PROCESSO ALLE BANCHE: CHI HA TRUFFATO I RISPARMIATORI
SALVATAGGI IN EXTREMIS, CROLLI IN BORSA, CONTI OPACHI E CREDITI INCAGLIATI PER CENTINAIA DI MILIARDI: ECCO CHI HA SBAGLIATO
Banche quasi fallite, salvate in extremis dal governo appena due mesi fa.
Banche in vendita, almeno otto o nove, senza nessun compratore che si profili all’orizzonte.
Banche con i conti in bilico, zavorrate da decine di miliardi di crediti inesigibili. Eccoli, gli ingredienti del tracollo di Borsa che nei giorni scorsi ha affossato il nostro sistema creditizio.
Una tempesta perfetta. Perchè di colpo, con l’entrata in vigore delle nuove regole sui salvataggi bancari, il cosiddetto “bail in”, è andata in pezzi ogni procedura che in passato è servita per affrontare le situazioni di crisi.
Gli sceriffi del credito adesso stanno a Francoforte, alla Bce. E la Banca d’Italia non è in più in grado, come aveva sempre fatto in passato, di risolvere le situazioni difficili pilotando fusioni e acquisizioni.
Si è aperta una nuova era, di gran lunga più ricca di incognite rispetto al passato. Gli investitori di tutto il mondo da tempo si chiedevano se le nostre banche sarebbero state pronte per affrontarla.
La risposta dei mercati è arrivata forte e chiara con i tracolli di Borsa dei giorni scorsi. E l’instabilità , con effimere fiammate al rialzo e nuovi crolli repentini, minaccia di durare ancora lungo.
L’ inchiesta de l’Espresso ricostruisce il percorso che ha portato il sistema creditizio fin sull’orlo di un rovinoso crac.
Un percorso in cui gli errori dei banchieri si sommano a quelli della Vigilanza, cioè di Banca d’Italia e Consob.
Da una parte gli istituti si trovano a fare i conti con una montagna, circa 200 miliardi, di prestiti ormai impossibili da recuperare, frutto della crisi economica ma anche si crediti concessi ad amici e raccomandati invece che agli imprenditori meritevoli di fiducia.
Per non parlare della gestione dei controlli, che ha portato Bankitalia e Consob a naufragare nella burocrazia, prolungando le crisi anzichè risolverle.
Con il risultato di danneggiare gli investitori anzichè proteggerli, come si è visto nel caso di Banca Etruria e delle altre tre banche arrivate al capolinea col decreto del governo di novembre, ultimo e più clamoroso esempio del fallimento di un sistema.
Vittorio Malagutti e Luca Piana
(da “L’Espresso”)
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