nonni, stasera sono fianco a fianco con figli e nipoti, giovani e meno giovani di ogni età , in una ideale catena umana che attraversa gli oltre 50 anni di storia dei Rolling Stones fino a giungere a questo momento.
Time is on my side cantava una volta l’imberbe Mick.
Nessun patto col diavolo, il tempo è trascorso anche per gli Stones e i megaschermi danno ancor più risalto alle mille pieghe che segnano i loro volti.
Ma gli Stones hanno nella musica il loro ritratto di Dorian Gray. E decine di migliaia di persone sono qui stasera a dimostrarlo, a condividere quella musica non con nostalgia ma con gioia.
Anche Roma ha le sue rughe, quelle rovine immanenti e silenziose, schegge di una gioventù splendida e orgogliosa, semisepolte dal quotidiano assedio della modernità .
Ed è bello credere che alla fine tanta gioia, incorniciata in tanta bellezza, si sia insinuata anche sotto la scorza dura di Mick Jagger, Keith Richards, Ron Wood e Charlie Watts, fino a scalfire le loro maschere di rocker vissuti pericolosamente.
Per riesumare quel briciolo di candore capace di rendere diversa e speciale, anche per gli Stones, questa tappa del 14 On Fire tour.
Paolo Gallori
(da “La Repubblica”)
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