RIFORME IN AULA SENZA ESCLUSIONE DI COLPI: IL GIORNO PIU’ LUNGO DELLA LEGISLATURA
IL DDL BOSCHI IN AULA MA GRASSO NON SCIOGLIE LE RISERVE SULL’ART. 2
È stato il giorno più difficile dalla ripresa dopo la pausa estiva. Il giorno dei colpi di scena sulle riforme costituzionali.
Il giorno di riunioni e contatti febbrili per ottenere quella certezza: il governo può contare su 155-165 voti in aula al Senato, dicono da Palazzo Chigi.
E ora che Matteo Renzi ha ottenuto quello che gli premeva di più in questo momento, cioè portare il ddl Boschi al ‘sicuro’ in aula senza passare dal voto (insicuro) in commissione, non gli resta che aspettare la decisione di Pietro Grasso sugli emendamenti all’articolo 2, quello sull’elettività dei senatori preso di mira dalla minoranza Pd.
Ma in vista di quel momento, non prima della prossima settimana, Renzi ha già deciso la sua strategia.
Se Grasso ammetterà gli emendamenti all’articolo della discordia, una delle conseguenze più immediate saranno le dimissioni della presidente della Prima Commissione Anna Finocchiaro, che si sentirebbe smentita dal presidente del Senato, visto che lei in commissione non li ha ammessi.
Sarebbe stata la stessa Finocchiaro a parlarne in un vertice con il capogruppo Luigi Zanda e il ministro Maria Elena Boschi al Senato intorno all’ora di pranzo.
Se invece Grasso non ammetterà modifiche, allora, dice il premier ai suoi, un minuto dopo si fa l’accordo con il Pd.
Se poi il governo dovesse andare sotto in aula, non c’è altra via che le elezioni anticipate, ha spiegato Renzi ai capigruppo di maggioranza.
Una chiacchierata al volo stamattina, a margine della riunione mensile con tutti i capigruppo del Parlamento istituita a luglio per fare il punto sulla sicurezza del paese per via dell’emergenza immigrazione.
Ma in questi giorni tutte le riunioni sono occasione per mettere a punto la tattica sulle riforme, l’ostacolo più alto che Renzi si trova davanti prima della legge di stabilità .
E’ per questo che stamattina ha preso anche la decisione di riunire la direzione del Pd per lunedì prossimo. Decisione che era nell’aria già da ieri, per la verità .
Il segretario vuole fare il punto con il suo riottoso partito. Ma non solo sulle riforme. Parlerà anche della legge di stabilità , come gli chiede da giorni Pier Luigi Bersani.
E chissà che questo tema non risulti ponte di dialogo con l’ex segretario, che in fondo i renziani hanno sempre considerato il più ‘ragionevole’ tra gli interlocutori della minoranza Dem.
Non così i senatori bersaniani. Scatenati in vista del voto in aula.
Renzi conta però di convincere almeno 6 di loro, se non addirittura 10 che si smarcherebbero così dai 28 firmatari delle richieste di modifica all’articolo 2.
“Era già tutto organizzato — dice Loredana De Petris di Sel — E’ arrivato ieri il diktat di Palazzo Chigi di fare così e loro hanno obbedito. La presidente della commissione Finocchiaro ha dichiarato ieri l’inammissibilità degli emendamenti per far trovare Grasso davanti al fatto compiuto…”.
Ora l’opposizione non si aspetta alcun aiuto da Grasso. Ma Renzi non sa ancora come agirà il presidente.
Confida che alla fine non ammetterà gli emendamenti all’articolo 2, non riaprirà il ‘vaso di Pandora’ che il premier considera già archiviato, non più modificabile in quanto approvato negli stessi termini nelle precedenti letture.
“Doppia conforme”, si dice in gergo. E quella preposizione cambiata alla Camera (“nei” al posto di “dai”), ripetono i suoi, non cambia il senso dell’articolo.
Se Grasso non ammetterà gli emendamenti, un minuto dopo si fa l’accordo nel Pd, è certo Renzi. Perchè a quel punto, in altri articoli emendabili perchè non in ‘doppia conforme’, verrebbe introdotto un listino da affiancare alla scheda dei consiglieri regionali. Così gli elettori saprebbero i nomi dei consiglieri che saranno anche senatori. Barlume di elezione diretta.
Ma quel momento è ancora lontano. La riforma inizia domani il suo cammino in aula. Ma solo mercoledì 23 scadrà il termine degli emendamenti.
E Grasso dirà la sua solo quando la discussione arriverà al punto dell’articolo 2.
Fino ad allora Renzi si sforzerà di dare altri argomenti ai media. Aggiungendo appuntamenti alla sua agenda.
Domani, per dire, oltre alla cena già annunciata con Francois Hollande a Modena, il premier andrà a Piacenza per visitare i luoghi colpiti dall’alluvione di qualche giorno fa.
E alla direzione Pd, non solo riforme, ma anche legge di stabilità : nel tentativo di inquadrare un nuovo argomento che possibilmente non lo porti ad un nuovo cortocircuito con la minoranza Dem.
(da “Huffingtonpost“)
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