L’INCUBO DEL PREMIER E DEL PDL: “LE TOGHE VOGLIONO UN GOVERNO MARONI”
BERLUSCONI TEME UN’ONDATA DI ARRESTI, IL QUIRINALE SPINGE PER UN CAMBIO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA…E C’E’ CHI PENSA CHE MARONI POSSA GUIDARE UN ESECUTIVO PER LA RIFORMA ELETTORALE
Il Cavaliere è nell’angolo.
Dopo il trauma dell’arresto di Alfonso Papa, il cerchio sembra stringersi attorno al capo del governo e nello stesso Pdl ormai si ragiona apertamente, per salvare il salvabile, su come convincere Berlusconi a farsi da parte.
Così, in una giornata passata a Bruxelles per il vertice europeo, ma con l’orecchio a terra per captare i segnali in arrivo da Roma, il premier ha potuto tirare il fiato leggendo il monito del capo dello Stato ai magistrati e quella critica all’abuso delle intercettazioni.
“Anche Napolitano – ha commentato – è preoccupato per la situazione, teme che gli possa sfuggire di mano. Non vuole avventure in un momento così difficile di crisi di mercati e per questo ha mandato un segnale preciso alle procure”
Berlusconi si fa portavoce di quella che nel Pdl è diventata quasi una certezza: l’imminente arrivo di un’ondata di richieste di arresto, una Tangentopoli che farà rotolare ogni settimana una nuova testa.
In questo clima da fine Impero si fanno più insistenti le manovre per arrivare a un diverso quadro politico.
Sono di queste ore i contatti dei leader del Terzo polo con Roberto Maroni, individuato come il protagonista della nuova fase che si sta per aprire.
Dopo l’estate, raccontano, matureranno le condizioni per l’apertura di una crisi di governo e sarà proprio il Carroccio a far saltare il tappo.
Anche se Maroni, al momento, sembra deciso a non uscire dal perimetro del centrodestra, nè a farsi tentare da ipotesi di governi tecnici.
La discussione dunque è su cosa fare “dopo”.
Fini, Casini e Rutelli vorrebbero che Maroni si mettesse alla guida dell’operazione, dando vita a un “gabinetto”, retto appunto dal ministro dell’Interno, per rifare la legge elettorale.
L’idea sarebbe quella di tornare al voto nella primavera del 2012, ma l’appetito vien mangiando e nessuno esclude che un governo del genere possa proiettarsi anche oltre, fino al termine della legislatura, nel caso rimpolpando il programma con una robusta dose di privatizzazioni, liberalizzazioni e taglio dei parlamentari.
Uno scenario tutt’altro che campato per aria, che infatti mette in massimo allarme il Pdl.
“Le toghe stanno favorendo questo progetto”, si sfoga con i suoi il Cavaliere.
E un ministro, al termine di una riunione a via dell’Umiltà , confida che a Berlusconi a questo punto restano soltanto due opzioni sul tavolo: “Può anticipare tutti, replicando sul governo l’operazione che ha portato Alfano alla guida del partito. Oppure può restare fermo e subire il ribaltone, che ci sarà comunque. Solo che, a quel punto, gli leveranno anche la pelle”.
La preoccupazione del ministro berlusconiano è condivisa da molti nella cerchia stretta del premier.
Persino Fedele Confalonieri, che ieri è andato a parlare a Montecitorio con Pier Ferdinando Casini, sembra consapevole che ormai tocchi al Cavaliere prendere atto della situazione e giocare d’anticipo
Intanto l’immobilismo del premier sta mettendo la sabbia nel motore di Angelino Alfano, che vorrebbe essere sostituito al più presto al ministero di Grazia e Giustizia per dedicarsi a tempo pieno al partito.
Oltretutto la richiesta arriva anche dal Colle in modo pressante.
Si è parlato proprio di questo ieri a margine della cerimonia con i giovani magistrati al Quirinale.
In un angolo del salone, per una decina di minuti, Napolitano, Alfano e Vietti, il vicepresidente del Csm, ne hanno discusso in maniera preoccupata.
Il Guardasigilli ha rotto il ghiaccio con una battuta: “Questa, spero, potrebbe essere l’ultima volta che vengo qui in questa veste”.
Poi, ancora scherzando, rivolto a Vietti: “Ho visto che gli avvocati ti propongono come ministro… sappi che da noi c’è sempre posto per te”.
Ma la successione a via Arenula è ancora in alto mare, nonostante l’auspicio di Alfano.
Napolitano vorrebbe vedere la partita chiusa prima delle vacanze, possibilmente già la prossima settimana, tuttavia il nome giusto non è ancora stato trovato.
La rosa dei candidati non risponde ancora al profilo disegnato dal capo dello Stato: un Guardasigilli autorevole, che riesca a fare una riforma bipartisan della giustizia.
Liana Milella e Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
Commento
Forse qualcuno nel Terzo Polo non ha ancora compreso che esso deve porsi come alternativo a Pdl e Lega e che deve puntare alle elezioni anticipate.
Dal punto di vista etico e programmatico, oltre che ideale, l’unica pregiudiziale che Fli dovrebbe avere è “mai con la Lega”, essendo Fli una forza politica che sul tema della coesione nazionale e della immigrazione ha una visione in completa antitesi con il Carroccio.
Come si possa appoggiare un potenziale governo con presidente un condannato per resistenza a pubblico ufficiale, nonchè fautore dell’affogamento dei profughi ad opera del criminale Gheddafi non è chiaro.
Se governo tecnico deve essere, si scelga un politico di alto profilo istituzionale, non un avvocato del recupero crediti della Avon specializzato in consulenze orali (vedi inchiesta su di lui della procura di Bologna per parcelle da 60.000 euro).
Se Fli sapesse porsi realisticamente e coerentemente come un argine alla Lega navigherebbe su ben altre percentuali di consensi.
Leave a Reply