L’ART. 18 SPARISCE ANCHE DA MAXI EMENDAMENTO SUL QUALE IL GOVERNO CHIEDERA’ LA FIDUCIA
IN AULA NE PARLERA’ SOLO POLETTI , TUTTO RINVIATO AI DECRETI ATTUATIVI
Il tema dei licenziamenti e dell’articolo 18 non c’è.
L’emendamento al Jobs Act su cui il governo metterà nelle prossime ore la fiducia in Senato non raccoglie le indicazioni emerse dalla direzione Pd del 29 settembre sulla possibilità di reintegro per i lavoratori licenziati illegittimamente per motivi disciplinari. Neppure come principio generale.
Questo tema sarà affrontato in Aula dal ministro Giuliano Poletti (che dunque non sarà al vertice Ue sul lavoro a Milano col premier Renzi).
Poletti prenderà l’impegno a tradurre quel principio nei decreti delegati, e cioè a consentire per legge il reintegro per alcune fattispecie di licenziamenti disciplinati.
Le ipotesi di reintegro saranno dunque chiarite nel dettaglio, ma solo nei decreti.
Il maxi emendamento che i senatori saranno chiamati a votare nel pomeriggio (che riscrive per intero la legge-delega sul lavoro) conterrà però delle modifiche rispetto al testo licenziato alcuni giorni fa dalla commissione guidata da Maurizio Sacconi. Modifiche che raccolgono alcuni emendamenti presentati dal Pd, e che non saranno votati per via della fiducia.
In particolare, il nuovo testo conterrà , spiegano fonti di governo, “alcune proposte avanzate dalla minoranza Pd con i 7 emendamenti di Cecilia Guerra e Federico Fornaro e altre modifiche proposte da altri emendamenti firmati dal giovane turco Francesco Verducci”.
Tra i temi affrontati c’è l’impegno di risorse per gli ammortizzatori sociali “fin dalla legge di Stabilità per il 2015”, richiesta avanzata dalla minoranza Pd.
E ancora, sul tema del demansionamento, c’è una riformulazione che tipizza le condizioni in cui ci può essere una variazione delle mansioni, fatta salva la tutela della professionalità del lavoratore.
Il demansionamento non potrà quindi essere utilizzato per attuare riduzioni di salario. C’è anche un rinvio alla contrattazione tra imprese e sindacati per individuare più precisamente gli schemi delle mansioni.
Sui voucher, rispetto al testo della commissione, c’è una specificazione sui “termini di utilizzo” e sui “tetti”, dunque un contenimento.
Il testo della commissione infatti prevedeva di innalzare i tetti attuali (5mila euro annui per ogni lavoratore) senza limiti precisi. Mentre la modifica fa esplicito riferimento ai paletti della legislazione attuale.
Infine, c’è l’indicazione della “prevalenza” del nuovo contratto a tutele crescenti e un più esplicito riferimento alla “riduzione” delle altre forme contrattuali.
Salta dunque l’avverbio “eventualmente” con cui nella prima versione della delega si faceva riferimento alla possibilità di disboscare la giungla dei contratti atipici.
Sul contratto a tempo indeterminato c’è inoltre un esplicito riferimento a una riduzione dei costi: un modo per renderlo più conveniente per i datori di lavoro, anche rispetto ai contratti a termine che costano di più anche nella legislazione vigente prima del Jobs Act.
Nel complesso si tratterà di indicazioni ancora generiche, senza numeri certi, a partire dalle risorse da impiegare per gli ammortizzatori nella legge di Stabilità . Indicazioni che, in ogni caso, restringono l’ampiezza di manovra del governo quando dovrà tradurre questi principi in decreti.
E la restringono nella direzione di porre paletti più rigidi sul tema del demansionamento e dell’utilizzo dei voucher.
Oggi, presumibilmente nella tarda mattina, il ministro Poletti prenderà l’impegno in Aula sul tema dei licenziamenti discriminatori e disciplinari da regolare nei decreti. Sarà poi il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi a illustrare i contenuti del maxiemendamento su cui il governo metterà la fiducia.
Per questa sera, salvo sorprese, la partita al Senato dovrebbe essere chiusa.
(da “Huffingtonpost”)
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