SALENTO, I DANNI DEL TURISMO CAFONE: SULLE SPIAGGE DI GALLIPOLI (E NNO SOLO) RENDOPOLI IMPROVVISATE E TANTI RIFIUTI
PORTO CESAREO INVASA DAI CAMPER, DETURPATE DUNE E PINETE
Dopo la pausa imposta dal Covid, il turismo cafone rialza la testa, tornando con prepotenza a lasciare traccia di sé sulle spiagge, nei boschi, nelle pinete, tra le dune di sabbia dei gioielli naturalistici del Salento, sfregiandoli con oscene tendopoli abusive e occultandone le amenità sotto una coltre di pattume. Immondizia, teli sospesi per procurare ombra, panni stesi ad asciugare sulle corde tese tra i tronchi di pini d’Aleppo, tendopoli improvvisate in mezzo alla vegetazione, prive di servizi igienici e acqua corrente. Il clou è stato in questa prima metà di agosto: ragazzini in frotte, provenienti da ogni angolo d’Italia in cerca di divertimento a buon mercato e con pochi spiccioli in tasca, si sono avventurati ancora una volta nel Salento, lasciandosi attrarre dal tam-tam delle chat dove l’estremità del Tacco d’Italia viene descritto come il luogo perfetto per la vacanza sotto le stelle a costo zero, con il suo mare cristallino dove ristorarsi dalla calura e la fitta macchia mediterranea a ridosso delle spiagge ideale per offrire riparo durante la notte.
Una vacanza all’avventura, come quelle dei documentari, salvo violare una sfilza di prescrizioni: campeggio abusivo, deturpamento di bellezze naturali, abbandono di rifiuti e via discorrendo. Ragazzi ignari delle regole, sostiene qualcuno. Ma anche se così fosse, sembrano assenti efficaci politiche di prevenzione, mezzi di dissuasione e attività sanzionatorie. Una cosa è certa: il popolo che rispetta le regole è assai più numeroso rispetto a quello che delle norme se ne infischia o, peggio ancora, le ignora. E quel popolo, come accade a Rivabella di Gallipoli, a Porto Cesareo, a Otranto, ma non solo, è sempre più stanco di sentirsi rispondere che gli uffici sono impegnati in altri servizi, che non ci sono mezzi e personale sufficienti.
Il degrado nella notte di san Lorenzo
In un tale contesto, la notte di san Lorenzo, divenuta ormai appuntamento fisso per migliaia di persone che si radunano sulle spiagge per osservare le stelle cadenti, quest’anno ha lasciato inevitabili strascichi: devastazione delle dune, vegetazione sradicata per accendere i falò rigorosamente vietati, brandelli di tende abbandonati, spazzatura disseminata sugli arenili e nel sottobosco. Resti di bivacchi che nessuno ha avuto il giudizio di raccogliere e portare via. Tanto ci penseranno i Comuni, attingendo denari pubblici dalle loro casse. E se non lo faranno loro ci penseranno i volontari.
A Porto Cesareo c’è anche un’altra emergenza: i camper che questa estate hanno preso possesso dei luoghi più panoramici, anche in questo caso trasgredendo i divieti. Immortalati da un drone, schierati uno accanto all’altro per centinaia di metri a ridosso della costa, i camper si trasformano in una invasiva, artificiale linea di confine tra terra a mare. Eugenio Sambati, consigliere comunale di minoranza e già assessore della giunta cesarina, è sgomento: «In questi giorni, come ogni anno, stiamo assistendo inermi al deturpamento della spiaggia e delle dune ad opera di orde barbariche che non possiamo definire turisti, ma teppisti ecologici. Dispiace dirlo, ma si tratta di un vero e proprio turismo criminale».
«In Salento non c’è un modello di sviluppo»
Parole dure arrivano anche dal presidente di Assoturismo Assohotel di Confesercenti Puglia, Giancarlo De Venuto: «Il turismo cafone è un problema delle destinazioni che hanno appeal. Infatti, lo troviamo anche in Costa Smeralda, a Forte dei Marmi, a Venezia. Lì, però, ci sono strategie per contrastarlo che nel Salento non abbiamo. A Capri molti turisti, appena sbarcati, consumavano il loro pranzo, abbandonavano i residui dei bivacchi e ripartivano senza lasciare nulla all’economia locale. Poi si è trovato il modo per bloccare questo andazzo. La verità è che noi non abbiamo un modello di sviluppo. Ed è inutile dirsi la solita storiella che non ci sono uomini e mezzi, perché oggi – conclude Giancarlo De Venuto – i controlli si fanno con l’elettronica, attraverso le telecamere ed i droni. Se non si cambia registro, il turismo maleducato rischia di fare danni a medio e lungo termine».
(da il Corriere della Sera)
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