MELONI SPERA CHE LA CONSULTA STOPPI L’AUTONOMIA LEGHISTA: LA CORTE COSTITUZIONALE HA ANTICIPATO AL 12 NOVEMBRE L’UDIENZA SUI RICORSI CONTRO LA RIFORMA CALDEROLI, PRESENTATI DA PUGLIA E TOSCANA
LA BOCCIATURA ANCHE SOLO DI UNA PARTE DELLA LEGGE FERMEREBBE LA CORSA DEL CARROCCIO E DEI GOVERNATORI PER APPLICARE LA RIFORMA, E FAREBBE SALTARE IL REFERENDUM, VERA SPADA DI DAMOCLE SUL GOVERNO
L’autonomia differenziata è un problema per tutti. La maggioranza teme di perdere consensi nel Mezzogiorno, l’opposizione prepara la lunga campagna del referendum sapendo che, ammesso che la Corte costituzionale dia il via libera ai quesiti, raggiungere il quorum sarà difficilissimo. La Lega coglie nell’aria la diffidenza generale, anche degli alleati e prova a forzare la mano.
Luca Zaia oggi sarà a Roma dal ministro Roberto Calderoli, padre della legge, per un incontro che ha lo scopo dichiarato di passare dalle parole ai fatti nel trasferimento di poteri dallo Stato alle Regioni
Calderoli con Zaia aprirà di fatto il negoziato tra Stato e Regioni sulla richiesta di queste ultime di acquisire le competenze, delle cosiddette “materie non Lep” , ovvero quegli ambiti per i quali il trasferimento agli enti locali non è subordinato alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni.
Su queste otto materie, tra le quali la protezione civile, il commercio estero e le professioni, insomma si può andare spediti e la Lega (con Calderoli in testa) intende farlo. Forza Italia, esplicitamente e Fratelli d’Italia, più discretamente, hanno però indicato un altro criterio: prima si stabiliscono i Lep e poi si procede con la devoluzione
Difficile trovare una mediazione, perché la Lega chiede semplicemente di applicare ciò che la legge, approvata subito dopo le Europee, prevede. Anche se su questi accordi bilaterali l’ultima parola spetterà a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni sa di essere in una situazione oggettivamente complicata.
Un’opportunità per evitare imbarazzi e ostacoli potrebbe arrivare dalla Corte costituzionale. Ieri, è arrivata la conferma di una notizia che circolava da giorni: la Consulta, presieduta da Augusto Barbera, ha anticipato al 12 novembre l’udienza pubblica sui ricorsi contro la legge sull’Autonomia differenziata presentati dalla Puglia e la Toscana, mentre analoghe iniziative sono state prese dalla Campania e Sardegna. La sentenza che ne uscirà determinerà i passaggi successivi
A Palazzo Chigi, e ovviamente anche in Forza Italia, non vedrebbero negativamente un’eventuale bocciatura, anche solo di una parte della legge. Uno stop della Consulta (sul quale molti parlamentari scommettono), infatti, avrebbe come effetto non solo quello di fermare la corsa di Calderoli e dei governatori, ma anche quello di far saltare il referendum.
I quesiti a quel punto, infatti, andrebbero riformulati e nel caso di quello abrogativo, cancellati del tutto. Rendendo inutile l’altra sentenza, sull’ammissibilità dei referendum. Nel centrodestra quello della consultazione popolare è un tema delicato, non tanto per il rischio di una sconfitta alle urne, quanto per la risonanza che avrebbe una campagna referendaria che mobiliterebbe il Sud (bacino di voti fondamentale, in particolare per Forza Italia) e che potrebbe unire delle opposizioni oggi profondamente divise.
(da La Stampa)
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