L’ARTISTA CLOCHARD, LEZIONE DI UMILTA’ PER TANTI POLITICI
MONSIEUR MORIMOTO, DALLA VITA PER STRADA AL GRAND PALAIS
Che cosa c’entra un clochard parigino con la corsa al Quirinale?
È mezzanotte a pochi passi dal Louvre. I volontari dell’associazione Restos du coeur come ogni martedì stanno girando le strade di Parigi per distribuire il cibo ai senza tetto.
Fa un freddo cane, i ragazzi tengono stretta tra le mani la pentola con la minestra calda per avere un minimo di tepore.
Aspettano lui, sanno che da un momento all’altro arriverà .
Alla fine eccolo, spuntato da chissà dove, uscito dal buio.
Arriva monsieur Morimoto, con la sua barba bianca, il vecchio smoking, il cravattino e il cappello orientale.
Li guarda con occhi gentili, allunga la mano per ricevere la minestra. Non manca un appuntamento. È curato, pulito, pur se vive chissà come.
Conoscere la sua vita è impossibile. Alla fine dei brevi incontri ti ripaga con un sorriso, poi tira fuori il suo taccuino zeppo di appunti in giapponese, prende un pezzo di carta e te lo porge.
Sono disegni stupendi, opere d’arte, lampi di colore nati nel buio della solitudine in mezzo alla città delle luci.
Impossibile sapere qualcosa di lui, nemmeno il nome.
Risponde con frasi in giapponese, con gesti incomprensibili. Dopo tanti anni vissuti a pochi chilometri dalla Torre Eiffel non conosce una parola di francese.
No, non sembra un gesto di rifiuto, piuttosto una forma di discrezione assoluta. Ma soprattutto di umiltà estrema.
Poi un giorno capita che quegli stessi volontari si ritrovino a una mostra al Grand Palais, dove vengono celebrati i maggiori artisti del mondo.
Che davanti ai loro occhi trovino un quadro e accanto l’etichetta con il nome dell’autore: Morimoto.
Sì, proprio come il piccolo senza tetto che arriva da loro la sera. Ci scappa un sorriso, ma poi un ragazzo tira fuori dalla tasca il disegno che ha avuto in dono per strada. Roba da non crederci, gli stessi colori, lo stesso tratto. La stessa mano.
Alla fine glielo chiedono, in qualche modo, tentando un dialogo impossibile fatto di francese, giapponese e gesti spezzati dal freddo.
“Ma sei tu?”. Monsieur Morimoto fa cenno di sì: è lui, il senza tetto, l’autore del quadro esposto al Grand Palais.
Poi abbassa la testa per allontanare ogni complimento, ogni vanità . E scompare nel buio.
“Io non voglio riconoscimenti, non ne sono degno”, forse vuole dire Morimoto con il suo silenzio.
Bastano i disegni. Basta lasciare dei colori, non serve altra ricompensa.
Comincia la corsa al Quirinale, in Liguria e in altre regioni ci si scanna per le poltrone.
È tutto un susseguirsi di candidature, ma soprattutto di auto-candidature. Tutti si propongono.
Ma nessuno pare porsi quella domanda: “Sono degno di ricoprire quella carica? Sarò in grado di governare milioni di persone? Chi sono io per proporre me stesso?”
Quanti dovrebbero prendere lezioni di umiltà da Monsieur Morimoto.
Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply