LE PAROLE DI MACRON SULL’EUROPA AUTONOMA DAGLI STATI UNITI SULLA DIFESA
LA NECESSITA’ DI UN’EUROPA AUTONOMA DELINEATA DALL’UNICO LEADER EUROPEO CHE HA UNA VISIONE OLTRE IL CONTINGENTE
In Europa solo il presidente della Repubblica francese può esprimere giudizi fulminanti senza troppo timore di essere smentito o ignorato.
L’aura para-monarchica della Rèpublique e la convinzione di una perdurante grandezza nazionale consentono questo e altro.
Uomo di visione e di slanci anche coraggiosi, Emmanuel Macron non fa eccezione e non disdegna di usare le parole come spade affilate. Un anno fa aveva puntato il dito contro “la morte cerebrale” della Nato. Ora, in una chilometrica intervista rilasciata alla rivista Le grand continent, ha tra l’altro preso di petto personalmente, con singolare virulenza, il ministro della Difesa tedesco, Annegret Kramp-Karrenbauer, per molti più semplicemente Akk.
Già candidata alla successione di Angela Merkel, ma poi dimessasi dalla presidenza della Cdu per un’oggettiva carenza di leadership in seno al partito, Akk si era distinta per una lusinghiera gestione politica della Saar, di cui è stata presidente, e per aver assunto la guida della Difesa, tra le amministrazioni più complicate in Germania.
Originaria dell’estremo lembo occidentale della Repubblica federale, in altalena per decenni tra Germania e Francia, di solidi convincimenti atlantici e fedele interprete della linea della cancelliera, Kramp-Karrenbauer aveva ricordato pubblicamente che gli europei non sono in grado di sostituire gli Stati Uniti come partner di sicurezza, “l’Europa ha ancora bisogno dell’America”. In altre parole, senza l’ombrello nucleare e convenzionale degli Usa, Germania e Europa oggi non possono proteggersi adeguatamente.
A Parigi l’affermazione, alquanto ortodossa in Germania e altrove, è stata interpretata come un rifiuto della “più ampia autonomia strategica” dagli Stati Uniti rivendicata dalla Francia in materia di difesa.
Da qui la censura senza appello di Macron, che bacchetta la malcapitata responsabile della Difesa tedesca, accusandola di propagare “un controsenso storico” e di essere disallineata rispetto ad Angela Merkel.
La tesi dell’Eliseo è più sbrigativa, si tratta di costruire la nostra autonomia, come europei, “per noi stessi come gli Stati Uniti fanno per loro, e come la Cina fa per sè”.
Nel suo lungo discorso Macron tocca punti fondamentali, sullo sfondo dell’impegno per un nuovo multilateralismo efficace, che superi l’attuale assetto di cui è emblema un Consiglio di Sicurezza dell’Onu paralizzato.
Immagina una originale solidarietà , che apra la strada a un accesso mondiale ai vaccini. L’agenda per l’Europa è chiara e ambiziosa, possiamo, dobbiamo essere i primi nell’educazione, nella salute, nel digitale, nell’economia verde, preservando sovranità nazionale e sovranità popolare contro le scorciatoie antidemocratiche e le sirene degli autocrati.
Nè si discute del rispetto delle culture e della difesa di diritti inviolabili di libertà e tolleranza, da secoli parte del nostro dna sociale, o della priorità di un rapporto nuovo e stretto con l’Africa. Sono tutti argomenti validi.
Resta invece una cacofonia di Parigi sulle relazioni transatlantiche, con qualche eco neo-gollista. Può sorprendere che l’idea francese sulla autonomia in tema di difesa sia riproposta proprio ora, alla vigilia di un avvicendamento importante a Washington. In vista del cambio di inquilino alla Casa Bianca, l’Europa sbaglierebbe ad attendersi rivolgimenti copernicani, ma anche a trascurare le possibilità di ripresa di un dialogo proficuo tra le due sponde dell’Atlantico, dopo gli ultimi, difficili quattro anni.
L’obiettivo di una maggiore responsabilità europea su sicurezza e difesa non contraddice quello di un consolidamento del rapporto con gli Stati Uniti. A Berlino lo sanno bene, a Parigi evidentemente ci credono meno.
Negli ultimi dieci anni, come riporta l’Istituto internazionale per le ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri), le spese militari tedesche sono aumentate del 15%, quelle francesi del 4%, mentre le spese italiane sono diminuite dell’11%.
Peccato, perchè forse un nostro maggiore impegno ci aiuterebbe a far sentire la voce dell’Italia per coniugare al meglio, con l’opportuno equilibrio e la necessaria sinergia, forza europea e partnership americana.
(da “Huffingtonpost”)
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