OPEN ARMS, SALVINI RINVIATO A GIUDIZIO PER SEQUESTRO DI PERSONA E RIFIUTO D’ATTI D’UFFICIO: IL PROCESSO INIZIERA’ IL 15 SETTEMBRE
ACCOLTA LA RICHIESTA DELLA PROCURA DI PALERMO … NON DEVE ESISTERE IMPUNITA’ PER UN SEQUESTATORE DI PERSONE
Il giudice Lorenzo Jannelli ha ordinato il processo – come aveva chiesto la procura di Palermo – per il leader della Lega, accusato di rifiuto d’atti d’ufficio e sequestro di persona, per non avere fatto sbarcare 143 migranti nell’agosto del 2019 quando era ministro dell’Interno.
La prima udienza è fissata per il 15 settembre prossimo davanti ai giudici della seconda sezione penale.
Matteo Salvini verrà processato. Così ha deciso oggi il giudice Lorenzo Jannelli, accogliendo la richiesta della procura di Palermo, guidata da Francesco Lo Voi.
Finisce con il rinvio a giudizio la terza udienza all’aula bunker dell’Ucciardone sul caso Open Arms che vede il leader del Carroccio accusato di rifiuto d’atti d’ufficio e sequestro di persona, per non avere fatto sbarcare 143 migranti nell’agosto del 2019 quando era ministro dell’Interno.
Il processo comincerà il 15 settembre prossimo davanti ai giudici della seconda sezione penale. Il reato di sequestro di persona, con minori coinvolti, è punito con una pena che arriva fino a 15 anni di carcere. “Non ci sono gli elementi per il non luogo a procedere di Matteo Salvini”, ha detto il gup. L’udienza preliminare, infatti, non deve valutare se sussiste o meno la responsabilità penale dell’imputato, ma se ci sono elementi sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio e non ci sono elementi per decidere un proscioglimento.
Due ore per decidere, poi Jannelli ha ordinato il rinvio a giudizio per il segretario della Lega.
Il giudice, dunque, ha accolto le richieste della procura di Palermo, rappresentata dall’aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Gery Ferrara, che aveva centrato le accuse sulla mancata assegnazione del Pos, il place of safety, ovvero per non avere concesso un porto sicuro dove attraccare alla nave di Open Arms, la ong spagnola.
Dopo tre salvataggi in mare, il comandante Marc Reig Creus nell’agosto del 2019 rimase in attesa di un attracco per venti giorni. Dal 14 agosto la Open Arms attese di fronte alla costa di Lampedusa. In quella data, infatti, il tar del Lazio aveva sospeso il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane. Ciò nonostante l’allora ministro non concesse il Pos. L’attesa si prolungò. Alcuni migranti si buttarono in mare per raggiungere la costa a nuoto.
In quei giorni a bordo salirono pure Richard Gere e Chef Rubio, in segno di solidarietà ai migranti. A sbloccare la situazione fu la procura di Agrigento, guidata da Luigi Patronaggio che mise la nave sotto sequestro, di fatto permettendo lo sbarco. Sull’imbarcazione c’erano pure 27 migranti minori non accompagnati, per questo della vicenda si occupò pure il tribunale e la procura dei minori di Palermo.
L’udienza preliminare celebrata a Palermo da gennaio, arriva dopo l’autorizzazione a procedere concessa dal Senato lo scorso luglio, e dopo la decisione del tribunale dei Ministri. A queste si aggiunge adesso la decisione del gup Jannelli. Matteo Salvini andrà a processo per avere impedito lo sbarco dei migranti sulla Open Arms quando era ministro dell’Interno. Sarà il tribunale di Palermo adesso a dover occuparsi delle accuse a suo carico.
“L’ex presidente del Consiglio Conte si è espresso in maniera chiarissima — ha sostenuto in aula il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi per contestare la difesa di Salvini — la concessione del porto sicuro era di competenza esclusiva del ministro dell’Interno. E in consiglio dei ministri non si è mai discusso dei singoli casi”.
La procura di Palermo ha messo in campo un pool per sostenere l’accusa contro l’ex ministro: accanto al capo dell’ufficio, la procuratrice aggiunta Marzia Sabella e il sostituto Geri Ferrara.
“Il contratto di governo non parlava affatto di blocco indiscriminato e generalizzato delle navi”, ha aggiunto Lo Voi. E ancora: “L’accusa è sostenibile nei confronti del senatore Salvini. Non lo diciamo noi, ma il Comitato Onu per i diritti umani, che il 29 gennaio ha condannato l’Italia per essere intervenuta in ritardo per soccorrere un’imbarcazione che addirittura non si trovava all’interno delle nostre acque territoriali”. Per la procura, “la questione è tutta amministrativa e non politica. C’è materia da approfondire in un processo”.
(da agenzie)
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