LICENZIATA PERCHE’ NERA, FATIMA ACCETTA L’OFFERTA DI UN IMPRENDITORE DI FIRENZE
“NESSUN FAVORITISMO, SE LAVORERA’ BENE AVRA’ UN’OPPORTUNITA'”… INCREDIBILE: NESSUNO ACCOMPAGNA ALLA PORTA I RAZZISTELLI CHE SI PERMETTONO PURE DI VIOLARE I DIRITTI DEI LAVORATORI
Un’altra opportunità . In un’altra città , in un’altra Regione. A quasi 300 chilometri dalla sua Senigallia. Per ora è solo una prova.
Ma, se dovesse andare a buon fine, Fatima Sy, la donna senegalese che ha denunciato di essere stata allontanata perchè “nera” da un istituto per anziani di Senigallia, in provincia di Ancona, (dopo un periodo di prova e a un passo dalla firma del contratto) potrebbe trasferirsi stabilmente a Firenze.
La donna, 40 anni, sarà in città la prossima settimana per svolgere un periodo di prova in una struttura per anziani.
Ad annunciarlo, su Facebook, è l’imprenditore Massimo Mattei che ieri, sempre via social, aveva avanzato la proposta di lavoro perchè “indignato” dal trattamento riservato alla donna. Un gesto di solidarietà , ma anche per dimostrare a Fatima, e alle persone che come lei hanno avuto queste difficoltà , che c’è un’Italia diversa”, aveva detto Mattei.
L’imprenditore spiega di aver parlato con Fatima: “Verrà a Firenze in settimana”, spiega Mattei, impegnato nel settore dell’assistenza agli anziani, ma modi e tempi non saranno resi noti. Non avrà favoritismi rispetto ad altre lavoratrici e ad altri lavoratori: “Se lavorerà bene avrà un’opportunità . Altrimenti no”, annuncia.
“Odio il razzismo e tanto mi è bastato per scrivere quel post – dice ancora l’imprenditore, riferendosi a quanto pubblicato ieri su Fb – Poi sarà il lavoro serio e quotidiano a dare la migliore risposta. Ho avuto almeno duecento messaggi privati. Soltanto una ventina vergognosi ed offensivi. Forse c’è ancora speranza mi viene da pensare”, conclude.
Sarebbe interessante conoscere per quale motivo non sono ancora intervenute invece le autorità del Ministero del Lavoro per una ispezione nella struttura privata dove è avvenuto il grave fatto di razzismo. Non si è mai visto che un operatore venga privato del diritto al lavoro perchè degli utenti razzisti a carico anche della collettività non gradiscono “una donna di colore”.
Se hanno dei problemi sono loro a dover essere accompagnati alla porta, non il lavoratore che fa il suo dovere.
E una struttura come si deve avrebbe già contattato i familiari degli ospiti per dire loro di venirsi a riprendere i congiunti perchè “razzisti non ne vogliamo”.
(da agenzie)
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