PERCHE’ ALLA FINE VOTEREMO CON IL PROPORZIONALE
E’ UN SISTEMA DOVE NESSUNO VINCE, MA ALMENO NESSUNO PERDE E TUTTI SONO RAPPRESENTATI
Il nuovo anno ci porterà alla fine della legislatura, con il dilemma della legge elettorale con cui andremo a votare.
Dilemma che diverrà di impellente attualità dopo che a fine gennaio la Corte costituzionale, molto probabilmente, annullerà il c.d. Italicum.
Sappiamo bene che i modelli elettorali sono pressochè infiniti (sono in Italia fra comunali, regionali ed europee ne applichiamo una decina).
Ma, ora, a contendersi il campo abbiamo sostanzialmente due ipotesi. Entrambe già note al corpo elettorale:
il Mattarellum, con cui abbiamo votato dal 1993 al 2005; un maggioritario a turno unico per il 75 per cento dei voti, con il recupero proporzionale del restante 25%.
Un sistema misto che incentiva le coalizioni, perchè i 3/4 dei seggi (475 alla Camera e 232 al Senato) sono assegnati a chi vince il collegio, per cui si punta a coalizioni pre-elettorale.
La storia ci insegna che queste coalizioni (Ulivo, Polo delle libertà , Polo del Buon governo) non sempre restavano coese dopo il voto, ma tendenzialmente individuavano un leader che diventava presidente del Consiglio (almeno a inizio legislatura), con governi abbastanza lunghi (Berlusconi II, Prodi I).
il proporzionale, sistema con cui abbiamo votato dal 1948 al 1992. Un sistema semplice, a preferenza unica: tutti i seggi vengono assegnati in base ai voti ricevuti, senza sbarramenti o premi di maggioranza.
In tal modo ciascun partito ha generalmente corso da solo per poi giungere ad accordi dopo le elezioni, per raggiungere la fiducia.
La storia ci fa ricordare il sistema del “penta-partito”, in cui accanto alla Dc e al Psi i partiti minori diventavano decisivi per raggiungere la maggioranza (Pli, Pri, Psdi).
In genere ci ha portato ad avere governi più fragili e di breve durata (salvo Craxi I, Moro III, De Gasperi VII).
Oggi noi abbiamo un sistema politico confuso, con tre schieramenti, ciascuno alle prese con i suoi problemi interni.
A cui si aggiunge una grande disaffezione popolare e tanta incertezza.
In questo quadro i partiti sceglieranno l’azzardo di un sistema elettorale che consentirà a qualcuno di vincere o preferiranno un sistema in cui non perde nessuno?
Davvero non ho dubbi.
Il Mattarellum è un modello troppo azzardato in questo quadro, ancor più se corretto con un piccolo premio di maggioranza che sostituisce il recupero proporzionale.
Ma oggi, il Pd ha paura dei 5 Stelle. I 5 stelle tentano il grande passo. Le minoranze a sinistra provano a organizzarsi. Il Centro-destra è frammentato.
Tutti sanno che il voto è imprevedibile, come accaduto il 4 dicembre.
Allora meglio il sistema proporzionale che non fa vincere nessuno, ma nemmeno farà perdere nessuno. A ciascuno il suo e basta.
Senza il rischio di dover lanciare i dadi.
Se avessi 1 euro da scommettere, scommetterei di votare con il proporzionale in autunno 2017 o ancor più probabilmente a febbraio 2018.
Alfonso Celotto
(da “Huffingtonpost”)
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