PRIMARIE PD A NAPOLI: LA DDA APRE UN FASCICOLO PER INFILTRAZIONI MAFIOSE
ALCUNE INTERCETTAZIONI FAREBBERO RIFERIMENTO A MINACCE AGGRAVATE DALL’AVER AGEVOLATO UN CLAN DELLA CAMORRA
Furono le primarie dei brogli, veri o presunti, chissà , il comitato dei Garanti si sciolse senza emettere un verdetto.
Furono le primarie dell’affluenza record, di seggi con un voto espresso ogni ventinove secondi.
Furono le primarie della vittoria di Pirro del bassoliniano europarlamentare Andrea Cozzolino.
Una vittoria mai riconosciuta dal Pd che decise di annullare tutto, di individuare nel segretario provinciale Nicola Tremante il capro espiatorio, commissariando il partito con l’invio del deputato Andrea Orlando, e di candidare a sindaco per il partito di Bersani il prefetto Mario Morcone, esponendolo al massacro.
Furono anche le primarie della camorra?
La Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha aperto un’inchiesta per dare una risposta a questa domanda, ed ha acquisito nella sede democratica di via Toledo gli elenchi dei circa 44.000 votanti che il 23 gennaio scorso versarono un euro per partecipare alle consultazioni più inutili della storia.
Il pm Pierpaolo Filippelli indaga sull’ipotesi di reato di minacce aggravate dall’aver favorito un clan.
Le presunte irregolarità si sarebbero verificate nel quartiere ad alta densità malavitosa di Secondigliano, dove Cozzolino prevalse sul superfavorito Umberto Ranieri di 364 preferenze.
Alla fine l’ex assessore di Bassolino ebbe la meglio su Ranieri di circa 1200 voti.
Seguì una coda infinita di polemiche e di accuse reciproche su chi aveva barato di più e peggio, nei quartieri poveri come in quelli agiati del capoluogo partenopeo.
Ne fecero le spese Cozzolino e la credibilità del Pd napoletano, che subì un durissimo colpo, l’ennesimo.
E Morcone non riuscì nemmeno a raggiungere il ballottaggio, stritolato nella morsa tra l’arancione Luigi de Magistris e l’azzurro Gianni Lettieri.
L’inchiesta giudiziaria sulle primarie napoletane del Pd e di buona parte del centrosinistra è nata per caso.
Il pm l’ha avviata tramite alcune intercettazioni telefoniche relative ad un altro fascicolo aperto da tempo, e relativo a presunti brogli elettorali alle amministrative del Comune di Gragnano, a guida Pdl.
Sui presunti brogli di quelle consultazioni c’è chi ha scritto un libro: “Emozioni primarie”, di Lucio Iaccarino e Massimo Cerulo, due esponenti dello staff elettorale di Oddati, secondo i quali mentre si stava profilando la vittoria di Cozzolino sarebbe avvenuta una telefonata tra Oddati e Ranieri per concordare un ‘travaso’ di consensi dal primo verso il secondo, riscrivendo i verbali e le schede.
Circostanza smentita con decisione da Oddati, che all’uscita del volume ha annunciato azioni legali.
Ora c’è una indagine.
Che non punta sui presunti brogli a tavolino, ma sulla compravendita camorristica dei consensi fuori ai seggi, sulle pressioni, sulle intimidazioni, sul giro di denaro che potrebbe aver accompagnato le votazioni del 23 gennaio.
La Procura sta rileggendo a uno a uno i nomi e i cognomi dei votanti per appurare se tra loro ci sono esponenti di grido della camorra, o affiliati.
E potrebbe presto decidere di sentire i quattro candidati: Cozzolino, Ranieri, l’ex assessore comunale Nicola Oddati e Libero Mancuso, l’unico della rosa estraneo ai democratici, messo in pista dalla sinistra e da Nichi Vendola.
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