QUEL NONNO DI KIEV PIEGATO SULLA NIPOTE DILANIATA A 9 ANNI
DOVE I BAMBINI MUOIONO E I VECCHI RESTANO VIVI A SOFFRIRE
La fotografia l’abbiamo sotto gli occhi e sotto le dita. Il volto non lo vedo, coperto dalla reverenza di un lenzuolo bianco. Non lo vedrò mai. Non saprò se questa bambina di Kiev era bionda o bruna, se era paffuta, se le sue mani cominciavano ad acciuffare le cose… e gli occhi…? Dolci o fieri? Vedo il nonno che la veglia abbandonato su una di quelle sedie di plastica degli umili bar di periferia senza che gli escano parole di dentro: l’illusione di possedere ancora la persona che si ama, di incorporarsi in lei, non fare più che una cosa con la sua sostanza, essere trasformati nel proprio amore vivente… E provare nella carne l’orrore di questa assenza infinita. Vorremmo fargli dono di una tenerezza divina, una consolazione che non sia dell’uomo.
Chissà se lei ha capito che di questo si trattava, di morire. Un cuneo di verità nel soffice non sapere dell’infanzia, le ha strappato l’ingenuità come una benda dagli occhi e ha visto in un lampo tutto ciò che la bomba le toglieva. E’ una immagine sconvolgente perché per metà è di morte e per metà di quiete; più esattamente di un distacco calmo e prematuro come se cose del mondo lì si fossero scolorate d’improvviso. Già: i bambini ucraini, i bambini di Aleppo, di Sanaa, di Sarajevo, di Kabul…
C’è sempre qualcosa di incomprensibile nell’orrore. Non riesci a reagire in modo sensato: repulsione, dolore, paura , lutto, vergogna e nulla di sensato. Nel momento in cui lo vedi ti domandi se riesci davvero a vedere quello che stai vedendo. La cronaca spiega che è stata uccisa da un bombardamento russo , uno dei tanti di questi giorni sulla capitale, in un luogo, l’ucraina, dove da più di un anno!, non è la morte ma la vita ad apparire come un incidente del destino. La vita degli innocenti, dei miseri, dei travolti dalla Storia crudele e dai suoi lucidi burattinai.
Un credente direbbe che bisogna trovare la parola e la speranza che diano alla morte un senso e consentano di non ribellarsi veramente ad essa come di fronte a un fatto crudele e totalmente insensato. E forse così potremmo chiamare questa una buona morte, “sora nostra morte corporale’’.
Tratteniamo il respiro, tendiamo l’orecchio. Si vorrebbe esser santi un minuto solo. Di fronte a questa morte, a queste morti è possibile? Per quanto breve tempo questa bambina Ucraina ha respirato la dolcezza di essere, la sensazione insostenibile improvvisa evanescente deliziosa di esistere. Ci mancano i termini per definire tutto questo. le lingue sono nate insieme con l’ordine delle cose. Abbiamo parole per esprimere anche il disordine che c’è dietro questa morte. Sì: crimine, delitto, omicidio ma c’è chi dirà con ipocrita benignità: errore, fatalità, inevitabilità della guerra. Ognuna di esse è troppo poco.
Il silenzio di dio in questa strada di Kiev è liscio e compatto, sembra essere l’essere stesso del mondo. Forse bisognerebbe aggiungere che di fronte a questa immagine l’umanità scopre di esser mortale. Prima di immagini come questa il vuoto della morte dei singoli poteva esser riempito da altre parole, la Storia, il diritto, la potenza, la necessità, la vittoria. La guardi e dici: adesso non più. la coscienza di ognuno ne ha la sensazione oscura. L’umanità è diventata eguale all’uomo mortale.
Per dichiarare guerra alla guerra, per fissare implacabili il suo essere crimine assoluto e totalmente odioso basta questa foto: la guerra è dove tutto è capovolto e chi ha lanciato il missile diventa eroe e non assassino, i bambini muoiono e i vecchi restano vivi, a soffrire.
(da La Stampa)
Leave a Reply