MELONI PER DIRE NO ALLA RONZULLI CHIEDE “SOLO PROFILI DI ALTO LIVELLO” E BERLUSCONI SBOTTA: “ CHIEDE A ME MINISTRI COMPETENTI?”
“NELLA SUA LISTA QUANTI NOMI CI SONO CHE HO LANCIATO IO?” … TRADOTTO DAL POLITICHESE: “SE NON CI FOSSERO QUELLI, NON NE AVRESTI NESSUNO”
«Ma davvero chiede a me ministri competenti? Ma nella sua lista quanti nomi ci sono che ho lanciato io?». Silvio Berlusconi è irritato.
Ha accolto con fastidio l’invito di Giorgia Meloni, rivolto agli alleati, a indicare «solo profili di alto livello» per la squadra di governo. Racconta chi frequenta la Real Casa di Arcore che il presidente di Forza Italia ha vissuto quasi come un affronto quell’appello.
Mercoledì sera è sbottato: in corsa per un posto nell’esecutivo o ai vertici del Parlamento, ha fatto notare, ci sono esponenti politici come Fitto, Pera, Santanché, La Russa, Tremonti.
Tutti, peraltro, candidati in FdI: «È gente che ha fatto parte dei miei governi e ora Giorgia pone proprio a me il problema della qualità dei ministri?», il concetto espresso agli ospiti di Villa San Martino.
Fino alla stoccata finale: la stessa Meloni, ha fatto notare il Cavaliere, nel 2008 divenne ministro sì per indicazione di Gianfranco Fini ma solo perché lui, Berlusconi appunto, la reputò all’altezza.
Sono considerazioni che l’ex premier è pronto a consegnare alla futura premier, in un incontro già preventivato ma ancora senza data. Un modo per rafforzare la sua lista di ministri “politici” dalla quale non arretra: fra loro c’è Licia Ronzulli, divenuta il casus belli, perché la leader di FdI non vuole saperne di indicarla per la Salute.
In alternativa Ronzulli potrebbe andare alla Famiglia, in virtù anche del ruolo di presidente della Commissione per l’infanzia e l’adolescenza. Nell’elenco di Fi anche Antonio Tajani (in pole per gli Esteri) e Anna Maria Bernini.
Forza Italia è in difficoltà nei rapporti con Meloni: gli azzurri sono rimasti spiazzati dallo scontro fra la presidente di FdI e Draghi sul Pnrr. Nel merito, come dice il sottosegretario uscente Giorgio Mulé, «è evidente che ci siano ritardi nella spesa, soprattutto al Sud». Dall’altro il partito di Berlusconi intende mantenere il ruolo di garante dei buoni rapporti con Bruxelles e con i Paesi guida dell’Ue. Non sono mancate, in queste ore, le richieste di chiarimento da parte di esponenti del Ppe preoccupati per il rischio di una deriva anti- europeista del prossimo governo italiano.
«Attaccare Draghi non è un buon viatico», l’osservazione ricorrente. Fi, peraltro, è chiamata a essere elemento di equilibrio nella coalizione in un momento in cui sta cercando di superare le lacerazioni interne: una fetta del partito ha contestato al coordinatore Tajani di muoversi in autonomia nella partita del governo con Meloni e Berlusconi ha dovuto far sapere che le trattative le gestisce lui direttamente.
La probabile presidente del Consiglio ieri è rimasta chiusa nei suoi uffici alla Camera, impegnata sui dossier economici ma anche nel Sudoku delle presidenze delle Camere: sempre vivo il derby fra Ignazio La Russa e Roberto Calderoli per il Senato, da cui dipende la soluzione per Montecitorio, con Giancarlo Giorgetti in attesa. Matteo Salvini, ieri in Lombardia, è intenzionato ad aprire il negoziato su basi chiare: vuole che sia l’alleata a spiegargli il no a una sua indicazione per il Viminale e, in alternativa, è pronto a puntare sulle Infrastrutture, ministero da cui dipende la Guardia costiera, dunque buon atout per continuare la sua azione contro gli sbarchi illegali di migranti. «Con Berlusconi e Salvini ci incontreremo presto», afferma Meloni. Non è da eslcudere un incontro a Roma mercoledì.
(da La Repubblica)
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