MUSTANG GRIF, IL FIGLIO DI VARENNE ORA CORRE PER PAGARE LE TASSE
LASCIA UN BUCO DI QUASI 4 MILIONI DI EURO: GRAZIE A UNO DEI SUOI CAVALLI CHE CORRE E VINCE, LO STATO HA GIA’ RECUPERATO 150.000 EURO
Quando la crisi ha iniziato a mordere le aziende del Nordest lui ha deciso di darsi all’ippica, nel vero senso della parola: ha messo sulla strada i suoi 300 dipendenti senza pagare contributi previdenziali e stipendi, e con i soldi “risparmiati” ha comprato una decina di ottimi cavalli da corsa.
Tra loro c’è Mustang Grif, uno dei tanti figli del supercampione Varenne, che stravince negli ippodromi di mezza Europa.
È l’incredibile storia di un piccolo imprenditore dell’Alta Padovana, erede e figlio anche lui.
Lo stalloncino-imprenditore ha ereditato da papà una florida azienda di trasporti e facchinaggio alle porte di Limena, lungo la statale che da Padova porta a Bassano del Grappa.
Il rampollo ha 25 anni, una bella moglie e un villone con giardino alle porte del paese. Macchine di lusso, tanti viaggi all’estero e la passione sfrenata per le scommesse e gli ippodromi: insomma un tenore di vita che pochi suoi coetanei possono permettersi.
Gli affari trottano come i suoi cavalli, ma a un certo punto il meccanismo si inceppa: la ditta di trasporti inizia a imbarcare acqua e allora tac, eccola la soluzione: licenziare tutti i 300 operai tra diretti e appartenenti alle imprese di subappalto.
Senza pagare gli ultimi stipendi, senza contributi previdenziali, senza niente: solo una stretta di mano, non ci sono più soldi, arrivederci e grazie.
“In realtà ci siamo insospettiti perchè quando sono avvenuti i primi licenziamenti l’azienda era ancora molto fiorente — racconta il capitano delle Fiamme gialle di Padova Ivano Maccani — infatti gli operai licenziati si sono rivolti a noi perchè i conti non tornavano”.
Le indagini, avviate un paio di anni fa, portano le Fiamme Gialle davanti a un buco nero enorme, un’evasione fiscale per 2,2 milioni di euro di contributi non versati ai dipendenti, ai quali si aggiungono 1,5 milioni per il mancato pagamento dell’Iva e di tutte le ritenute Irpef.
Una vicenda che sfocia alla svelta nel penale, dove si aggiungono il sospetto di un meccanismo di riciclaggio internazionale – per il quale è accusata anche la moglie dell’imprenditore — e le accuse di bancarotta fraudolenta e impiego di beni di provenienza illecita, accusa estesa a un terzo personaggio che pur sapendo dell’origine dei cavalli li ha fatti gareggiare lo stesso in gare internazionali.
“Milioni di euro venivano riciclati tramite una fiduciaria svizzera — spiega Maccani — e rientravano successivamente in Italia per essere reinvestiti nell’acquisto dei cavalli da corsa”.
Una truffa milionaria ai danni dell’Erario per “foraggiare” le corse dei cavalli: un gioco che ora stava diventando sempre più pericoloso.
Infatti ieri mattina le Fiamme gialle hanno bloccato per un soffio due furgoncini dove erano stipati 10 quintali di carte: tutte le prove cartacee dell’enorme truffa dell’azienda, in partenza per destinazione ignota. “Volevano far sparire tutto alla svelta”, dice Maccani.
L’unica nota positiva di questa storiaccia di evasione fiscale senza vergogna, germogliata proprio nella terra degli imprenditori suicidi per il disonore di non poter pagare gli stipendi, è legata a Mustang Grif.
Da quando è scattato il sequestro dei beni – ora l’azienda è in fallimento pilotato — il cavallino campione è diventato di proprietà della Guardia di finanza e corre con le insegne dello Stato.
Un acquisto che finora ha già portato 150mila euro alle casse del Fondo unico di giustizia, insomma alle casse pubbliche.
Bravo Mustang, almeno tu sei un erede di razza!
Erminia della Frattina
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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