PD AL LAVORO PER CANDIDARE ZINGARETTI A ROMA: L’INCOGNITA E’ IL CAOS NEL M5S
DI MAIO CONFERMA LA CANDIDATURA DELLA RAGGI, MA CONTE NON GRADISCE
L’indizio lo fornisce Francesco Boccia, il responsabile Enti locali del Pd che sta seguendo la trattativa sulle elezioni regionali e amministrative: “La legge va rispettata, non chiede a un sindaco quando si candida a presidente di Regione di dimettersi, così come non lo chiede ad un presidente di Regione. Ci si dimette solo quando si ha un altro incarico”.
È un assist a Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, che non ha ancora sciolto la riserva sulla sua possibile candidatura a sindaco di Roma – tanto è vero che lo stesso Roberto Gualtieri, anche lui in lizza, frena e non si espone. Certo è che se si candida l’ex segretario, è difficile che qualcuno possa entrare in competizione con lui. Se così fosse non sarebbero necessarie le sue dimissioni, perché appunto come ha spiegato Boccia non sono previste da alcune legge. Potrebbe casomai lasciare La Pisana a settembre per andare poi alle elezioni a ottobre.
Intanto formalmente i dem lavorano alle regole e alla data delle primarie, che potrebbero essere il 20 giugno o al massimo il 27.
Tutto questo percorso che porterebbe Zingaretti alla candidatura però è pieno di ostacoli e varianti. Primo fra tutti il Movimento 5 Stelle.
Come si è detto da alcuni giorni è partito l’ultimo assalto tra i partiti del centrosinistra per cercare di convincere il governatore del Lazio ad accettare di correre per Palazzo Senatorio, ma l’ex segretario Pd, spiegano fonti qualificate, potrebbe ragionare sulla questione solo qualora ci fosse la garanzia che il suo coinvolgimento in Campidoglio non porterebbe all’uscita del M5s dalla giunta regionale, decretando di fatto la fine della maggioranza nel parlamentino del Lazio.
Al momento, infatti, con le tensioni interne al Movimento 5 Stelle e la transizione alla leadership di Giuseppe Conte non ancora compiuta, nessuno tra i 5 Stelle appare in grado di fornire questa garanzia.
Anche di questo hanno parlato Luigi Di Maio e il segretario Enrico Letta. L’ex capo politico grillino oggi ha confermato il sostegno a Virginia Raggi, che vuole ricandidarsi e non intende fare alcun passo indietro né tanto meno partecipare alle primarie del centrosinistra.
“Non ho chiesto 24 ore a Letta per riflettere” sull’alleanza per le amministrative, spero si possano fare accordi con il Pd in altre città” ma a Roma “noi sosterremo Virginia Raggi”, dice il ministro degli Esteri a ‘L’aria che tira’.
Il ragionamento fatto nelle ultime ore porta a pensare che l’attuale primo cittadino della Capitale, qualora venisse scaricata dai vertici, si candiderebbe comunque portandosi con sé tutta la base romana: “Gli attivisti, e a Roma ancora sono tanti, ci si rivoltano contro in un attimo”.
Basti pensare che Davide Casaleggio ha già fatto un endorsement a favore della Raggi e lo stesso Alessandro Di Battista non volterebbe mai le spalle a Virginia.
In tutto questo Giuseppe Conte stenta ad avere un ruolo. Il mega evento in programma la prossima settimana, per ufficializzare la sua discesa in campo come capo politico e lanciare la votazione definitiva, è slittato a causa delle beghe legali.
A differenza di Di Maio non vorrebbe chiudere del tutto le porte al Pd a una candidatura comune a Roma. Avrebbe chiesto due settimane di tempo a Enrico Letta per studiare meglio le mosse da compiere ma è stato scavalcato dagli eventi e soprattutto dall’ex capo politico che oggi ha messo il timbro sulla Raggi.
Quindi la speranza per il centrosinistra è, come dice Boccia, “che il candidato del centrosinistra andrà al ballottaggio e mi auguro che gli elettori del Movimento 5 Stelle al secondo turno possano sostenerlo”.
Legate alla Capitale ci sono tutte le altre grandi città in cui si vota, esclusa Milano dove già il centrosinistra andrà da solo.
Conte parteciperà a un incontro con gli attivisti di Torino per decidere cosa fare. Città che, dal momento che Chiara Appendino non si ricandiderà, potrebbe essere lasciata al Pd per accaparrarsi invece Napoli. Ma la domanda che molti si pongono: “Senza un’alleanza a Roma, che alleanza è?”.
(da Huffingtonpost)
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