NON SOLO LANCIO DI UOVA, A FERRARA LA PIAZZA PROCESSA RENZI PER IL PATTO DEL NAZARENO
IL PREMIER, IN DIFFICOLTA’ DI FRONTE ALLE DOMANDE DI TRE GIORNALISTI STRANIERI, NON CONVINCE LA PLATEA
Davanti ad una piazza Municipio gremita, Matteo Renzi è indispettito dal nuovo fronte di attacco, che si aggiunge ad altre spine, come quella sempre pungente del Jobs Act.
Prima di venire qui a Ferrara, a parlare al Festival dell’Internazionale e fronteggiare le ostiche domande di tre giornalisti stranieri, il premier ha provato a trovare la quadra sulla riforma del lavoro, riunito tutta la mattinata con i suoi in una sorta di ‘war room’ a Palazzo Chigi.
Per far presto, Renzi sta considerando di mettere la fiducia sul Jobs Act, ma ancora non c’è una decisione ufficiale, tanto è delicato il crinale che divide le richieste delle minoranze Pd da quelle degli alfaniani. Fronti opposti.
Come quelli che deve affrontare a Ferrara: tra le proteste di qualche decina di grillini che riescono a impiastricciargli il palco lanciando uova e il palese scetticismo della piazza su quello che evidentemente per il grosso dell’elettorato piddino è il problema dei problemi: il patto del Nazareno.
Il clima è manifesto subito, dal tenore degli applausi ai giornalisti stranieri che lo incalzano sull’intesa con Berlusconi.
Comincia Irene Hernandez Velasco di El Mundo a chiedergli degli “incontri segreti” con l’ex Cavaliere. “Non sarà forse il caso di fare almeno un selfie con Berlusconi?”, lo punzecchia.
La folla gradisce il tema e si fa sentire. Renzi risponde piccato.
“Berlusconi non è il mio tipo per un selfie, ma se ci tiene la prossima volta lo faccio, non c’è problema. Ma il Patto del Nazareno riguarda solo le riforme costituzionali. C’è una cultura della sinistra italiana e non solo italiana — continua guardando l’interlocutrice che però è di El Mundo, non proprio un giornale di sinistra — che è ispirata dalla cultura del sospetto. Ma come faccio a negare una cosa che non esiste? E’ come descrivere un fantasma… C’è una cultura radical chic condannata a perdere le elezioni… Leggo tutti gli editoriali e mi rode perchè io vorrei discutere di scuola e non del patto del Nazareno, ma se parlo di scuola nessuno mi si fila, se parlo del patto del Nazareno drizza le orecchie anche la stampa internazionale…”.
I tre lo guardano diffidenti. E lui lo sa. Se lo aspettava. Come si aspettava le proteste in piazza: ne aveva parlato con i suoi e il personale della sicurezza nel backstage, prima del dibattito, e avevo deciso che i contestatori non andavano allontanati.
Infatti, spuntano subito tra la folla, armati di fischietti, decine di cartelli (dai ‘No Ttip”, contro l’accordo commerciale tra Usa e Ue, a quelli contro la cancellazine dell’articolo 18) e uova che planano sul palco, riuscendo a macchiare le calze del giornalista del Financial Times Ferdinando Giugliano, ma non quelle di Renzi.
Ma sul Patto del Nazareno i giornalisti della stampa estera non mollano. La piazza è con loro. Dopo la cronista spagnola, interviene il tedesco Michael Braun di ‘Die Tageszeitung’.
“Non è un problema di cultura del sospetto o della sinistra italiana — dice al premier – è un problema internazionale perchè noi abbiamo un problema a spiegare perchè un condannato in via definitiva scriva la costituzione italiana”.
Qui gli applausi sono scroscianti. Tanto che Renzi è costretto a dire: “Possiamo anche applaudire quanto vi pare ma finchè Berlusconi ha i voti, si fa così… Le regole si scrivono insieme all’opposizione”.
E si rivendica il Patto: “Non sono qui per parlare male di Berlusconi, per vent’anni se n’è parlato come di uno spauracchio e l’avete mandato al governo. Io ho preso il 40 per cento parlando dell’Italia”.
Braun incalza: “Siamo stufi di Berlusconi, non ne possiamo più”. La piazza ri-applaude. Renzi: “E siete in ritardo di vent’anni…”. Braun: “Ma lui da condannato partecipa ancora al dibattito pubblico, condiziona la maggioranza…”.
Il riferimento è alle possibili richieste di Berlusconi in materia di riforma della giustizia. Renzi incassa il colpo ma ribatte: “Capisco che per voi è un problema, capisco le vostre riunioni di redazione, ognuno ha le proprie idee ma in questi vent’anni l’Italia ha perso delle occasioni”, per via dell’anti-berlusconismo.
E’ come se le domande poste rispecchiassero le aspettative della gente in piazza.
Come quando Giugliano del Financial Times chiede al premier se non abbia fatto troppi “annunci”, se non ci sia il “rischio di perdere credibilità ”.
La risposta porta all’ammissione di un errore: “Non essere riuscito a dimostrare che il governo ha fatto e che non sono solo annunci… Per esempio, gli 80 euro…”. Dalla platea, seduto non lontano dal palco, un signore gli urla: “Non per tutti!”.
Molto probabilmente è un pensionato, categoria che non ha visto bonus in busta paga. Renzi prova a interloquire, annaspa.
Dopo le critiche di quelli che Renzi chiama “poteri forti” o “poteri aristocratici”, arriva un po’ di nervosismo anche in piazza.
Quella di Ferrara non è una piazza totalmente ostile, naturalmente. Però non è la piazza festante che lo ha accolto in giro per l’Italia prima delle europee, nei primi mesi di governo e sull’onda dell’annuncio sul bonus di 80 euro. Renzi lo sa ma fa leva su quelli che stanno con lui.
La fossa dei leoni ormai si cela dietro ogni angolo, sta cambiando il vento.
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