L’ASSESSORA VENETA DI FDI: “SE MI FISCHIANO DIETRO SONO FELICE”
IL PATETICO TENTATIVO DI SMINUIRE LE MOLESTIE SUBITE DALLE RAGAZZE DI RIMINI… MA CHI VUOLE CHE TI FISCHI DIETRO SE NON PER LE SCIOCCHEZZE CHE DICI?
È stata scelta da Luca Zaia, dopo la sua rielezione alla guida della Regione Veneto, come guida di uno degli Assessorati che dovrebbe lavorare per migliorare il substrato culturale in termini di Pari Opportunità.
Ma questo concetto, strettamente attuale soprattutto per quel che riguarda i diritti delle persone, si è perso dietro a un fischio.
Perché l’Assessora di Fratelli d’Italia Elena Donazzan è riuscita, in poco meno di un minuto, a sminuire le denunce delle donne che hanno parlato di molestie subite dagli Alpini durante l’adunata di Rimini e poi si è lasciata andare in un commento sulla bellezza di essere “fischiata dietro”.
L’Assessora alle Pari Opportunità della Regione Veneto (che già in passato si era resa protagonista di uscite fuori luogo, come quando cantò la canzone fascista “Faccetta Nera” in Radio) , intervistata da una televisione locale, ha pronunciato queste esatte parole: “Io credo che chi vuole gettare fango e polemiche lo faccia veramente con una grave colpa. E dovrebbe vergognarsi, soprattutto se abita nelle zone dove gli Alpini sono molto presenti. C’è una denuncia su una manifestazione così, ce ne saranno pure due o tre? Beh, vediamo chi è che si è macchiato di questo. Sono quasi certa che non si tratti di Alpini. E poi, perdonatemi: se uno mi fa un sorriso, mi fischia dietro e son bella io son pur contenta”.
Prosegue, dunque, il tentativo di gettare polvere sotto il tappeto. Una dichiarazione arrivata, inoltre, fuori tempo massimo.
Nella giornata di ieri, infatti, persino il Presidente dell’Associazione Nazionale Alpini ha chiesto scusa per il comportamento di alcuni iscritti durante l’evento di Rimini. Perché dopo le denunce social, sono arrivate quelle alle forze dell’ordine (ricordiamo che la legge dà un massimo di 90 giorni dai “fatti” per poter denunciare l’accaduto e quindi l’indignazione per il clamore social era del tutto priva di contesto).
Ma oltre al concetto di catcalling, l’Assessora alle Pari Opportunità del Veneto dà per certo che chi si è reso protagonista di questi gesti (che lei stessa sminuisce) non fa parte degli Alpini. Ovviamente senza fornire prove a sostegno di questa sua tesi.
(da NextQuotidiano)
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