REGIONE LOMBARDIA, SUONA L’INNO NAZIONALE E I LEGHISTI SE NE VANNO AL BAR
INDEGNO SPETTACOLO DEI CIALTRONI LEGHISTI ALLA PRIMA SEDUTA INTRODOTTA DALL’INNO DI MAMELI…IL PDL FA FINTA DI LAMENTARSI E LA RUSSA PARLA DI “VIGLIACCHI”: MA I VIGLIACCHI VERI SONO QUELLI CHE CONTINUANO A GOVERNARE CON LA FECCIA PADAGNA
Alla «prima» dell’inno di Mameli eseguito nell’aula del Consiglio regionale della Lombardia in onore dei 150 anni dell’Unità d’Italia, i leghisti, come annunciato alla vigilia, non hanno partecipato.
Gli esponenti della Lega Nord nel Consiglio, che si erano opposti alla legge regionale che prevedeva l’esecuzione dell’inno nazionale nella seduta di oggi, sono usciti dal’Aula prima dell’esecuzione patriottica che ha dato il via alla seduta per celebrare il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Per il Carroccio era in Aula solo il presidente del Consiglio regionale, Davide Boni, per svolgere il suo ruolo istituzionale.
Gli esponenti della Lega, si sono fermati a prendere un caffè alla buvette.
Un gesto abbastanza prevedibile, quello della Lega già contraria alla festa del 17 marzo, ma che comunque ha creato scalpore prima ancora di venir messo in pratica.
Il governatore Roberto Formigoni, come annunciato, era invece in aula, con una spilla con il simbolo 150 sulla giacca.
«Settanta secondi di Inno di Mameli non fanno male a nessuno, sono un simbolo importante di quello che siamo», ha commentato, all’uscita dei consiglieri leghisti. «Da lombardi partecipiamo alla festa del tricolore. La Lombardia ha avuto una parte molto grande nella costituzione dell’Unità di Italia, abbiamo dato un contributo di sangue e di ideali e oggi continuiamo ad essere la locomotiva dello sviluppo dell’Italia in Europa e nel mondo».
Il presidente Boni, presente in aula «suo malgrado», ha poi commentato: «Purtroppo non ho potuto bere il cappuccino con gli altri del mio gruppo. Ero in Aula perchè sono il presidente di tutti, ma idealmente non l’ho sentito”
Boni ha infine dato ordine ai commessi di evitare che durante l’esecuzione dell’Inno venissero sventolati Tricolori. «Queste cose – ha ribadito – vanno fatte con sobrietà e solennità nel rispetto di tutti, non come se fossimo una squadra contro l’altra».
«Penso che il miglior modo per onorare le istituzioni sia lavorare nell’interesse dei lombardi». Così il vicepresidente della Regione Lombardia, Andrea Gibelli, mentre sui leghisti si scatena la bufera delle polemiche.
«È gravissimo che i consiglieri regionali lombardi della Lega siano usciti oggi durante l’esecuzione dell’inno di Mameli. È un vero e proprio schiaffo al Paese. Se non si sentono italiani si dimettano e rifiutino il lauto stipendio che gli arriva puntuale a fine mese», afferma il portavoce dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando.
«Chi non riconosce lo Stato che governa – afferma in una nota Alessandro Maran, vicepresidente dei deputati del Pd – dovrebbe trarne le conseguenze. Non si può essere ministri, governatori, sindaci, assessori, consiglieri di un esecutivo nazionale, di una regione, di una provincia e di una città se non si approva l’ordinamento dal quale queste articolazioni discendono.
Dal canto suo Alessandro Pignatiello, coordinatore della segreteria nazionale del PdCI-Federazione della sinistra, ritiene «intollerabile che i consiglieri regionali lombardi della Lega siano usciti oggi durante l’esecuzione dell’inno di Mameli.
I leghisti che fanno parte del governo o si dissociano pubblicamente da quanto fatto dai loro colleghi di partito a Milano o escano immediatamente dal governo nazionale della Repubblica italiana, che come recita la Costituzione è una e indivisibile, e sulla quale hanno giurato prima di fare i ministri. La Lega è secessionista. Chi non lo ha ancora capito continua a fare del male al Paese e alla sua unità , che ipocritamente festeggia ma che nei fatti calpesta ogni giorno».
Dura presa di posizione dell’assessore lombardo alla Sicurezza e coordinatore provinciale milanese del Pdl, Romano La Russa, contro la decisione leghista di disertare l’aula. «Oggi è una data importante e significativa per la nostra regione, giorno di gioia e di orgoglio, ma per qualcuno è anche la più triste della vita politica lombarda – sostiene il fratello di Ignazio La Russa, in una nota – Totale disprezzo per il gesto inqualificabile di quei consiglieri che si sono rifiutati di entrare in aula durante l’esecuzione dell’inno nazionale».
«Chi non rende onore alla propria bandiera – continua – al proprio inno e alla Patria non può che essere definito vigliacco e la sua esistenza meschina».
Ma allora qualcuno ci spieghi chi è più vigliacco: chi lascia l’aula durante la esecuzione dell’inno nazionale della propria Nazione o chi condanna l’episodio ma dopo due minuti è al governo regionale con simile feccia?
Caro La Russa, sei senza palle: se fossimo stati al tuo posto, stamane avrebbero dovuto chiamare il reparto mobile per sedare la rissa in Consiglio e stai tranquillo che domani sarebbe già indette nuove elezioni.
Da una parte i pataccari padagni, dall’altra tutti gli altri partiti, uniti in una coalizione di liberazione dai razzisti.
E poi vediamo come andrebbe a finire: magari qualcuno che oggi è andato al bar sarebbe costretto a tornare a lavorare, ammesso che abbia mai lavorato in vita sua.
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