NON SOLO SCURATI, NADIA TERRANOVA CENSURATA PER UN TESTO SUGLI STUDENTI: “SONO MOLTO SCOSSA”
L’EPISODIO RIGUARDA LA STESSA TRASMISSIONE “CHE SARA'”
Risponde dalla Sicilia, Nadia Terranova. “Sto in macchina, sto andando a fare una presentazione in una scuola. In questo momento non me la sento di parlare, sono abbastanza scossa. E non voglio farne una questione personale, non mi interessa”.
In un’intervista al Manifesto, nelle scorse ore, la scrittrice ha rivelato un precedente del caso Scurati che l’ha riguardata personalmente: nello scorso marzo, in occasione delle cariche della polizia agli studenti a Pisa per il corteo pro Palestina, aveva scritto un testo per la stessa trasmissione, Che sarà condotta da Serena Bortone su Rai tre, ora al centro delle cronache. Il testo non è mai andato in onda.
“La redazione mi aveva invitata a scrivere un monologo, che io stessa avrei dovuto leggere – ha spiegato Terranova – l’ho fatto, ma il testo non è stato reputato adatto alla puntata”.
Dice di essere rimasta “stupita quando mi è stato chiesto di cambiare il mio monologo”. Allo stupore (“A me sembra che quasi ci si aspetti una forma di autocensura”, riflette la scrittrice) si deve essere sommato, in queste ore, uno sconcerto sempre più forte e forse un timore, dopo ciò che sta accadendo al collega Antonio Scurati, finito al centro di un caso mediatico dopo che la sua partecipazione a “Che sarà” con un testo sul 25 aprile è stata cancellata all’ultimo momento.
La conduttrice della trasmissione, Serena Bortone, ha poi letto il testo di Scurati in onda. Partecipando nel fine settimana al nostro festival Repubblica delle Idee a Napoli, Antonio Scurati ha dichiarato di sentirsi “un bersaglio”, dopo essere stato citato da Giorgia Meloni in un tweet, e ha aggiunto di aver ricevuto già minacce e atti intimidatori in passato.
Nel numero della Rivista K che esce il prossimo 26 aprile, in un editoriale che si intitola Nessuno vuole il potere, così scrive Nadia Terranova: “Quanto a me, proprio nelle settimane in cui ricevevo i racconti per K, ne ho avuto uno: una trasmissione televisiva mi ha chiamata invitandomi a scrivere e recitare un monologo, ma dopo aver inviato il testo sono stata contattata dalla redazione che mi ha informata che avrei dovuto modificarlo secondo precise indicazioni. Mi sono rifiutata. Era un testo sul potere. Contro il potere. Ho rinunciato alla puntata, e ho tenuto il testo originale che ha poi avuto altre destinazioni. Siamo sempre ingranaggi, ma possiamo quasi sempre sottrarci: il quasi apre uno spazio e ne chiude un altro. Stavolta ero in uno spazio aperto. Uno spazio dal quale mi è stato impedito di marciare sulla testa dei sovrani da un palco, e io me ne sono presa un altro, anzi me lo sono costruita apposta – trasformando senza troppe chiacchiere quel divieto, con una sparizione e un’esplosione, nel senso di un altro racconto”.
(da La Repubblica)
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