RUSSIAGATE, LA CASA BIANCA NEGA DOCUMENTI PER L’INDAGINE
LA COMMISSIONE: “FLYNN PERSEGUIBILE”
La Casa Bianca si è rifiutata di fornire ai deputati che indagano sul Russia-gate informazioni e documenti legati all’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, costretto a dimettersi per aver mentito al vice presidente Mike Pence di aver discusso di sanzioni con l’ambasciatore russo in Usa.
Gli atti negati riguardano il nulla osta di sicurezza e pagamenti ricevuti da organizzazioni legate al governo russo e turco. Sei le richieste della commissione che indaga ma la Casa Bianca ha usato vari motivi per opporsi.
I deputati Jason E. Chaffetz (repubblicani) ed Elijah Cummings (Dem), che guidano la commissione della Camera, sostengono che Flynn potrebbe essere perseguito penalmente e dovrebbe restituire i soldi ricevuti da governi stranieri.
Documenti militari classificati, hanno spiegato, mostrano che Flynn non chiese l’autorizzazione nè informò il governo Usa sui pagamenti per i suoi interventi in Russia nel 2015 e per l’attività di lobbying per Ankara.
Nelle scorse ore intanto è stato reso noto un sondaggio Wall Street Joutnal/Nbc secondo il quale il 73% degli americani non si fida del Congresso e non vuole che siano deputati a senatori ad indagare sullo scandalo delle presunte interferenze di Mosca nelle elezioni presidenziali dello scorso 8 novembre.
La nettissima maggioranza preferisce un’inchiesta indipendente non gestita dai partiti. Questo perchè il 61% non ha fiducia che il Congresso sia in grado di condurre un’indagine corretta ed imparziale sulle ingerenze russe nel voto, mentre il 39% ritiene che l’incarico, oltre alle indagini dell’Fbi e delle agenzie di intelligence, possa essere affidato anche al Campidoglio.
Sia la Camera che il Senato hanno avviato inchieste sul Russigate anche se quella gestita dalla commissione Intelligence della House of Representatives ha visto il suo presidente, il repubblicano Devin Nunes, ex membro delle staff del presidente Donald Trump, ricusarsi perchè aveva fornito alla Casa Bianca informazioni sul fatto che per errore gli 007 britannici avevano intercettato la squadra dell’allora candidato repubblicano.
Notizia smentita da Londra, irata dalle voci.
(da “La Stampa”)
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