L’ALLARME DEL MINISTERO SCATTO’ A GENNAIO, MA LA REGIONE LOMBARDIA NON INFORMO’ I MEDICI DI BASE
UN MESE PRIMA DI CODOGNO, ROMA AVVERTI’ DEL PERICOLO CORANAVIRUS… GALLERA ANNUNCIO’ “LINEE GUIDA” MA NON VENNERO MAI INVIATE
Sarebbe stato lanciato un allarme dal ministero della Salute alla Regione Lombardia, già a gennaio. Un mese prima dell’esplosione della pandemia, la Lombardia sapeva che esistesse un rischio concreto per il Coronavirus. 30 giorni prima di Codogno.
E un mese prima anche del disastro sanitario ad Alzano Lombardo
Si tratta di raccomandazioni risalenti al 23 gennaio scorso, proprio il giorno in cui l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Gallera, dopo aver ricevuto una circolare del ministero, convoca la prima riunione della task forse della sanità lombarda.
Ma, racconta oggi La Stampa in un articolo a firma di Monica Serra, non invia le linee guida ai medici di base e agli specialisti ospedalieri.
La storia, secondo il quotidiano, fa parte delle carte che l’inchiesta della procura di Milano sta valutando riguardo la strage degli anziani nelle RSA lombarde.
“I medici di Asst, Irccs, case di cura accreditate, ospedali classificati, medici di famiglia, etc — dichiarò all’epoca l’assessore Gallera — devono segnalare i casi sospetti all’Ats di competenza, attraverso procedure informatiche specifiche, gestendo il paziente in stretto raccordo con i referenti delle malattie infettive”.
Cosa fa in quel momento la Regione Lombardia? Annuncia l’elaborazione di un “raccordo operativo” con medici di base e pediatri del territorio.
“Abbiamo nelle scorse ore — dice sempre Gallera — emanato alcune indicazioni procedurali importanti per i medici di base e per gli specialisti ospedalieri, in costante raccordo con il Ministero della Salute”.
Quelle “linee guida” però, come dichiara il presidente dell’Ordine di Milano, Roberto Carlo Rossi, “ai medici di base non sono mai arrivate. E non abbiamo mai avuto notizia del lavori della task force. Peccato, abbiamo perso un mese per prepararci all’emergenza”.
Quindi, l’assessore Gallera sostiene in gennaio di aver lavorato “in raccordo” con i medici di base che però dicono di non saperne nulla.
Il racconto, ripetiamo, è datato gennaio e non febbraio. E le parole di Gallera fanno sorgere interrogativi a cui potrà dare risposta soltanto la procura:
Perchè se quindi c’era stata una riunione che aveva stabilito delle «linee guida» queste non vengono applicate? Oppure: che linee guida erano? Mistero.
Ieri la Regione, pur interpellata, non ha dato risposte. Certo è che se gli interventi fossero stati pianificati il giorno in cui venne fatta la riunione, ovvero il mese prima che la Lombardia venisse travolta, forse si sarebbero potuti evitare i provvedimenti urgenti nel pieno della crisi sanitaria.
Come, ad esempio, l’ormai famosa delibera dell’8 marzo che chiedeva alle rsa di accogliere pazienti Covid «a bassa intensità » per liberare posti letto negli ospedali ormai allo stremo. Decisione ora sotto al lente d’ingrandimento dell’inchiesta della Procura sui morti nei centri per anziani.
Il 31 gennaio Gallera annuncia che «i lavori della task force sono al completo e la macchina è pronta. Attende indicazione dal Ministero». Ma la prima circolare ai medici di base è solo del 23 febbraio, due giorni dopo Codogno, e non contiene indicazione suoi sintomi della malattia.
(da agenzie)
Leave a Reply