PER “LIBERAZIONE” MINACCIA CHIUSURA: ANCHE I CONTI SONO IN ROSSO
LO STORICO ORGANO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA CESSERA’ LE PUBBLICAZIONI IL 31 DICEMBRE
La società editrice è giunta alla dolorosa determinazione di sospendere cautelativamente le pubblicazioni il 31 dicembre prossimo, onde evitare l’aggravarsi di uno squilibrio economico gestionale nel prossimo esercizio”.
Così Marco Gelmini, amministratore unico della società che edita Liberazione, ha fissato la data di una chiusura più volte annunciata.
Si convochi immediatamente un tavolo al sindacato per gestire la posizione di giornalisti e poligrafici, ha scritto in una lunga lettera inviata ieri a tutte le parti interessate: è ora di calcoli e carte da firmare per una minaccia diventata realtà .
Liberazione sarà in edicola ancora per due settimane, poi basta.
I numeri di Gelmini sono espliciti: “Relativamente all’esercizio 2010 — spiega la lettera — si registrerà un minore ricavo del 15 per cento a causa delle ridotte provvidenze dell’editoria (-511 mila euro).
Relativamente all’esercizio 2011, si può prevedere un minor ricavo da provvidenze per l’editoria nell’ordine del 70 per cento (superiore quindi ai 2 milioni di euro rispetto alle previsioni di bilancio della società editrice!)”.
Il direttore Dino Greco traduce: “Di fatto siamo al capolinea, hanno deciso di tenere l’acqua sporca e gettare il bambino. Con un piccolo aiuto alle testate che fanno davvero informazione si poteva portare avanti un patrimonio economico, prima ancora che libertario. Come mai questi tecnici non lo capiscono? E come mai la gente invoca la selezione selvaggia del mercato senza rendersi conto che sindacati fuori dalle fabbriche e giornali col bavaglio sono la ricetta già vista in Italia nel 1933?”.
Di certo la sinistra italiana rischia di sparire in blocco dalle edicole: Unità , Europa, Manifesto, Liberazione.
“In vent’anni non avevamo mai smesso di uscire, mai — spiega Carla Cotti del cdr —. Siamo molto preoccupati. Dopo il sacrificio degli ultimi anni ci bastava poco per ripartire. L’organico al lavoro è passato da 30 a 7 redattori, da 20 a 6 i poligrafici, tutto per mantenere una testata storica, e libera. Vogliamo lasciare l’Italia in mano solo ai grandi editori? Perchè non sostenere la piccola stampa con un fondo di solidarietà a carico di chi si spartisce la pubblicità ?”.
Liberazione, nata negli anni Settanta per gemmazione gratuita del settimanale edito dai Radicali, dal 1991 a oggi ha rappresentato la voce dei comunisti italiani.
Lanciata da Oliviero Diliberto, magnificata da Sandro Curzi nel suo momento di massima affermazione intorno agli anni Duemila, ha poi vissuto un declino costante. La gestione di Piero Sansonetti, cercando il rilancio e aumentando le spese, aveva lasciato un conto pesante.
Con Dino Greco, dopo tre anni di sacrifici, la scialuppa era tornata sulla linea di galleggiamento. Stavolta, però, sta mancando l’acqua, si va tutti in secca.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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