NAPOLITANO PREPARA IL CAPPIO, IL CENTRODESTRA GLI FORNISCE LA CORDA ED ESULTA INCOSCIENTE
IL PRESIDENTE FIRMA CON TANTE RISERVE (CON RAGIONE) IL PACCO SICUREZZA… LE SUE OSSERVAZIONI FORNIRANNO ELEMENTI PER I RICORSI ALLA CORTE COSTITUZIONALE CHE BOCCERA’ LA LEGGE… E I PIRLA DEL CENTRODESTRA ESULTANO PER CHI GLI PREPARA IL CAPPIO A CUI FINIRANNO GIUSTAMENTE IMPICCATI PER LA LORO STUPIDITA’
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato, dopo lunga meditazione, la legge sulla presunta sicurezza, ma contemporaneamente ha scritto una lunga lettera al governo in cui “esprime perplessità e preoccupazione”, in particolare sulle norme che riguardano il reato di clandestinità e l’istituzione delle ronde.
Napolitano afferma di non aver sospeso la legge solo per non ostacolare “un più efficiente contrasto alla criminalità organizzata”, con riferimento all’inasprimento del carcere duro per i mafiosi e la lotta alla mafia degli appalti.
Ma il capo dello Stato non risparmia pesanti critiche alle “numerose norme eterogenee, prive dei necessari requisiti di organicità e sistematicità , di dubbia coerenza”.
Non è la prima volta che una legge viene promulgata “con riserva”, ma mai era accaduto per materie così delicate come la sicurezza.
Tre le incoerenze più evidenti che gli esperti giuridici del Quirinale hanno rilevato.
In primo luogo l’introduzione del reato di clandestinità avrà un effetto paradossale: non sarà più punibile chi, espulso dall’Italia, vi rientri una seconda volta. La legge ora prevede solo una multa, prima 5 anni di carcere.
Seconda obiezione: è urgente definire compiti e limiti delle ronde.
Terza obiezione: il cortocircuito venutosi a creare sulle badanti e le colf ha evidenziato l’errore grossolano di Maroni.
“La norma sulla immigrazione è applicabile a tutti i cittadini extracomunitari, illegalmente presenti sul territorio, al momento dell’entrata in vigore – spiega il Quirinale, smontando la tesi della retroattività di Maroni – il dettato non consente interpretazioni diverse”.
Un errore che in qualsiasi altro Paese al mondo avrebbe rispedito Maroni tra le risaie, in Italia resta a fare il bullo ogni sera sulle reti nazionali.
Ora cosa accadrà ?
Che la legge verrà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e diventerà legge operativa.
Napolitano invero ha invitato il governo a “rivedere” le norme, ma state tranquilli che prevarrà l’arroganza e l’ignoranza e tutto resterà così.
Dato che la Costituzione non consente un “rinvio parziale” di una legge, a salvare il pacco sicurezza sono state le norme antimafia, se Napolitano non avesse firmato sarebbe decadute anch’esse.
Ma in realtà il gioco è molto più sottile e lo avevamo anticipato una settimana fa.
Napolitano ha evitato lo scontro diretto che avrebbe creato una scossa tellurica alle istituzioni, ma ha posto le basi per l’azzeramento della legge.
Ha preparato il cappio con la corda fornitagli dal Centrodestra il quale esulta pure per la firma, senza arrivare a capire che finirà con quella corda al collo quanto prima.
Era essenziale, per gli oppositori alla legge, che il Capo dello Stato esprimesse profonde riserve, fornendo quindi gli elementi necessari per i ricorsi alla Corte Costituzionale e alla Corte di Giustizia Europea che saranno sollevati a decine, appena la legge andrà in vigore.
Una trappolona che avrebbe compreso chiunque, salvo gli ufficiali del Titanic al governo che continuano a brindare mente la nave perde acqua.
E’ patetico, di fronte ad errori giuridici evidenti, conoscendo l’atteggiamento della magistratura italiana, continuare a sentire un premier che ogni giorno parla di “crescita della sua popolarità ” con percentuali che poi abbiamo visto come vengono confermate alle elezioni europee.
L’unico sondaggio di questi giorni dice che neanche il G8 ha fatto alzare i consensi del centrodestra, stabile il Pdl e qualche decimale in meno alla Lega.
E col casino fatto con le badanti va già bene così.
Speriamo di non fare la fine di quel giornalista straniero che ha chiesto a Tremonti come mai avesse cambiato idea sullo scudo fiscale e che è stato apostrofato con eleganza dal ministro dell’Economia “è una testa di cazzo”.
Il problema in Italia non sono le “teste di cazzo”, ma quelle che pensano di non esserlo.
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