L’ASSEMBLEA DEI CINQUESTELLE: DAI TAVOLI AL VOTO
QUESITI, QUORUM E CONTRATTI
Si sono riuniti di nuovo, a sorpresa, per rivedere quella valanga di quesiti. Dopo la maratona di 14 ore di lunedì scorso, in cui sembrava aver messo nero su bianco tutte le opzioni su cui far votare gli iscritti nella Costituente, ieri Giuseppe Conte ha nuovamente radunato i dirigenti del M5S raggrumati nel Consiglio nazionale. Perché le proposte su cui votare erano troppe, visto anche che la partita si giocherà sul quorum. E perché certi quesiti andavano ricontrollati e magari limati, dopo che l’ex premier su alcuni passaggi aveva incassato un parere legale, per stare più tranquillo. Così, altre ore di discussione sulle proposte da votare. In primis su quelle sul garante, cioè Beppe Grillo, riesaminate sillaba per sillaba. Prova regina di quanto conti la posta in palio, perché nel voto web dal 21 al 24 novembre l’ex premier si gioca praticamente tutto: compresa la sua poltrona di presidente e leader.
Alleanze
La scommessa di Conte sulla ruota della Costituente passa innanzitutto dai quesiti sulla collocazione politica del Movimento. In particolare, su quello che prevede il divieto di alleanze con altri partiti. Se venisse approvato, sarebbe il ritorno al M5S del né destra né sinistra, quello dei fondatori Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo (che ha poi abiurato). E la sconfessione della linea dell’avvocato, che vede comunque i 5Stelle nel campo progressista. Ergo, l’ex premier dovrebbe regolarsi di conseguenza, con le dimissioni. “Se passasse una linea diversa dalla mia, non potrei che prenderne atto” ha – in sostanza – spiegato lo stesso Conte settimane fa, davanti al Consiglio nazionale. All’ex premier andrebbe invece benissimo il sì al quesito che prevede l’obbligatorietà di un accordo scritto di programma per stringere alleanze. Mentre ci sarà anche la possibilità di optare per accordi differenziati tra livello locale e nazionale.
Assemblea
Un evento sulla falsariga di Italia5Stelle, la festa del M5S che dopo il Covid non è stata più organizzata. Così il Movimento immagina l’assemblea costituente a Roma del 23 e 24 novembre, presso il Palazzo dei Congressi all’Eur, ribattezzata Nova. L’organizzatore, l’ex capogruppo in Senato Gianluca Perilli, vuole banchetti e stand in rappresentanza dei vari territori. Ci saranno ospiti internazionali – il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz e l’economista Jeffrey Sachs – e italiani, come Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, e Flavia Perina. Previsti panel con giornalisti, come Marco Travaglio, Peter Gomez, Marcello Veneziani, Enrico Mentana e Selvaggia Lucarelli. Molti video in sala. A partire da quelli degli iscritti, invocati come contributi. Anche se ora il timore è che molti interventi siano quelli della minoranza grillina, ovviamente polemica. Per questo, si spera che i gruppi territoriali compensino con video propositivi, per evitare un cortocircuito mediatico. La certezza è che i risultati delle votazioni verranno diffusi domenica pomeriggio, proprio in assemblea. Il rischio concreto per i contiani invece è che Grillo irrompa nell’assemblea – dove non è ufficialmente previsto – gridando al Movimento ormai estinto per colpa dell’avvocato
Comitato di garanzia
È l’unico organo di peso nel M5S, oltre al garante e (in parte) al Consiglio nazionale. Lo volle fortissimamente Grillo, come contrappeso a Conte. Ne fanno parte Roberto Fico e Laura Bottici, contiani, e Virginia Raggi, notoriamente vicina al fondatore (ma silente da settimane). Nella Costituente si esprimerà su un tema delicatissimo, quello dei due mandati. La regola è racchiusa nel Codice etico, che da Statuto il comitato può “adottare o modificare su proposta del presidente”, cioè di Conte, prima che passi al voto degli iscritti. Importante: il comitato decide a maggioranza assoluta. Quindi vale la regola del due contro uno.
Garante.
L’altro nome dell’avversario di Conte, il bersaglio grosso. Ad oggi quella che Grillo pretese nell’estate 2021, nel braccio di ferro con Conte sullo Statuto, è una carica vitalizia. “Per trovare un esempio analogo, bisogna arrivare ai giudici della Corte suprema statunitense”, faceva notare sul Fatto settimane fa il costituzionalista Michele Ainis (consultato come esperto per la Costituente). Ha grandi poteri, tra cui “l’interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme” (e anche qui si può citare Ainis: “Neanche il Papa è infallibile”). I quesiti su cui anche ieri il Consiglio si è dilungato prevedono l’eliminazione della carica, o quantomeno il suo parziale svuotamento, con la possibilità di trasformarla in poltrona a tempo (4 anni di mandato, rinnovabili per una volta). In caso di cancellazione del garante, si potrà scegliere se affidare i suoi poteri al comitato di garanzia o a un altro “organo collegiale appositamente eletto”. Circostanza da ricordare: nel M5S da settimane dicono che la carica “modificata” potrebbe essere affidata a Fico.
Mandati
Per molti eletti è il cuore della questione. Nella Costituente tornerà in gioco anche la regola totem dei due mandati, “l’essenza del Movimento” secondo Grillo, un vincolo ormai superato per gran parte del M5S. Gli iscritti non potranno cancellarla, perché la base non ha espresso questa istanza, a conferma che la sua natura identitaria non può essere negata. Però potranno cambiarla in mille modi differenti. Aprendo a un terzo mandato, o permettendo di candidarsi senza limiti come sindaci o consiglieri regionali. Tre le varie opzioni, anche quella per nulla secondaria che riguarda la durata del mandato, ossia la possibilità di non conteggiarlo qualora la legislatura non venisse completata. E sarebbe un’altra novità rilevante, per il Movimento.
Quorum
Il vero ostacolo per Conte e i suoi e la prima arma di Grillo, perché per cambiare le regole a 5Stelle esistono quote variabili e comunque scivolose. Il principale problema riguarda le modifiche allo Statuto. Per approvarle in prima istanza, serve la partecipazione al voto della maggioranza assoluta degli iscritti (la metà più uno), mentre in un secondo turno basta la maggioranza dei votanti. Ma entro cinque giorni dalla pubblicazione dell’esito del voto, il garante può chiederne la ripetizione, e in quel caso sarebbero approvate solo con la partecipazione della maggioranza assoluta degli iscritti. Come raggiungerla, con una votazione che riguarderà svariate decine di quesiti (con tre opzioni: sì, no e astensione)? Difficilissimo. E infatti nel M5S puntano a toccare la maggioranza assoluta già nella prima votazione, così da mettere Grillo di fronte al fatto politicamente compiuto. Però non basta. Perché, sempre da Statuto, “le deliberazioni inerenti alla revisione della Carta dei principii e dei valori sono assunte con il voto favorevole della maggioranza assoluta degli iscritti in due successive deliberazioni a intervallo non minore di un mese l’una dall’altra”. Un’altra botola, in una partita che si giocherà sul filo dei numeri e dei nervi.
Simbol
Conte non ha urgenza di cambiare nome e simbolo. Ma qualche contiano sì, anche per segnare una decisa cesura con l’era di Grillo. Nel dubbio, decideranno gli iscritti. Magari optando per la possibilità di cambiare il simbolo “per determinate battaglie politiche”, come si fece nelle scorse Europee aggiungendo la scritta “pace” allo stemma.
(da ilfattoquotidiano.it)
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