“PAGANO TUTTI”: PANZIRONI SVELA IL SISTEMA DELLE FONDAZIONI
“I SOLDI ALLA NUOVA ITALIA DI ALEMANNO? GLI IMPRENDITORI LI DANNO IN CAMBIO DI UNA RETE DI RELAZIONI”
«Forse sarà un malcostume, però è così».
Franco Panzironi, l’ex amministratore delegato di Ama, la municipalizzata che si occupa di rifiuti a Roma, sta spiegando ai magistrati romani che lo hanno arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso il funzionamento delle fondazioni in Italia. Il verbale del suo interrogatorio tira in ballo l’ex sindaco di Roma e svela come attraverso la Fondazione Nuova Italia (di cui Panzironi era segretario, il presidente era l’ex sindaco Gianni Alemanno), l’organizzazione di Carminati sia riuscita a muovere tutto il sistema politico, perchè da lì passavano i soldi delle tangenti.
Funzionava così: la Fni, così come, a suo dire, tutte le fondazioni fungevano da salvadanaio.
Un imprenditore versava soldi per finanziarla e in cambio otteneva «tutta una rete di relazioni».
«È un modo di fare che si esercita già da anni», dice Panzironi e quanto ai pagamenti – nello specifico bonifici da 15.000 euro a volta – che faceva Salvatore Buzzi alla Fondazione Nuova Italia dice: «Beh, veramente lo ha sempre fatto (di pagare dopo le assegnazioni dei lavori, ndr ), pure prima e lo ha fatto anche dopo, ma non lo ha fatto tramite me».
Ma se Buzzi rappresentava il cuore delle cooperative rosse, perchè pagare la Fondazione di Alemanno?
«Perchè (faceva) come tutti gli imprenditori romani. Pagano sia destra che sinistra. È una questione di relazioni… ma sicuramente relazioni non riconducibili a me».
Fu infatti l’ex inquilino del Campidoglio a presentargli Buzzi e non viceversa, sostiene Panzironi. «Ho conosciuto Buzzi nel periodo fine 2009 inizi 2010, non ricordo di preciso la data, ma non in un contesto Ama. L’ho conosciuto praticamente nella segreteria del sindaco Alemanno. Io ero andato lì per altre cose e Alemanno me lo presentò come presidente delle cooperative rosse».
Poi iniziò un rapporto. Dice Panzironi: «Buzzi alcune volte mi chiedeva, siccome ero presidente della Multiservizi (un’altra controllata del Campidoglio e partecipata Ama, ndr ) se era possibile partecipare a delle gare ma non verso Ama, verso il verde pubblico e quant’altro, che poi nel tempo non sono mai avvenuti (i pm hanno contato cinque gare vinte dal 2011 al 2013 dalla cooperativa di Buzzi, ndr).
Qualche volta mi ha chiesto di sollecitare dei pagamenti al Comune, cosa che io non ho fatto, ma riferivo alla segreteria del sindaco che c’era Buzzi che aveva esigenze di essere pagato».
Sul perchè si spendesse così per Buzzi ribadisce solo di «non aver mai preso contanti da lui».
Non nega il suo rapporto, stretto, con Alemanno. Al quale spesso dava consigli. «Alemanno (sulla nomina del suo successore, deciso secondo l’accusa gestita dal clan di Carminati grazie all’intervento di Panzironi, ndr) mi chiese consiglio sull’Anelli e io gli dissi: “Guardate è meglio che cercate un manager, diciamo, vero, che sappia fare quel mestiere”. E mi chiese pure qualche consiglio… Ma di tipo professionale, anche nella gestione della famosa ristrutturazione del debito con le banche gli diedi una mano, ma non certo in gare d’appalto perchè non me ne sono proprio occupato».
Fatto sta che le carte dell’inchiesta dimostrano come il suo successore, Fiscon, anche lui indagato, fosse persona gradita a Panzironi.
Federica Angeli
(da “La Repubblica”)
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