M5S, LA RIVOLTA DEGLI ESCLUSI: “FAVORITE LE DONNE E CHI VA IN TV”
“CI HANNO VIETATO DI FARE CAMPAGNA ELETTORALE”
L’ultima speranza degli esclusi del proporzionale sono i collegi uninominali.
Per il M5S è la sfida più complicata di questa legge elettorale. Servono portatori di consensi, nomi di esterni che contano sul territorio, per compensare lo scarso radicamento del M5S.
Luigi Di Maio ha annullato tutti gli impegni per restare a Roma e definire le liste con il suo staff. Promette: «Ci saranno molte sorprese, molti nomi noti, persone che vengono dalle forze armate, dal mondo dell’università , dal mondo dell’imprenditoria, attori impegnati su temi sociali».
Il casting continua e in queste ore i grillini stanno provando a convincere i più riluttanti. Ma riempire oltre trecento caselle, tra Camera e Senato, non è così semplice. Anche perchè, secondo Di Maio, «molti hanno paura di associare la loro faccia a noi per non subire il trattamento riservato a Orietta Berti».
Per questo il leader è già pronto a sfruttare i volti del M5S e chi è rimasto fuori dalle parlamentarie, sia tra gli eletti uscenti sia tra i candidati meno noti.
Finiranno a giocarsela nell’uninominale della loro regione, un modo per recuperare anche chi è rimasto tra le riserve a causa di una legge che prevede l’alternanza di genere.
Le new entry, infatti, saranno soprattutto donne, anche se in molti casi hanno preso meno dei candidati maschi finiti terzi nel listino bloccato e con poche chance di passare se il collegio non è favorevole al M5S.
Si capirà di più quando finalmente usciranno le preferenze, tenute ancora sotto chiave assieme ai nomi di tutti i candidati. Francesco D’Uva, terzo in Sicilia, dovrebbe correre nel suo collegio uninominale. Lo stesso potrebbe fare in Abruzzo Daniele Del Grosso, in panchina dopo il voto online.
A pesare sulle scelte è stata sicuramente la fama conquistata dai parlamentari, soprattutto i big, tra i capilista anche grazie a presenze televisive insistite.
La tv ha aiutato anche le star prestate al M5S, Elio Lannutti, Gianluigi Paragone, il capitano Gregorio De Falco.
Un’accusa che dal M5S respingono, facendo notare che ai primi posti ci sono deputati e senatori che non erano ospiti fissi in tv ma sempre presenti sui territori, premiati dagli attivisti per aver lavorato meglio di altri.
È anche vero però che i parlamentari hanno avuto più possibilità di organizzare eventi e di coltivare consenso. Cosa che non è stata permessa a tutti.
Se ne lamenta Alì Listì Maman, candidato a Palermo senza riuscire a sfondare: «C’era il divieto di campagna elettorale. Non abbiamo potuto fare comizi, incontri pubblici, costruire cordate».
Ora toccherà a Di Maio decidere a chi dare un’altra opportunità .
Due saranno i criteri: competenza e notorietà , soprattutto a livello locale.
Il modello è Salvatore Caiata, il presidente del Potenza calcio, che, come La Stamp a aveva anticipato, ha detto sì ai grillini.
Logico che, avendo questa libertà di scelta, Di Maio punterà su personalità più affini al suo stile e alle sue idee, non chi si è fatto conoscere per frasi imbarazzanti o posizioni politiche più radicali.
Difficile che ritroveremo in Parlamento il No Tav Marco Scibona, quarto nel listino e con un piede ormai fuori.
Ma anche il complottista dei microchip Paolo Bernini o Chiara Di Benedetto, vicina al gruppo dei palermitani travolti dallo scandalo firme false.
Potrebbero invece rispuntare all’uninominale i nomi di tre sconfitti alle primarie online: Pino Masciari, l’imprenditore che ha combattuto la ‘ndrangheta, Franco Fracassi, il giornalista autore assieme a Lannutti di un libro-denuncia su Mps e Daniele Raco, il comico di Zelig che si batte contro il gioco d’azzardo.
Un attore impegnato sui temi sociali, proprio come ha detto Di Maio.
(da “La Stampa”)
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