LEGHISTI RIBELLI A BRESCIA: “BOSSI JR SI FACCIA ELEGGERE A VARESE” E SU FACEBOOK E’ CACCIA ALLA TROTA
FEDELI AL MOTTO “TENGO FAMIGLIA”, IL FIGLIO DI BOSSI PARACADUTATO NEL COLLEGIO SICURO DI BRESCIA: 12.000 EURO AL MESE FANNO COMODO…. ANCHE IN PADAGNA “I FIGLI SONO PIEZZ’ E’ CORE” E VANNO SISTEMATI: ECCO LA MERITOCRAZIA LEGHISTA
E’ nato pochi giorni fa e il simbolo lo riproduciamo qua accanto: parliamo del gruppo “Regionali 2010: da buon bresciano leghista non scrivere Renzo Bossi” apparso su Facebook.
Accompagnato da un disegno esplicativo: “no alla trota” nel logo che mostra un’urna e e un pesce sbarrato di rosso con la scritta “no grazie”.
I commenti degli iscritti al gruppo variano da un esplicito”che vada a Varese” a un “forse a Milano non hanno capito che non siamo qua per farci prendere in giro, facciamoci sentire”.
La base leghista bresciana ha mal digerito la decisione assunta dal comandante Bossi di assicurare un posto sicuro in Regione Lombardia per il suo figliolo studioso e prediletto.
Dopo averle tentate tutte, dopo aver rimediato figure patetiche per difenderlo persino dagli “insegnanti meridionali”, rei di bocciarlo alle superiori per evidenti carenze scolastiche, dopo averlo sistemato nell’Osservatorio sulla trasparenza della Fiera di Milano, mandato poi a studiare in Inghilterra, ma senza mai portare a termine un progetto concreto, alla fine il senatur si è rassegnato a sistemarlo nell’azienda di famiglia: la Lega meritocratica, quella dura e pura, quella che si batte contro le clientele romane, trevigiane e parmigiane reggiane.
Quella che non fa marchette, insomma, ma i capi di marca li indossa tra una proletaria carnevalata in sezione con fazzoletto verde d’ordinanza al collo e un party serali in lungo, in mezzo alla finanza che conta.
Su Facebook alcuni leghisti bresciani si chiedono: “perchè a Brescia? La nostra provincia avrà migliaia di giovani padani in grado di fare quel percorso e ci impongono Renzo Bossi. Che può sapere lui della nostra terra, non ne conosce la criticità , come può rappresentarci? E noi militanti ora dovremmo pure fagli la campagna elettorale?”.
A una iscritta che chiede “ma ora ci cacceranno?”, un altro leghista risponde: “Saremo in pochi a protestare apertamente: tanti si fanno chiamare “padani duri e puri”, ma in questo momento hanno timore di esporsi. Ci stiamo democristianizzando”.
In realtà a Brescia il figlio di Bossi c’è finito dopo una polemica infinita di cui abbiamo già scritto una settimana fa.
Prima doveva essere nel listino di Formigoni (senza quindi sottoporsi al voto di preferenza), poi finire nel Varesotto, ma ogni volta i leader locali leghisti storcevano il naso perchè avrebbe portato loro via un posto.
Alla fine i penalizzati saranno i bresciani.
Chi ha dimostrato un vero senso dell’umorismo alla fine della italica vicenda è stato il viceministro leghista Castelli che ha parlato di “un atto di coraggio del giovane, di fronte al quale mi tolgo tanto di cappello: dovrà affrontare una campagna elettorale e ottenere le preferenze necessarie”.
Ma pensate che coraggioso: con i soldini della Lega e l’appoggio di papy Umby, con i leccaculo locali che lo coccoleranno per non urtare il capo supremo e con il nome che porta , il povero Renzo parte davvero svantaggiato…
Se darà il meglio di se stesso (ovvero starà zitto), siamo convinti che finalmente troverà un’occupazione a 12.000 eurini al mese.
In fondo la paghetta in Italia non si nega a nessuno in famiglia.
E la Manuela avrà finito di tribolare.
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