ORSI IN TRENTINO, RICORSO ALLA CORTE DEI CONTI, POSSIBILE DANNO ERARARIALE: “E’ UNA SPECIE PROTETTA, NON SI PUO’ UCCIDERE”
IL CASO DELL’UCCISIONE DELLE MARMOTTE IN ALTO ADIGE: IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA FU CONDANNATO A RISARCIRE 500.000 EURO
Plana sui tavoli della corte dei Conti il dossier orso, che ormai da settimane sta tenendo banco in Trentino. E ci arriva, sembrerebbe, per capire quali siano stati e quali siano gli interventi della Provincia per monitorare gli orsi, dai bidoni antiorso ai collari ad altri atti, come l’informazione per aiutare visitatori e residenti ad instaurare un buon rapporto con i plantigradi, come comportarsi in caso di incontri, o la prevenzione per aiutare allevatori o agricoltori a gestire nel modo migliore la vicinanza con questi animali. Ma anche perché la loro uccisione costituirebbe un danno erariale non indifferente.
L’altra questione parimenti importante sono i danni causati dai plantigradi che generano perdite nelle casse dello Stato e che quindi potrebbero spingere i magistrati contabili ad aprire un fascicolo per capire quali interventi, anche in questo caso, abbia attuato la Provincia di Trento per contenere e per monitorare. Dal sito che dovrebbe fornire indicazioni sul monitoraggio, per esempio, si scopre che “Gli aggiornamenti in mappa sulle posizioni degli orsi M62 e JJ4 sono momentaneamente sospesi a causa del difettoso segnale proveniente dai relativi radiocollari”, anche se in realtà JJ4 è stata catturata.
Secondo il rapporto Grandi Carnivori, pubblicato nel 2022, gli attacchi degli orsi e dei lupi al bestiame sono costati alle casse dello Stato 337.587 euro, dei quali 172.373 provocati dall’orso (bestiame ma anche arnie e danni all’agricoltura) e 165.231 euro per le prede del lupo. A queste somme vanno aggiunte quelle dei risarcimenti alle vittime di aggressioni.
Danno erariale, dunque, per una gestione sbagliata e per una prevenzione mancata e assente, ma danno erariale anche nel caso di abbattimenti: l’orso è una specie protetta, è sotto la tutela dello Stato, è di proprietà pubblica, è una specie di interesse comunitario, e la sua uccisione, se le ordinanze di Fugatti dovessero superare le decisioni del Tar, costituirebbe appunto un danno erariale. Era già accaduto con le marmotte in Alto Adige: la caccia aperta dall’ex presidente Luis Durnwalder gli era costata alla fine quasi 500 mila euro.
“Secondo la sentenza, ogni singolo animale appartenente alla fauna selvatica ha un suo valore”, scriveva la Lav, promotrice del ricorso, all’indomani della sentenza, “anche ‘a prescindere dalla sua collocazione nel contesto ambientalistico e nell’ecosistema’, con il relativo danno erariale in caso di sua uccisione illegittima. La regola generale delle norme a protezione della fauna selvatica per la Corte è ‘il divieto di abbattimento degli animali'”. Adesso, sottolineava ancora riguardo quella decisione dei magistrati contabili, “chi ha il compito di amministrare, ed aggiungiamo di proteggere, la fauna selvatica, potrà rispondere in prima persona di eventuali atti illeciti”.
(da agenzie)
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