NIENTE “PIANO SUD”, ERA SOLO UN’ALTRA “BOMBA” MILIARDARIA
DOPO TANTI DISCORSI, ALLA DIREZIONE DEL PD IL PREMIER NON PRESENTA ALCUNA RICETTA
Alla fine il“piano Sud” non esiste.
Il segretario del Partito democratico Matteo Renzi aveva convocato la direzione dopo gli allarmanti dati del rapporto Svimez, sul Mezzogiorno condannato a un “sottosviluppo permanente” e dopo l’appello a fare qualcosa dello scrittore Roberto Saviano.
Il premier si limita a una dichiarazione di buonsenso: “Non ci sono bombe, non ci sono notizie a effetto, pensare di affrontare il tema del Sud con una notizia a effetto significa tradire un problema — ma anche una serie di opportunità — molto più complesso”.
Peccato che da giorni il governo facesse filtrare sui giornali anticipazioni di “bombe” miliardarie. Il quotidiano Repubblica, per esempio, ha rinunciato da tempo a usare i condizionali quando parla dell’azione del governo: “Ecco il piano per il Sud: soldi fuori da vincoli Ue solo a chi sa spendere”.
Poi nel dettaglio: “Oggi Renzi alla direzione del Pd su come sbloccare 100 miliardi. Si pensa a sgravi selettivi per chi assume”.
Chi aveva la pazienza di leggere i dettagli, scopriva che— ovviamente — non si trattava di 100 miliardi freschi, pronti da spendere, ma il titolo alludeva soltanto a una complessa trattativa da avviare con la Commissione europea su quali spese contare nel deficit e quali no.
Altre bombe miliardarie sono quelle del “Maxi-piano da oltre 12 miliardi” per la banda larga (apertura del Messaggero di ieri).
Qualcuno poi esagera nella sintesi e scrive “il governo stanzia 12 miliardi per la banda larga”. Sono dettagli il fatto che sette di questi miliardi arrivano dal pubblico — già stanziati? da trovare? Boh, quelli che esistono per il momento sono soltanto 2,2—e altri cinque dai privati.
Come se fosse un dettaglio stabilire tra i privati (leggi: Telecom) dove pagare e come.
Visto che già a marzo il governo aveva annunciato un piano banda larga, anzi una “strategia”, e poi non ha più fatto nulla, non deve essere così semplice.
Come dimostra il fatto che Renzi ha perfino licenziato i vertici della Cassa depositi e prestiti perchè non abbastanza collaborativi nel suo disegno di politica industriale che prevede forse l’ingresso di Cdp in Telecom, forse un’alleanza tra Telecom e l’Enel imposta da Palazzo Chigi forse altro ancora.
Le “bombe” miliardarie magari sono prese un po’ troppo sul serio dai giornali, ma non sono certo un’invenzione dei giornalisti. Sono uno “spin” di Palazzo Chigi, una precisa scelta di comunicazione politica per creare un rumore di fondo di cifre, tabelle, piani, roadmap che deve lasciare l’impressione di un grande attivismo da parte dell’esecutivo.
Emblematica la sequenza delle informazioni del 18 luglio: Matteo Renzi è a Milano all’assemblea del Pd dentro i locali dell’Expo, annuncia tagli fiscali su prima casa e altro, non scende nei dettagli.
Poi qualcuno — le solite “fonti vicine a Palazzo Chigi”—sussurra all’Ansa che il piano vale 50 miliardi di euro.
E il giorno dopo tutti igiornali provano a fare simulazioni, tabelle, editoriali, analisi su come saranno ripartiti questi 50 miliardi, si inizia a discutere delle coperture.
Ma nessun documento esiste di quel piano fiscale, la cifra non è mai stata neppure citata dallo stesso Renzi.
Ma le “bombe ” miliardarie hanno riempito i giornali per settimane.
Stefano Feltri
(da “il Fatto Quotidiano”)
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