POLTRONE PER GLI AMICI: COSI’ MELONI HA PIAZZATO PARENTI E FEDELISSIMI
QUELLA CHE DICE “BASTA AMICHETTISMI” HA SISTEMATO 60 NOMI CON LA TESSERA DI FDI E LEGA
Nel salotto accogliente di Quarta Repubblica sull’altrettanto canale amico di Rete 4, Giorgia Meloni a favore di telecamere ha così detto (urlato per la precisione): «Ho dato inizio alla stagione del merito che pone fine a quella dell’amichettismo. È finito il mondo nel quale per le nomine pubbliche la tessera del Partito democratico fa punteggio. Ora conta il merito e le carte le do io».
Parole forti, chiare si direbbe. E anche giuste, se riferite al fatto che «adesso» per le nomine non si guarda alla tessera di partito, anche del Pd chiaramente, ma al merito.
Ma è proprio così? Davvero il primo governo di destracentro guidato da una donna in questo anno pieno di potere ha nominato solo guardando al tanto declamato merito?
Repubblica ha passato al setaccio tutte le nomine fatte e gli incarichi dati dallo scorso novembre a oggi da Palazzo Chigi, nei ministeri e soprattutto nelle società controllate.
Intanto i numeri: a oggi sono circa sessanta i politici non ricandidati o non eletti che hanno ricevuto una poltrona dal governo del merito. E tutti con la tessera, loro sì, di Fratelli d’Italia, Lega o Forza Italia.
Parenti e affini
Ma andando al partito di governo di Meloni, qualche curiosità non manca. Al netto della triade presidente-cognato ministro dell’Agricoltura-sorella alla guida del partito di maggioranza che detta la linea in Parlamento: una triade di sangue e affini che non si era mai vista dalla nascita della Repubblica.
Restando ai parenti e in zona Palazzo Chigi, Meloni ha nominato la sua storica collaboratrice Giovanna Ianniello come responsabile eventi di comunicazione: suo cognato, Paolo Quadrozzi, ha un incarico nello staff del sottosegretario Alfredo Mantovano.
A proposito di famiglie, Marco Osnato, cognato di Romano La Russa (fratello del presidente del Senato) è dato in grande ascesa nel partito lombardo ma non solo: per lui è stato scelto il ruolo di presidente della delicata commissione Finanze alla Camera. In orbita familiare, il figlio di Ignazio La Russa, Geronimo, è stato nominato dal ministro di Fratelli d’Italia Gennaro Sangiuliano come componente del cda del Piccolo teatro di Milano. Parenti e affini.
Il giornalista Alessandro Giuli dallo stesso ministro è stato indicato alla guida del Maxxi di Roma, la sorella, Antonella, già portavoce del ministro Lollobrigida è da poco entrata nell’ufficio stampa della Camera in quota FdI (incarico fino a fine legislatura).
Se si allarga l’orizzonte alla Lega, nello staff di Matteo Salvini a Palazzo Chigi nel ruolo di vicepresidente si trova Leonardo Foa come esperto comunicazione e compenso da 120 mila euro: è il figlio di Marcello Foa, ex presidente in quota leghista della Rai e oggi conduttore di un programma su Radio Uno.
In un ramo non proprio distante dal ministero dello Sport guidato dal meloniano Andrea Abodi, la Figc, sono stati assunti recentemente la figlia del ministro leghista Giancarlo Giorgetti a Casa Italia e il figlio del segretario e ministro di Forza Italia Antonio Tajani al comitato Europei 2032: «È escluso qualsiasi potere di vigilanza e controllo da parte delle autorità di governo sulle nomine della Figc — ha detto Abodi — credo che chi ha un cognome non deve avere privilegi ma non vorrei arrivare al punto che avendo un cognome si debba avere addirittura un danno». Per carità.
Le tessere e gli incarichi
Tornando alle nomine politiche, e all’affermazione secondo la quale non si guarderanno le tessere ma il merito, sul fronte meloniano questo principio vacilla. A
lessandro Zehentner candidato al Senato per FdI è stato nominato nel cda dell’Enel, per dire, e Francesco Macri, meloniano di Arezzo, nel cda di Leonardo. Mentre Fabio Tagliaferri è stato appena indicato alla guida della società in house del ministero dei Beni culturali, Ales: lui di sicuro ha la tessera di FdI, essendo stato scelto dalla responsabile del partito, Arianna Meloni, sorella di Giorgia, come delegato alle alleanze nel territorio.
A proposito di nomine, se l’ultima è quella di Tagliaferri, la penultima è quella di Carlo Molfetta alla guida dei Giochi del Mediterraneo (medaglia d’oro taekwondo alle Olimpiadi 2012 e definito dal Fatto Quotidiano «compagno di burraco di Giorgia Meloni»).
Ma la prima in assoluto fatta dal governo di destracentro è stata quella del semisconosciuto ingegnere Claudio Anastasio alla guida della 3I spa: a suggerire il suo nome Rachele Mussolini, nipote del Duce.
Anastasio resterà in carica pochi mesi, dimettendosi dopo aver inviato una mail al cda citando il discorso di Mussolini all’indomani dell’omicidio del socialista Giacomo Matteotti. Non si sa se ha la tessera, ma si sente a casa in Fratelli d’Italia tanto da chiedere alla festa dei meloniani «come sta il nostro partito», Paolo Corsini: promosso nella Rai di Meloni a responsabile degli approfondimenti. E in Rai a promozioni di area non ci si è fatto mancare nulla.
Negli staff i riciclati
Un eldorado per chi non è stato rieletto nei tre partiti di maggioranza è comunque quello degli staff ministeriali. Il record assoluto di riciclati con la tessera spetta alla Lega di Salvini: che non a caso ha indicato il nome del ministro «all’Istruzione e al merito». Ne abbiamo contati oltre venti.
Ma tornando al partito di Meloni che ha sentenziato «la fine dell’amichettismo», troviamo negli staff ministeriali l’ex sindaco di Verona non rieletto, che ha trovato “riparo” dal ministro Abodi con una consulenza da 50 mila euro; e la candidata al Senato non eletta Dusolina Marcolin, che invece è nello staff del ministro Luca Ciriani (incarico da 80 mila euro).
L’ex deputato meloniano Massimiliano De Toma ha un contratto dal sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, che comunque ha un suo staff che costa “solo” 2 milioni di euro all’anno e, come scritto da La Provincia di Como, è composto per un quarto da comaschi. E indovinate da dove arriva Butti? Il merito, dicevamo.
(da La Repubblica)
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