L’INCANDIDABILE ARMATA PROVA (ANCORA) A RESISTERE
PER SALVARSI ORA SI SONO INVENTATI L’ AUTOCERTIFICAZIONE SU APPOSITO MODULO
Sei un candidato del Partito democratico coinvolto in qualche inchiesta giudiziaria?
Puoi autocertificarti e la commissione di garanzia valuterà se la tua dichiarazione è in linea con il codice etico (ove la segreteria del partito lo richiedesse).
È questo il meccanismo “anti-impresentabili” studiato da Luigi Berlinguer per ripulire le liste elettorali entro il 21 gennaio, giorno della presentazione definitiva.
“Esamineremo caso per caso” aveva detto Pier Luigi Bersani.
Ma la discussione in Direzione nazionale non c’è stata.
Meglio rinviare i nomi più controversi al tribunale interno, sempre che tutti gli aspiranti parlamentari consegnino il modulo con la dichiarazione, e che sia veritiera.
Per esempio: il candidato numero 7 in lista nella circoscrizione Sicilia 2 alla Camera, Vladimiro Crisafulli, dovrà scrivere che è stato rinviato a giudizio per abuso d’ufficio con l’accusa di aver fatto pavimentare a spese della Provincia la strada comunale che porta alla sua villa.
Inchiesta che, secondo il codice etico del Pd, non ti rende incandidabile.
Potrebbe anche scrivere che è stato filmato mentre parlava di politica e affari con il boss Raffaele Bevilacqua.
Posizione archiviata, sebbene la sentenza parlasse di “dimostrata disponibilità a mantenere i rapporti con il boss”.
Candidabile.
Chi rischia di più è Antonio Papania, piazzato al secondo posto nella circoscrizione Sicilia al Senato, che ha patteggiato 2 mesi e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio.
Anche se il reato non è tra quelli esplicitamente esclusi dal codice etico.
Ha invece deciso di non passare dalle “forche caudine” della commissione di garanzia Bruna Brembilla.
Ex assessore provinciale a Milano nella giunta di Filippo Penati è stata intercettata in un’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta, posizione poi archiviata.
Sarebbe stata candidabile.
“Per senso di responsabilità , consapevole della delicatezza del momento politico che stiamo vivendo, decido di rinunciare alla candidatura — ha scritto in una lettera al segretario del Pd lombardo, Maurizio Martina — per me non è importante un posto, ma l’affermazione delle politiche del Pd, candidato a guidare il paese in una delicatissima fase di transizione”.
La Brembilla aveva partecipato alle primarie e poteva ambire a un posto in lista. Ma alla fine ha rinunciato.
Resta invece Francantonio Genovese, terzo in lista nella circoscrizione Sicilia 2 per la Camera, campione di conflitti d’interesse.
Scriverà nell’autocertificazione che che lo chiamano “Franzantonio” perchè è diventato sindaco di Messina sebbene azionista della Caronte, società dei traghetti nello Stretto?
E che molti dei suoi parenti siedono sulle poltrone di enti e società finanziati dalla Regione? Difficile.
Al dodicesimo posto della circoscrizione Campania 1 per la Camera resiste Massimo Paolucci, tirato in ballo nella “trattativa” tra lo Stato e i Casalesi sui rifiuti a Napoli, mai indagato.
Il suo coinvolgimento era stato denunciato in un articolo della giornalista antimafia Rosaria Capacchione, anche lei candidata con il Pd, ma al Senato.
Le loro strade, per ora, restano divise.
Caterina Perniconi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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