MELONI SILURATA DAGLI “AMICI” ORBAN E MORAWIECKI
SALTA L’ACCORDO UE SUI MIGRANTI
Neppure il tempo di finire di esprimere la soddisfazione per i risultati raggiunti che questi stessi risultati hanno iniziato a sgretolarsi sotto i suoi occhi. Al vertice europeo in corso a Bruxelles, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni incassa per ora un nulla di fatto in tema di migrazione, tradita proprio dai paesi ideologicamente più affini alla sua visione politica: Polonia e Ungheria.
” Su migrazioni siamo riusciti davvero a cambiare punto di vista”, si era sbilanciata la presidente. Ma nella notte, la cena di lavoro dei leader europei che avrebbe dovuto ratificare l’intesa che si era prospettata nel tardo pomeriggio, si è chiusa senza nessun accordo. “I leader non hanno approvato le conclusioni” sul dossier, spiegano fonti Ue. Al testo delle conclusioni si sono opposte, appunto, Varsavia e Budapest. Oggi i lavori riprenderanno. in teoria per affrontare il tema Cina ma è possibili che si tendi un recupero anche sulla questione migrazione sebbene i margini sembrino risicati. Ungheria e Polonia si sono infatti opposte al testo sia nella forma, chiedendo che sul tema ci sia unanimità, sia nella sostanza, ovvero contestando la solidarietà obbligatoria prevista dal nuovo Patto.
Oltre alla modifica della parte sui ricollocamenti la Polonia, per dare il suo via libera alle conclusioni del vertice Ue sui migranti, chiede più fondi europei per i rifugiati ucraini accolti in Ue. “Il Consiglio europeo – si legge nella proposta di modifica – chiede alla Commissione, nel contesto della revisione di medio termine del quadro finanziario pluriennale, di avanzare rapidamente nell’attuazione del paragrafo 15 (dedicato agli sfollati ucraini) mobilitando immediatamente i necessari fondi europei sostanziali”. Varsavia vorrebbe anche inserire un riferimento alla “importanza dell’azione preventiva nell’area della migrazione così che i flussi migratori contribuiscano solo allo sviluppo e alla prosperità dell’Unione, senza avere un effetto negativo sull’ordine pubblico e la sicurezza dei suoi cittadini”.
Una prima intesa sulla solidarietà obbligatoria era stata raggiunta a inizio giugno. L’attacco di Varsavia e Budapest era annunciato ma tra i paesi favorevoli si sperava ancora nella possibilità di una ricucitura. Così non è stato. Mateus Morawiecki e Viktor Orban, quando nel tardo pomeriggio il vertice è passato al capitolo migrazione, hanno ribadito la loro proposta di emendare le conclusioni del summit. “Il Consiglio europeo conferma che, nel contesto delle misure di solidarietà che sono ugualmente valide, il ricollocamento e il reinsediamento saranno su base volontaria”: questa la posizione dei due Paesi che però, in questo modo, minano alla base il concetto di solidarietà obbligatoria che regge il Patto sui migranti.
Gli altri 25 spingono per una soluzione, anche a costo di eliminare per interno i paragrafi dedicati alla migrazione e limitarsi a “prendere nota” della lettera inviata ai leader dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che elenca i passi avanti compiti sinora. Perdendo così la possibilità di registrare progressi sulla dimensione esterna, che ora è il vero nuovo orizzonte su cui si stanno concentrando i negoziati a Bruxelles. E che è una priorità assoluta per Giorgia Meloni. Secondo fonti polacche, la premier nel corso della giornata era attesa da un trilaterale con Morawiechi e il premier ceco Petr Fiala: tutti e tre militano in Ecr. Dell’incontro, tuttavia, non c’è traccia ufficiale. Uno scambio, del tutto informale, secondo le immagini che circolano del vertice, c’è stato tra Meloni, Morawiecki e Viktor Orban, ma ben prima che si parlasse di migranti. E che la trincea polacco-ungherese portasse allo stallo l’intero vertice allungando la discussione sui migranti fino a tarda notte. E innescando una girandola di bilaterali finalizzata a smussare le posizioni dei leader sovranisti.
(da agenzie)
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