UN PRETE PEDOFILO AL CONVEGNO ANTI GAY DI MARONI
ALL’EVENTO IN DIFESA DELLA FAMIGLIA SPUNTA MAURO INZOLI, DETTO DON MERCEDES
È seduto in seconda fila, sorridente. Dietro al presidente Roberto Maroni e al suo predecessore Roberto Formigoni, di cui per lungo tempo è stato confessore.
Al discusso convegno di sabato in difesa della famiglia “tradizionale” c’era anche don Mauro Inzoli, il prete pedofilo costretto dallo stesso Vaticano a ritirarsi a vita privata. Con parole peraltro durissime, firmate nel giugno scorso dalla Congregazione per la dottrina della fede: «Inzoli non potrà assumere ruoli di responsabilità e operare in enti a scopo educativo. Non potrà dimorare nella Diocesi di Crema, entrarvi e svolgere in essa qualsiasi atto ministeriale. Dovrà inoltre intraprendere, per almeno cinque anni, un’adeguata psicoterapia».
Sembra quasi la legge del contrappasso: una delle associazioni che aveva organizzato il forum (Obiettivo Chaire) è nata proprio per curare i gay («Diamo aiuto a quello che ce lo chiedono, non è un obbligo», è il loro refrain), quando invece una persona da curare con “adeguata psicoterapia” era proprio lì davanti.
La sua presenza al forum sembrava essere passata inosservata.
Inzoli, già fondatore del Banco Alimentare e soprannominato “don Mercedes” per il suo tenore di vita, era l’animatore della onlus “Fraternità ”.
Nel 2010 si comincia a parlare della sua pedofilia, il caso diventa oggetto di indagine all’interno della Chiesa e alla fine arriva la lettera del vescovo di Crema Oscar Cantoni: «In considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza. Gli è inoltre prescritto di sottostare ad alcune restrizioni, la cui inosservanza comporterà la dimissione dallo stato clericale »
Un anno fa il senatore lombardo di Sel Franco Bordo presenta un esposto in Procura contro don Inzoli e viene aperta un’inchiesta, con il magistrato Roberto Di Martino che chiede una rogatoria al Vaticano.
È stato Bordo ad accorgersi di lui, dalla foto di un giornale che ritraeva la platea dell’auditorium Testori: «Un bel quadretto, non c’è che dire – dice – la Regione a braccetto con il prete pedofilo è la ciliegina sulla torta di un convegno che, nonostante le rassicurazioni, nei fatti si è dimostrato essere omofobo ».
Il direttore di Tempi Luigi Amicone, moderatore del convegno, spiega di non essersi accorto di don Inzoli.
«È un libero cittadino e non mi risulta che abbia restrizioni alla circolazione da parte della giustizia italiana. Ma – aggiunge – se come lui sa benissimo ha un problema molto serio aperto con la Chiesa, mi pare che non ci volesse un genio per capire che se si voleva ferire la giornata di sabato, quello era il modo: presentarsi nelle prime file». Mentre un altro dei relatori, l’ex deputato del Pd Mario Adinolfi, contrattacca: «La pedofilia mi fa schifo. Detto questo, chiederei un minimo di equanimità al prossimo congresso dei radicali con Mambro e Fioravanti. Tranquilli, nel loro caso non dovete fare neanche la fatica di fare lo screening di ogni singola faccia del pubblico. Loro parlano dal palco».
Negli ambienti della Regione il passaparola sull’apparizione in platea di don Inzoli è stato velocissimo, e improvvisamente la sua presenza è stata ridotta a una sfilza di «non saprei » e «non lo conosco bene».
L’incontro “Difendere la famiglia per difendere la comunità ” aveva scatenato un putiferio prima e durante.
“Prima” perchè c’era il logo di Expo sulla locandina, con il ministro Maurizio Martina e l’ad della società dell’esposizione Giuseppe Sala che ne avevano richiesto (inutilmente) la rimozione al Pirellone; “durante” perchè a un ragazzo di 22 anni era stata tolta parola, con lui ricoperto di insulti («merda», «finocchio») e portato via di peso, solo perchè aveva chiesto ai presenti se erano sicuri che i loro figli fossero eterosessuali.
Mancava il “dopo”: eccolo servito.
(da “La Repubblica“)
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