LUTTWAK: “L’UCRAINA SARA’ LA TOMBA DI PUTIN, LO ASPETTA UN NUOVO AFGHANISTAN“
L’ANALISI DEL POLITOLOGO AMERICANO
“L’Ucraina segnerà la fine di Vladimir Putin”, mi dice Edward Luttwak, noto politologo americano e per lungo tempo consulente della Casa Bianca e del Pentagono.
In che senso?
“Nel senso che non ha una exit strategy e non ha forze sufficienti per il controllo dell’intero territorio. Nel breve termine potrà controllare alcune città come Kiev, Odessa, Lviv (Leopoli), o le regioni orientali sino a Zaporoshe”
E dopo?
“O si ritira e vanifica l’invasione. O dovrà affrontare la resistenza. Imboscate, attacchi di sorpresa, sabotaggi”
Dunque, un rischio mal calcolato.
“Esattamente”.
Possibile che Putin non ci abbia pensato?
“A mio parere Putin sta cadendo negli stessi errori che Breznev fece dopo avere invaso l’Afghanistan. I mujaheddin dissanguarono i sovietici in dieci anni di guerriglia”.
Sino a che i sovietici, nel 1989, non si ritirarono…
“Proprio così. Quello fu l’inizio della fine dell’Unione Sovietica. Nell’autunno dello stesso anno crollò il muro di Berlino. Due anni dopo toccò alla stessa Unione Sovietica, presidente Michail Gorbaciov”. Ma, ripeto, non può permettersi una guerra di logoramento, lunga, città per città. Non la reggerebbe economicamente e politicamente”.
Dunque che cosa accadrà?
“Cercherà di mettere un filorusso alla testa del governo ucraino. Ma deve farlo alla svelta. E forse si annetterà le due autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk”.
La madre di tutte le domande rimane: perché Putin si è mosso? È un paranoico? Un genio del male, secondo una banale retorica?
“No”.
E allora? Voleva scongiurare che anche l’Ucraina, dopo quasi l’intero Est europeo, entrasse nella Nato?
“Nemmeno. Putin, come tutti i dittatori, aveva bisogno di una crisi internazionale. Una crisi che coprisse i misfatti della sua autocrazia, anzi della sua cleptocrazia”.
Cleptocrazia?
“Sì, quello di Mosca è un regime di oligarchi e di ladri. Hanno portato all’estero miliardi e miliardi di dollari. Indicativo che, mentre mobilitava forze contro l’Ucraina, Putin abbia fatto rientrare dalla Germania il suo yacht da 180 milioni di dollari”.
La Russia postcomunista è accerchiata dalla Nato ?
“No. Questa è una crisi artefatta. La Russia non è accerchiata. La Nato è presente solo sul fianco occidentale. La realtà è un’altra. Putin cavalca la paura per rimanere al potere. Diamo un’occhiata alla sua propaganda. Sta diffondendo informazioni su 22 laboratori biologici americani stanziati non si sa dove, con lo scopo di distruggere fisicamente la popolazione russa”.
Gli europei temono per le forniture energetiche. Senza il gas naturale russo, le loro economie si fermano.
“Inizialmente. Dovranno diversificare i loro approvvigionamenti di gas naturale. Le sanzioni non bastano e sono controproducenti. La Germania ha già lanciato un segnale forte e inatteso. Il cancelliere Scholz ha sospeso la costruzione di Nord Stream 2. È più di quanto ci si aspettasse”.
Anche l’America di Biden come l’Europa ha visto andare alle stelle i prezzi del petrolio e del gas. Alla pompa il gallone di benzina ormai sfiora i 5 dollari. Con Trump era a 3 e l’America era autonoma negli approvvigionamenti energetici.
“Lo è ancora. E, in ogni caso, i rincari non sono dovuti all’Ucraina ma alla domanda crescente dell’economia cinese”.
Biden ha bloccato la costruzione della pipeline Keystone che convogliava il gas naturale dal Canada.
“Simbolico. Doveva accontentare gli ecologisti. In realtà l’estrazione con il fracking continua come prima, anzi è aumentata”.
A proposito di simbolismi, non è simbolico l’invio di 800 soldati americani nei Paesi Baltici? E anche indicativo di inadeguatezza? I nemici dell’America non dimenticano il Biden dell’Afghanistan.
“Biden sta per inviare rinforzi e probabilmente approverà l’installazione di basi Nato permanenti nei Paesi Baltici e in Romania”.
Diamo uno sguardo al passato recente. Vent’anni fa Berlusconi ospitò un summit della Nato a Pratica di Mare. C’era anche Putin e sembrava che fosse addirittura pronto a entrare nella Nato. Poi tutto sfumò. Un potenziale amico si trasformò gradualmente in un nemico. Chi ha perso Putin?
“Si è perso da solo. In effetti, dopo Pratica di Mare ci furono negoziati a Bruxelles. Ma a un certo punto Putin sostituì con un falco il suo capo delegazione, che sembrava fosse pronto a sottoscrivere un accordo. Il che vuol dire che della Nato e dell’integrazione auspicata da Berlusconi non gli interessava un fico secco”.
(da agenzie)
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