OBAMA CHIEDE ALTRE TRUPPE E L’ITALIA RISPONDE PRESENTE
ABBIAMO 8700 MILITARI IMPEGNATI IN 33 MISSIONI IN 21 PAESI: CI COSTANO 1,35 MILIARDI L’ANNO…PER MANDARNE 500 IN PIU’ A KABUL, LI TOGLIEREMO DAI BALCANI…MA HANNO SENSO MISSIONI DI PACE DECENNALI ? … FRANCIA, GERMANIA E CANADA HANNO DETTO NO: L’ITALIA E’ LO ZERBINO DEGLI USA?
Qualcuno, mesi fa, parlava di imminente ritiro graduale del contingente italiano in Afghanistan, in parte sotto l’ondata emotiva dei nostri ragazzi uccisi nel solito attentato dei talebani.
In quel caso avevamo sottolineato che un disimpegno immediato avrebbe dato la sensazione di una diserzione dagli impegni presi dal nostro governo, ma che era opportuno interrogarsi sul senso di queste missioni.
Ora pare sia bastata una “cordiale” telefonata del presidente Obama al nostro premier per assicurare la “piena disponibilità ” dell’Italia ad inviare altri 500 soldati a Kabul ( sono già 2.700).
Da noi la politica estera vive sulle decisioni e le simpatie del premier, non su una analisi lucida dello scacchiere internazionale e non ci sembra un buon segno.
In pratica, il generale McChrystal ha chiesto ad Obama 40.000 rinforzi per poter mantenere la situazione sotto controllo e il presidente americano sta cercando di di ottenere dagli europei la disponibilità di 10.000 militari, in modo da ridurre a 30.000 il proprio impegno.
Per gli Stati Uniti si tratta di contenere i costi del conflitto, valutati in un milione di dollari per soldato.
L’Italia, per inviare altri 500 soldati a Kabul, deve necessariamente toglierli da un altro fronte.
Attualmente abbiamo ben 8.700 soldati impegnati in 33 missioni di pace all’estero in 22 Paesi, con una spesa di 1,35 miliardi di euro ( un terzo delle entrate dello scudo fiscale).
Sono dislocati 2.700 in Afghanistan, 2.400 in Libano, 2.200 in Kosovo, 300 in Bosnia, altri ancora in Sudan, Congo, Georgia, Sinai, Albania, Cisgiordania, Gaza, Malta, Cipro, Marocco, India e Pakistan.
Teniamo presente che per muovere 9.000 soldati nello scacchiere mondiale sul campo, occorre averne 30.000 pronti, perchè ci sono le rotazioni e gli addestramenti.
Ora si medita a una riduzione del nostro impegno nei Balcani e in Libano, per “girare” i militari a Kabul.
Dal ministero della Difesa si fa intendere chiaramente che “se aumento dovrà esserci, sarà comunque equilibrato con la presenza delle nostre Forze armate nelle altre missioni, senza un incremento di risorse”.
A dimostrazione di quanto il governo sia sotto tutela o ricatto che dir si voglia, si fa presente che il nuovo dispiegamento non potrà avvenire prima di 8 mesi, in quanto “occorre far digerire” la cosa alla Lega.
Quello che vorremmo rimarcare comunque è “il senso” di queste missioni: un conto è intervenire nell’emergenza di una tragedia, un conto è diventare presenza costante nei decenni.
Poi qualcuno ci dovrebbe spiegare perchè interi territori africani sono lasciati in balia delle più feroci guerre civili, mentre laddove c’è un interesse americano allora l’intervento è obbligatorio.
E non si dica che tutti seguono queste direttive: alla richiesta di Obama di aumentare i soldati a Kabul hanno risposto “no grazie” i governi di Francia, Canada e Germania.
In questo caso gli americani aspettano di vedere quanti soldati riescono a ottenere dagli europei, così riducono il loro di impegno.
Noi non siamo contrari alle missioni di pace, ma l’Italia deve avere pieno titolo a decidere se, come e dove, e a seguito di un ampio dibattito in Parlamento.
Non che dobbiamo fare gli zerbini a qualcuno, solo perchè poi ci sia chi si fa bello sulla pelle e i soldi degli altri.
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