L’INSEGNANTE ITALIANA CANDIDATA AL NOBEL DEI PROFESSORI
BARBARA RICCIARDI TRA I CINQUANTA FINALISTI DEL GLOBAL TEACHER PRIZE
Barbara Riccardi ha 49 anni, è una maestra di Spinaceto ed è l’unica italiana tra i cinquanta finalisti del Global teacher Prize, il “Nobel” per gli insegnanti (con in palio un milione di dollari).
La maestra ha accolto la candidatura con stupore e non ha idea di chi possa aver fatto il suo nome, anche se di certo alunni, insegnanti e genitori non hanno mai nascosto il loro apprezzamento per il suo modo di insegnare, che va oltre le regole e non si limita a “seguire il programma”.
Lei che ha dato vita a gemellaggi e scambi culturali con scuole francesi, che tra una lezione e un’altra è solita dedicare del tempo ad aiutare i bambini a risolvere i problemi della vita, facendoli sedere in circolo, per discutere e crescere insieme.
Lei che ha ideato una rivista online, un tg della scuola e un orto scolastico, sempre coinvolgendo i bambini.
Si legge sul Corriere:
“La docente italiana, scelta tra ottomila colleghi, ha 49 anni – di cui 26 passati a insegnare — grinta e competenza. E soprattutto tanto entusiasmo. Maestra di gioia di vivere, si riconosce una capacità non comune di «fare rete, costruire circoli virtuosi di collaborazione». A incominciare dai contatti con scuole francesi che sono sfociati in gemellaggi e scambi culturali: bambini, dalla prima elementare alla terza media, dell’Istituto comprensivo Frignani di Spinaceto, vengono ospitati durante l’anno da famiglie di coetanei di scuole parigine, che poi accolgono i compagni francesi in Italia. Lezioni di lingua e di vita, precedute da conversazioni via Skype, in cui si scambiano buone pratiche. Come le esperienze di sostegno per cui la scuola italiana è in vetta alle classifiche mondiali e che alla Frignani sono seguite con grande attenzione.
Non sarebbe per la Riccardi il primo riconoscimento: nel 2010 ha ricevuto una medaglia al merito dal presidente della Repubblica per aver organizzato campi estivi per bambini di famiglie senza mezzi.
Se dovesse farcela, sta volta, il premio le verrebbe conferito nel marzo 2016 “per la sua capacità nel creare legami tra studenti di diverse culture e Paesi, attraverso programmi di scambio e progetti di inclusione”.
Come userebbe il milione di dollari?
«Aprirei uno spazio polivalente, aperto anche al pomeriggio, per lo sport e i corsi di recupero per i bambini stranieri».
E poi farebbe sistemare gli infissi e l’impianto di riscaldamento, doterebbe ogni classe di una Lim e la scuola del registro elettronico, che ancora non c’è.
(da “Huffingtonpost“)
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