“RESPONSABILI” DA MANEGGIARE CON CAUTELA
CONTE NON SI FIDA DI RENZI E HA CAPITO DI ESSERE IL SUO OBIETTIVO… ECCO PERCHE’ MONITORA I MOVIMENTI AL SENATO E NON ESCLUDE UN CONTI-TER
Giuseppe Conte non si fida. Non si fida dell’improvvisa pax renziana, il giorno dopo lo tsunami. Contro il muro di Palazzo Chigi si sono abbattuti i cavalloni dei voti con l’opposizione di Italia Viva. Quello annunciato sulle concessioni autostradali.
E quello che ha fatto vacillare i numeri al Senato sulla prescrizione, con la cosa giallorossa a vacillare e a resistere per un solo voto di scarto.
E l’onda d’urto della diserzione del Consiglio dei ministri, con l’assenza dell’intera delegazione dell’ex rottamatore, definita “grave” dal premier.
Oggi l’improvvisa retromarcia. “Voteremo la fiducia al decreto Milleproroghe”, spiegano i renziani, il testo sul quale hanno provato il blitz per ribaltare il tavolo.
“Il lodo Conte è incostituzionale”, spiega Matteo Renzi in quello che però promette di essere l’ultimo post sul tema. Fonti del partito ammorbidiscono ulteriormente le posizioni: “Voteremo la riforma del processo penale decisa ieri in Cdm — spiegano — Poi quando arriverà la discussione sulla prescrizione, si lavorerà per le modifiche. Ma sulla velocizzazione dei tempi della giustizia abbiamo sempre detto che per noi è una priorità ”.
Il presidente del Consiglio sente puzza di bruciato. Un uomo a lui vicino la mette così: “La questione generale non è rientrata. Siamo semplicemente nell’occhio del ciclone”. In quello spazio di calma assoluta che segue la tempesta e ne vede arrivare un’altra nel prossimo orizzonte.
Sono troppi i nomi, troppe le suggestioni, troppi gli schemi alternativi che si sentono girare. Da Mario Draghi a Roberto Gualtieri, gli sherpa in cerca del nuovo Carlo Azeglio Ciampi si fanno latori di messaggi incrociati e spargono veline.
Il premier ha capito che l’obiettivo finale dell’operazione è lui e il ruolo che ricopre. E non è deciso a farsi cucinare a fuoco lento.
Chi l’ha incrociato negli ultimi giorni lo descrive livido come poche altre volte prima nei confronti di Renzi e dei suoi. Ma ripete anche a più riprese di mantenere la calma, di non farsi sfuggire la situazione di mano.
Ecco che il capo del governo diventa uno dei principali frenatori di chi vuol correre in direzione di nuovi gruppi che puntellino la maggioranza.
Conte non vuol fornire nessun alibi a chi lo vuole terremotare. Sa che in uno scontro in campo aperto con tutta probabilità ne uscirebbe malconcio.
Le stesse intemerate nei confronti di Italia viva — “Fanno opposizione aggressiva e maleducata” ha detto appena ieri — sono frutto più di un pressing serrato del Partito democratico che non di una personale convinzione. Intendiamoci, non che il premier non lo pensi. Ma il suo registro pubblico e la sua strategia di lungo periodo mettono in conto pazienza e cesellatura, non con un continuo ricorso al braccio di ferro.
Complice una telefonata con il Quirinale, nella conferenza stampa di mezzanotte i toni si erano già ammorbiditi rispetto a sole poche ore prima.
Palazzo Chigi monitora con attenzione i movimenti. Soprattutto quelli a Palazzo Madama. Non c’è nessuna contrarietà ad allargare il perimetro della maggioranza a volenterosi folgorati sulla via del seggio, oltre che su quella di Damasco.
Il premier non esclude di poter arrivare a un suo governo-ter senza Italia Viva. Un’opzione, al momento. Ma in ogni caso vuole manovrare con passi ponderati, la fretta è cattiva consigliera.
Conte punta a logorare il grande avversario prima di essere logorato. “Dobbiamo lavorare, gli italiani ci chiedono di lavorare, non di litigare”, ripete ossessivamente. Senza sapere ancora bene quanto tempo avrà per farlo.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply