PROCESSO BERLUSCONI: ALTRI DIECI PARLAMENTARI COMPRATI? SPUNTA LA COMPRAVENDITA-BIS
ACCERTAMENTI SUGLI EX FLI POLIDORI, SILIQUINI, CATONE E MOFFA ED EX MPA…SI SOSPETTA PERSINO SIA STATO RICICLATO DENARO PROVENIENTE DAI RIMBORSI ELETTORALI
Sergio De Gregorio non sarebbe stato l’unico, ma solo uno dei primi, alla voce “senatori comprati”.
Una seconda inchiesta è stata aperta dalla Procura su presunti casi di voti venduti in Parlamento dai banchi dell’opposizione a favore dello schieramento berlusconiano, in cambio di denaro o altre utilità .
È il giorno in cui si apre, a Napoli, il processo per corruzione a carico di Silvio Berlusconi e Valter Lavitola sui 3 milioni di euro versati a De Gregorio: un’udienza movimentata, in cui il Cavaliere è dichiarato “contumace”, le eccezioni sollevate dai difensori Michele Cerabona e Niccolò Ghedini vengono respinte e ricompare in toga anche Antonio Di Pietro, eterno rivale del Cavaliere, stavolta come avvocato di Italia dei Valori, parte civile in dibattimento.
Ma nelle stesse ore gli inquirenti sono alle prese con un fascicolo gemello: l’istruttoria sulla “compravendita bis”.
La nuova indagine parte dalle ipotesi di illecito finanziamento e corruzione. Esamina la posizione di una decina di parlamentari. E sta già producendo un’analisi serrata della Guardia di Finanza sui conti di alcuni ex parlamentari e su società riconducibili all’ex premier.
Si sospetta che sia stato“ riciclato” per le tangenti perfino il denaro proveniente dai rimborsi elettorali.
Sotto la lente, episodi noti e già avvolti dalla polemica politica.
Ma ora i pm Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock, Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio, con gli specialisti della Tributaria guidati dal colonnello Nicola Altiero, stanno riannodando i fili delle singole votazioni “sospette”, avvenute non solo all’epoca del governo Prodi, ma anche nelle successive stagioni del 2010 e 2011, da parte di esponenti dell’opposizione.
Il voto favorevole a Berlusconi sarebbe stato poi ricompensato – è l’ipotesi – con dazioni in denaro, oppure incarichi o vari benefit.
Proprio come avvenne con la cosiddetta “Operazione libertà ” su cui l’ex senatore De Gregorio ha vuotato il sacco.
In cima ai nuovi accertamenti dei pm, la data del 14 dicembre 2010: giorno della mozione di sfiducia promossa da Futuro e Libertà di Gianfranco Fini.
Ma il governo Berlusconi regge, Silvio ce la per 314 voti contro 311, e Fli si spacca. Sotto il fuoco dei finiani finiscono i loro quattro colleghi schierati col Cavaliere: Catia Polidori, Maria Grazia Siliquini, Giampiero Catone votano contro la sfiducia, Silvano Moffa si astiene.
La Polidori diventerà , a maggio, sottosegretario allo Sviluppo economico e, ad ottobre viceministro.
La Siliquini verrà nominata nel Cda delle Poste: ma poichè si attendeva un incarico da presidente, e anche in ragione di una incompatibilità , torna in Parlamento.
Moffa entrerà nel gruppo dei “Responsabili” pro-Berlusconi e voterà in sintonia con il Pdl anche il 3 febbraio 2011, per il no all’autorizzazione sulle perquisizioni per il caso Ruby.
L’altro voto al vaglio dei pm è quello del 5 aprile 2011 che dice sì al conflitto di attribuzione da sollevare davanti alla Consulta per provare a togliere ai giudici di Milano il processo su Ruby.
Anche quella seduta raggiunge l’obiettivo per una manciata di voti: il Pdl conquista i voti dei Lib-dem, i liberal democratici, insieme con l’ex Mpa Aurelio Misiti.
Anche quest’ultimo verrà poi nominato sottosegretario alle Infrastrutture, nello stesso Consiglio dei ministri che premia anche l’impegno della Polidori.
Si va verso un’iscrizione nel registro degli indagati di alcuni parlamentari: un atto a tutela, per consentire di difendersi da eventuali tentativi di calunnia.
Oggi sarà formalizzata la costituzione di parte civile del Senato (con quelle del Codacons e di 58 cittadini marchigiani): primo atto di una storia ancora tutta da scrivere.
Conchita Sannino
(da “La Repubblica“)
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