PRIMARIE PD LIGURIA: FOTO ALLE SCHEDE, IMMIGRATI E DENARO, ECCO I VERBALI
TUTTI GLI EPISODI CHE POSSONO RIAPRIRE LA SFIDA
File di cinesi che votano, amici del Pd che si presentano al seggio con un codazzo di 30 persone, esponenti di centrodestra che chiedono l’elenco dei votanti, seggi chiusi per i troppi flash di macchine fotografiche che ritraggono le schede.
Non è il racconto delle elezioni in una repubblica delle banane.
Sono episodi riferiti nei verbali presentati ai Garanti del Pd.
Chissà se il voto in massa di cinesi, marocchini e sudamericani ha segnato il destino delle consultazioni che hanno portato alla contestata vittoria di Raffaella Paita. Guardando i risultati ufficiali pare probabile che siano stati decisivi gli scajoliani e gli ex An del Ponente ligure.
Due dati: ad Albenga, cittadina del Ponente ligure, si contano 1500 voti in tutto.
Di questi ben 1300 (quasi il 90 per cento) vanno a Paita e appena 200 a Cofferati. Percentuali bulgare, si diceva una volta. Da queste parti meglio dire scajoliane.
Caso simile a Pietra Ligure: una cittadina che ha regalato a Paita 800 voti di differenza.
Messa insieme con Albenga ha pesato nel risultato complessivo quasi quanto Genova (che ha un numero di abitanti superiore di venti volte).
Già , di rappresentanti politici del centrodestra alle urne se ne sono visti molti: a Beverino, è scritto nelle carte destinate alla Commissione dei Garanti, hanno votato consiglieri comunali Ncd.
Ai seggi di Albisola si è presentato il sindaco Franco Orsi (già scajoliano doc) con tutta la sua squadra. Anche questo è nelle carte.
Infiltrazioni diffuse, massicce. Alla fine forse determinanti.
Più palesi e maldestri altri casi sempre presenti nei verbali destinati ai Garanti. Episodi al limite del grottesco: a La Spezia, denunciano i rappresentanti del seggio Allende, “di prima mattina si sono presentati gruppi di decine di cinesi. Erano accompagnati da italiani, perchè loro non sapevano nemmeno dove mettere la croce”. Ma il troppo stroppia e alla fine le urne sono state momentaneamente chiuse: “Si continuavano a vedere dei flash di macchina fotografica dentro il seggio”.
Cinesi, ma non solo.
A Lavagna è stata verbalizzata la frase sfuggita a un’elettrice al momento di pagare i due euro previsti per il voto: “Ma come, mi avete appena pagato per venire a votare e ora mi chiedete già i soldi indietro?”.
I rappresentanti di seggio di Certosa (periferia di Genova) si lasciano scappare accuse pesantissime: “Il voto qui potrebbe essere stato inquinato dalla malavita”.
Raccontano di file di cinesi e marocchini. Walter Repetti, presidente del seggio, riferisce di gruppi di anziani siciliani: “Li ho visti a metà mattina, saranno stati una quarantina. Non sapevano cosa erano venuti a fare, hanno firmato e poi se ne volevano andare. Gli ho chiesto se non volevano la scheda… ma non sapevano cosa fosse”
Provincia che vai, polemica che trovi.
A Villapiana (Savona) “ci è stato segnalato un rappresentante del Pd locale che come un tour operator accompagnava al seggio interi gruppi di persone”.
Ma non solo: “All’uscita ritirava il cedolino per essere certo che la gente avesse votato”.
Fino alla provincia della scajolianissima Imperia: a Badalucco — secondo le denunce alla Commissione — un simpatizzante di Cofferati si presenta a votare alle otto del mattino, quando il seggio dovrebbe aprire.
Ma scopre che sul registro risultano aver già votato venticinque persone.
Fino a Santo Stefano a Mare. Racconta Giuliana D’Antona, rappresentante di seggio: “Si è presentato un tale, che mi è stato detto essere un sostenitore del centrodestra. Voleva, pretendeva gli elenchi dei votanti. Voleva controllare se i suoi amici avevano votato o se l’avevano fregato… ha detto così, giuro, non credevo alle mie orecchie. Mi ha quasi minacciato: ‘Tu quelle cose me le devi dare, capito?’, ha urlato”. Finirà anche questo nelle carte inviate ai garanti .
Chissà cosa decideranno. A presiedere la Commissione è l’avvocato Fernanda Contri, socialista negli anni d’oro; un passato da giudice costituzionale.
Ma anche da presidente onorario di Italbrokers (società a lungo controllata da un gruppo di amici di Massimo D’Alema e Claudio Burlando, massimo sponsor di Paita). Ma soprattutto, Contri ha ottenuto diversi incarichi di prestigio dal Porto di Genova — presieduto da Luigi Merlo, marito di Paita — e da società da esso controllate.
Insomma, non esattamente una persona ostile alla “cupola” di potere genovese, come l’ha definita Cofferati.
Un guaio per il Cinese? Forse no, visto che Contri era sua testimone di nozze.
Ferruccio Sansa
(da “il Fatto Quotidiano”)
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