L’EUROPA SI SPACCA SULLE ARMI A ISRAELE: FRANCIA, SPAGNA E IRLANDA CHIEDONO UN EMBARGO ALLE FORNITURE, LA REPUBBLICA CECA SI OPPONE. E L’ITALIA “DECISIONISTA” NON SI ESPRIME
DAL 7 OTTOBRE SONO STATI BLOCCATI TUTTI I NUOVI CONTRATTI, MA NON È ESCLUSO CHE IN QUESTI MESI SIANO STATE CONSEGNATE ARMI
«Il Libano non deve diventare una seconda Gaza e per questo non dobbiamo abbandonarlo» avverte l’Alto Rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, al termine del Consiglio Affari Esteri dell’Unione europea.
Una riunione durante la quale «tutti i ministri hanno condannato in maniera unanime» gli attacchi di Israele ai militari della missione Onu Unifil e hanno ribadito la necessità di mantenere i caschi blu sul terreno, nonostante la richiesta di ritiro da parte di Tel Aviv.
In occasione dell’incontro in Lussemburgo ha fatto capolino anche la questione dell’embargo sulle armi, ma su questo punto – ha ammesso Borrell – «gli Stati sono estremamente divisi: alcuni sono a favore, altri invece sono proprio nella situazione opposta e chiedono di consegnare più armi».
Estremamente significativa la divisione emersa all’interno del governo tedesco, dove i Verdi hanno bloccato per sette mesi la consegna di armi, fino a quando Israele ha garantito per iscritto che «non le userà per commettere genocidi».
A guidare il campo dei Paesi favorevoli all’embargo è la Francia, che insiste sulla linea dettata dal presidente Emmanuel Macron. Il ministro degli Esteri Jean-Noel Barrot ha provato a convincere i suoi colleghi spiegando che si tratterebbe di una decisione “coerente” con la richiesta di cessate il fuoco avanzata anche dall’Unione europea
Sul fronte diametralmente opposto, invece, la Repubblica Ceca con il ministro Jan Lipavsky che ha replicato al collega francese dicendo che «Israele ha il diritto all’autodifesa e questo include anche la consegna di armi». Secondo l’esponente del governo guidato dal primo ministro Petr Fiala, tra i più vicini a Tel Aviv, «spetta ai singoli Paesi decidere se e quali armi fornire ed è meglio che resti così».
A sostenere la proposta di Parigi ci sono, tra gli altri, anche il governo irlandese e quello spagnolo.
Anche l’Italia, ha ricordato ieri il ministro Antonio Tajani, «dal 7 ottobre dello scorso anno ha bloccato tutti i contratti che riguardano la vendita di armi ad Israele»: non sono stati firmati nuovi accordi, anche se non è escluso che in questi mesi siano state consegnate armi sulla base di accordi precedenti. Il governo Meloni, però, resta cauto sull’idea di un embargo europeo.
Il capo della Farnesina non era presente al vertice dei ministri Ue in Lussemburgo perché impegnato alla conferenza di Berlino sui Balcani occidentali. E alla riunione del Consiglio Affari Esteri mancava anche la sua collega tedesca, Annalena Baerbock, che avrebbe frenato l’invio di armi in Israele da parte del governo di Berlino.
Secondo la Bild, la Germania avrebbe di fatto sospeso le forniture da marzo proprio a causa del veto imposto dalla ministra degli Esteri e dal suo compagno di partito Robert Habeck, titolare dell’Economia.
La situazione si sarebbe sbloccata soltanto poche settimane fa quando il governo tedesco – su richiesta dei due ministri dei Verdi – avrebbe ottenuto da Israele rassicurazioni “per iscritto” sul fatto che le armi esportate dalla Germania non sarebbero state usate per commettere un genocidio.
I ministri Ue hanno inoltre espresso il loro sostegno alla missione Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi (Unrwa) e che ora, secondo Borrell, è colpita da «da una minaccia potenzialmente letale»
L’Alto Rappresentante ha anche annunciato che il prossimo Consiglio Affari Esteri sarà chiamato a valutare il rispetto del diritto internazionale da parte di Israele. In caso contrario, l’Ue potrebbe prendere misure per sospendere gli accordi commerciali, come stanno chiedendo in particolare la Spagna e l’Irlanda.
(da agenzie)
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