L’INCONTRO SEGRETO TRA RENZI E VERDINI: “DOVETE DIRMI SE REGGETE UN PATTO”
I DUBBI DI NAPOLITANO SUL RIMPASTO E SUL LETTA BIS
I giochi sono finiti, adesso si fa sul serio, e Matteo Renzi mette la freccia per sorpassare.
La Corte costituzionale ha parlato, lunedì alla Camera inizierà la discussione sulla legge elettorale ed è tempo di stringere.
Così, dopo una settimana di attesa inconcludente, il segretario del Pd ha deciso che fosse arrivato il momento di capire qual è la risposta forzista alle sue tre proposte. Per questo, in gran segreto, ieri pomeriggio ha deciso di incontrare a quattr’occhi il plenipotenziario del Cavaliere, Denis Verdini
Un faccia a faccia organizzato lontano da occhi indiscreti. I due parlano a lungo del modello spagnolo che in fondo piacerebbe a entrambi. Ma ci sono tante incognite ancora.
E il nodo preliminare è politico: il leader Pd vuole garanzie. Non si fida del Cavaliere. «Leggo del vostro partito in rivolta, quelli che attaccano Berlusconi per la scelta di Toti, Fitto che minaccia, cosa sta accadendo? » chiede incuriosito.
«Ma nulla, problemi interni, che il presidente risolverà a breve», taglia corto Verdini. Renzi lo incalza: «Sicuro? E se io poi chiudo l’accordo con lui e questi qui non lo seguono? Non voglio scherzi».
L’ex coordinatore forzista tampona: «Tutto è in via di soluzione, noi abbiamo una sola parola, quella di Berlusconi, te lo garantisco ».
E il sindaco di Firenze: «Le garanzie le voglio da lui, voglio parlare con lui».
Forza Italia infatti è lungi dall’essere un monolite sulla legge elettorale. Se ne è accorto Dario Nardella, che ieri ha incontrato a Montecitorio Renato Brunetta, il capogruppo che si spende per il Mattarellum.
I distinguo non mancano. «Non condivido la posizione espressa dal mio capogruppo – ha messo subito a verbale il “lealista” Saverio Romano – e auspico che, su un tema cosi importante come la riforma elettorale, venga convocata una riunione di gruppo».
Per questo, viste le due linee dentro Forza Italia, Renzi si è deciso a incontrare di persona il “titolare” della ditta. Il vero faccia a faccia, quello che pesa, avverrà molto presto, dopo la direzione Pd di domani.
È in agenda per sabato, forse nella sede democratica di Largo del Nazareno. Dove il Cavaliere non ha mai messopiede.
È convinto, nel momento storico di maggior discredito personale, di conquistare in questo modo la resurrezione politica.
Nel frattempo Renzi e i suoi iniziano a vedere con una certa apprensione il formarsi di un fronte trasversale favorevole al mantenimento del proporzionale puro con una preferenza, così come lasciato in piedi dalla Consulta.
Anche nel Pd non mancano i favorevoli, come Beppe Fioroni: «La Consulta ci consegna un sistema proporzionale e la preferenza. Guardo con preoccupazione a come si lavorerà per togliere ai cittadini il loro diritto di scelta e di democrazia piena». La nostalgia del proporzionale starebbe contagiando anche molti della mozione Cuperlo, spaventati dall’idea di un sistema elettorale – spagnolo o Mattarellum – che metterebbe le candidature alla mercè del segretario.
Tra i sostenitori del proporzionale ci sarebbero anche Grillo e Casaleggio.
Forse non è un caso se ieri, quando il vicepresidente M5S della Camera, Luigi Di Maio, ha chiesto il ripristino del Mattarellum, una nota firmata da tutti i componenti grillini della commissione affari costituzionali l’abbia apertamente sconfessato con una benedizione del sistema proporzionale puro: «Non sarà un granchè, ma almeno è legittimo».
In fondo anche a Berlusconi il proporzionale non dispiacerebbe: nessun vincitore e il Pd sarebbe costretto di nuovo a rivolgersi a lui. Rischi che sono ben presenti ai renziani.
«La legge elettorale – spiega Maria Elena Boschi – va cambiata subito. Altrimenti, se prevalessero le tentazioni proporzionaliste, andremmo dritti alla prima Repubblica e addio governabilità ».
Se Renzi teme questa nuova nostalgia proporzionalista, sul tema del rimpasto sembra diventato invece indifferente.
Un cambiamento che è stato apprezzato da Napolitano nel lungo colloquio dell’altro ieri. Anche perchè il capo dello Stato resta contrario sia al rimpasto – difficile non aprire una crisi con 4-5 ministri da sostituire – sia all’ipotesi di un Letta-bis.
Troppi i rischi legati a questa operazione, troppo tempo perso inutilmente. Un altro aspetto che Napolitano ha valutato positivamente del faccia a faccia con il segretario democratico è stata la chiusura ufficiale del capitolo elezioni anticipate.
«Renzi – è la convinzione del presidente della Repubblica – ha capito che bisogna arrivare alla primavera del 2015. Con Letta a palazzo Chigi a gestire il semestre europeo».
Francesco Bei e Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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