L’ULTIMATUM DI BERSANI AI 5STELLE: “GRILLO SI DECIDA O TUTTI A CASA, ANCHE LORO”
“LA PRIMA PAROLA SPETTA AL PD, HA 460 ELETTI, IL DOPPIO DEL PDL E IL TRIPLO DI GRILLO”
«Lo dico prima io di Grillo che gioca a fare l’uomo mascherato: io non apro tavolini, non sto qui a scambiare sedie. Decida cosa fare, altrimenti andiamo tutti a casa, anche lui».
Bersani alza i toni, ma non cambia strada.
Il leader del Movimento 5 Stelle, in viaggio da Bibbona a Roma, tiene duro sul no alla fiducia ad ogni ipotesi di governo. E allora il segretario del Pd sceglie di rilanciare: se Grillo non ci sta, in pratica, ci sono solo le elezioni.
E ad una settimana dal voto, la partita di poker ingaggiata tra Pd e 5 Stelle si fa sempre più complicata.
Bersani allontana sdegnato l’idea di un governissimo col Pdl: «Immaginare che io possa fare qualche accordo con quelli che hanno sempre impedito il cambiamento è un’ipotesi dell’irrealtà », ribadisce intervistato da Fabio Fazio a “Che tempo che fa” a due giorni dalla direzione chiamata ad approvare la ‘linea’ fin qui annunciata.
E se ad oggi non ci sono state «conversazioni formali » con Grillo, è fuor di dubbio che la prima mossa tocchi comunque al Pd, rivendica il segretario: «Abbiamo 460 parlamentari, il doppio della destra e il triplo di Grillo».
E la mossa è sempre quella: «Un governo di cambiamento su un programma di otto punti che chieda su questi la fiducia».
È una partita difficile, ammette Bersani: «Nel Movimento 5Stelle ci sono cose di sinistra e cose che non lo sono affatto».
Grillo non vuole «che un figlio di immigrati nato qui sia italiano». Ed è pure «molto tiepido sull’evasione fiscale».
Senza contare la diversità sul finanziamento pubblico dei partiti, che il Movimento 5 stelle vuole abolire e Bersani invece non del tutto: «La politica una qualche forma di sostegno pubblico deve averlo, altrimenti la fanno solo i miliardari».
Altre strade per il governo però, il segretario del Pd ne è convinto, al momento non esistono. Anche se il presidente della Repubblica nutre molti dubbi su un eventuale governo di minoranza.
Sul Quirinale, dove Napolitano scadrà il 15 maggio, Bersani è comunque ottimista: «Dopo un presidente così non è semplicissimo arrivare ad una soluzione, ma penso che troveremo una convergenza».
Quanto al sindaco di Firenze Matteo Renzi, che in questi ultimi giorni è tornato a farsi sentire, «un ruolo l’avrà ». Anzi, «deciderà lui quale».
Più che dei rilanci di Bersani però, il leader del Movimento 5 Stelle sembra per ora preoccupato di ‘blindare’ i suoi neo eletti, che si riuniscono per la prima volta a Roma.
Qualcuno ha evocato cambi di casacca e salti della quaglia? Chi tradisce gli elettori e cambia partito «andrebbe preso a calci», è l’avvertimento via web del Capo ai suoi.
Soprattutto ai neo senatori, considerati i numeri e la difficoltà oggettiva a formare una maggioranza a Palazzo Madama.
«In Parlamento si pratica circonvenzione d’elettore», dice Grillo citando l’articolo 67 della Costituzione, che non riconosce nessun vincolo di mandato per deputati e senatori.
«L’eletto può fare, usando un eufemismo, il cazzo che gli pare senza rispondere a nessuno», scrive Grillo sul blog dalla sua villa di Marina Di Bibbona.
Che lascia nel pomeriggio per trasferirsi a Roma.
La lascia dopo aver praticato jogging mattutino sulla spiaggia, sfoggiando di nuovo il singolare mascheramento degli ultimi giorni ma senza dire una parola.
E dopo aver concesso interviste ai giornalisti di ‘Time’ e del ‘New York Times’, ma non ai giornalisti italiani che lo attendono fuori e lo inseguono anche nella corsa.
Grillo teleguiderà la pattuglia parlamentare? «I nostri eletti avranno piena libertà di proposta. E se non faranno il governo, la responsabilità non è certo nostra: la sinistra ha avuto un anno per fare col Pdl una riforma elettorale », dice a ‘In mezz’ora’ il sindaco di Parma Federico Pizzarotti.
Massimo Vanni
(da “La Repubblica“)
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