L’ETERNO “GRAN PRIX D’AN-ERIQUE”: PER FAR RINASCERE LA DESTRA IN ITALIA NON SERVONO RONZINI, MA CAVALLI DI RAZZA
DUE SCUDERIE UFFICIALI IN LITE PERENNE E TROPPI CAVALLI DA SOMA DOPATI… NECESSITA ROTTAMARE GLI AF-FONDATORI (FRATELLI, SORELLE E CONGIUNTI COMPRESI) E INIZIARE UN NUOVO CICLO CON IDEE NUOVE E FANTINI CHE SAPPIANO STARE IN SELLA
Da giorni il potenziale elettore della “destra che non c’e'” legge resoconti alienanti sul cammino della sedicente “destra italiana” verso una presunta unificazione delle varie “anime” che la compongono.
Con una caratteristica: che se un tempo i congressi di area finivano a seggiolate, ma perlomeno ciò aveva come motivazione le divisioni sulle idee, sui valori di riferimento, sui ceti sociali cui ci si intendeva rivolgere, i messaggio da trasmettere, il fascino del confronto culturale, oggi si viene quasi alle mani per un patrimonio.
Non di idee, sia chiaro, ma di vile denaro, quello della Fondazione An.
E dobbiamo leggere, noi, non oso dire ideologicamente impostati, ma almeno culturalmente sobri, di un raggruppamento del 2% che scippa il simbolo di An ad un altro dell’1,3%.
Per usarlo? No, perchè non lo utilizzino gli altri.
Ci tocca ascoltare una sacerdotessa con le stigmate da fotoshop che agita il tricolore ma che avrebbe fatto volentieri un ticket con un clandestino come Tosi, profugo dalla Padania.
La stessa che invoca le primarie non rendendosi neanche conto che vi sarebbero meno votanti che clienti al mercato della Garbatella o a quello di Porta Portese.
Qualcuno oggi scrive “passano i giorni, le ore e la frattura, nel mondo ex An, è sempre più forte. Forse irrimediabile e non più ricomponibile”: ma magari fosse vero, magari si rendessero conto che il problema sono loro, la loro mancanza di credibilità .
Perchè si dovrebbe ricostruire An, portandola in processione come nelle feste di Paese?
Per dare spazio al cognato di Rampelli o a quello della Meloni?
Per dare credibilità a un partitino di otto deputati, già spaccato a metà ?
Per concorrere a far incassare a qualcuno i rimborsi elettorali?
Per garantire uno stipendio ai tre già designati capilista Alemanno, Scurria e Fidanza?
Perbacco che cavali di razza, che scuderia di prim’ordine, che parentopoli passata e futura “unita nella lotta”.
E qualcuno pensa che vi sia una “base militonta” disposta a remare per non farli schiantare contro lo scoglio del 4%?
E quale sarebbe, se vi fosse, il progetto politico che starebbe alla base dell’operazione? Quello di portare in dote al Cavaliere disarcionato un 3% totale che gli permetta di sollevarsi dalla polvere della pista?
Dov’è l’ambizione di costruire dalla base una nuova destra moderna ed europea?
Dov’è la radice culturale di una destra della legalità e del senso delo Stato, dell’etica e della solidarietà sociale?
Dove sono il ricambio generazionale e il passo indietro promesso?
Allora si abbia il coraggio di prendere atto che è si chiuso un ciclo e che un altro se ne deve aprire, con programmi nuovi e con una nuova classe dirigente che non potrà nascere finchè si continuerà nei giochi correntizi da basso impero.
Ma ci rendiamo conto che questi hanno dissipato un 12-15% di consensi in pochi anni?
Che non hanno saputo interpretare i cambiamenti del Paese, l’evoluzione della società civile, i bisogni degli Italiani, la rabbia dei giovani?
Che sono diventati ministri, sindaci, presidenti di regione e non hanno cambiato di una virgola il destino della destra italiana? Anzi l’hanno spesso pure sputtanata, imbarcando parenti e serpenti, per finire spesso cacciati per aver malgovernato?
In tutta coscienza, affidereste mai il futuro della destra italiana a costoro?
Vogliono rendere un servizio al nostro mondo politico?
Facciano un passo indietro tutti e da subito, si sciolgano, trascorrano un periodo di tempo all’estero a studiare le moderne destre europee, frequentino i mercati, ascoltino le esigenze del popolo italiano, non bussino alle porte dei potenti ma a quelle della povera gente che stenta a sopravvivere.
Lo facciano con l’umiltà di chi deve imparare, non con l’arroganza di chi ha avuto una chance e l’ha buttata via.
E si affidi la costruzione di un nuovo movimento a una nuova generazione, a una nuova classe dirigente, a un nuovo leader che emergerà naturalmente.
Un partito che tagli con il passato, una struttura politica centrale con una miriade di associazioni intorno che, penetrando nel tessuto sociale e culturale del Paese, garantiscano e selezionino i cervelli migliori da inserire gradualmente nelle strutture del nuovo partito.
Con due primi atti liberatori: rinunciare al patrimonio di An e devolverlo a strutture sociali, respingere con fermezza ogni contributo o alleanza con il Cavaliere.
Altro che Grillo, sarebbe il segnale che è nata una destra vera che non scende a compromessi e che non è pilotata da guru con libero accesso alle ambasciate straniere.
Una destra movimentista che recuperi quello che è suo, dalla difesa dei ceti più deboli alla tutela ambientale, dalla lotta spietata alla mafia ai diritti civili, dal lavoro per i giovani alla tutela delle donne.
Una destra composta da militanti che non abbiano paura di sporcarsi le scarpe di fango e di salire le scale delle case popolari, non quelle dei Palazzi del potere.
Una destra che rottami tutte le auto blu d’Italia, una destra che nasca con l’orgoglio di saper fare opposizione, non come i mendicanti da blandire con una monetina.
Una destra che rivendichi la giustizia sociale in Italia e non abbia paura di conquistare voti anche a sinistra.
Di fronte a cambiamenti epocali, occorre una classe politica che legga, che studi, che sappia ascoltare, che sappia trasmettere passione, che buchi il video, che colori le piazze, che invada il web.
Basta con il museo delle cere e gli apologeti del cerone.
La destra ritorni a sognare e a trasmettere emozioni.
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