OMOFOBIA, CENTINAIA DI VIOLENZE. MA IN ITALIA NON E’ UN REATO
MANCA UNA LEGGE E QUANDO C’E’ UNA DENUNCIA NON VIENE REGISTRATA COME TALE
Michele Gaglione voleva dare una lezione alla sorella Maria Paola e al fidanzato, colpevole secondo lui di averla infettata in quanto transessuale. Quindi ha inseguito la coppia in motorino, sulla strada tra Acerra e Caivano, fino a speronarli. La sorella è morta, mentre il fidanzato Ciro è finito all’ospedale.
È questo l’ultimo delitto che ha come causa l’omotransfobia. Delitto in cui l’aggressore è mosso dall’odio nei confronti di un orientamento sessuale che non riesce ad accettare perchè diverso dal suo.
Ma quanti episodi simili accadono in Italia? Qualcuno lo si riesce a far emergere, perchè coraggiosamente denunciato.
Come per esempio è accaduto a inizio estate a un universitario di 25 anni a cui è stata spaccata la mandibola nel lungomare di Pescara. Il motivo? “Passeggiavo mano nella mano col mio fidanzato”, ha spiegato la vittima. O come la coppia più volte aggredita nel centro di Verona e minacciata fin nella loro abitazione tanto da dover provvedere da sola a difendersi con una sorta di recinto abusivo.
Altri casi purtroppo arrivano alle prime pagine dei giornali perchè hanno per epilogo l’omicidio. Proprio come nel caso di Maria Paola, o, per ricordarne un altro, quello di Umberto Rainieri, artista 53enne di origini abruzzesi col nome d’arte Nniet Brovdi. Rainieri è stato ucciso a Roma con un pugno in pieno volto che lo ha fatto cadere sull’asfalto dove ha sbattuto la testa. Il suo compagno non ha dubbi che la violenza sia stata scatenata dall’omofobia.
Ma la maggior parte delle aggressioni, delle minacce, degli insulti dovuti all’orientamento sessuale è difficile da registrare e da far emergere. Un po’ perchè manca la copertura normativa, un po’ perchè molte volte denunciare questi casi vorrebbe dire fare coming out.
Come spiegano ad HuffPost dalll’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad). Che ha come obiettivo proprio quello di fornire supporto alle persone vittime di reati a sfondo discriminatorio, ovvero i cosiddetti crimini d’odio. “Per i delitti che hanno come causa l’omotransfobia spesso ci troviamo di fronte a due fenomeni. L’under-reporting e l’under-recording. L’under-reporting è la mancata denuncia. Mentre l’under-recording è quando, essendoci la denuncia, il delitto non viene registrato con la sua matrice, in questo caso quella omofobica. Questo avviene perchè manca una norma specifica e quindi è impossibile avere statistiche ufficiali”.
A differenza per esempio dell’aggravante razziale o religiosa prevista dall’articolo 604 bis del codice penale. Norma su cui in Parlamento si sta discutendo affinchè si aggiunga anche quella per l’omotransfobia.
C’è chi però ha cercato di delineare un quadro preciso e il più completo possibile sull’omotransfobia. Il giornalista Simone Alliva ha infatti da poco pubblicato un libro inchiesta per Fandango libri, Caccia all’omo e ad HuffPost offre qualche numero frutto del suo lungo lavoro.
“Di dati ufficiali purtroppo non ne abbiamo per motivi ormai noti spiega -, da una parte perchè manca un reato di riferimento e dall’altro perchè denunciare presuppone fare coming out”. I dati raccolti da Alliva nel suo libro però non sono confortanti. “Cercando di appuntarmi ogni piccolo trafiletto anche nelle cronache locali e facendo una lunga ricerca sono riuscito ad arrivare a questi numeri certi. Nel 2017 abbiamo avuto 144 aggressioni. Nel 2018, 211. Nel 2019, 212 aggressioni e due omicidi. Mentre nel 2020 già abbiamo quattro omicidi”. Numeri che dovrebbero, almeno, fare riflettere.
(da “Huffingtonpost”)
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