SALIS, LA RECONQUISTA DI GENOVA: DAI QUARTIERI POPOLARI AI CETI MEDI
L’ANALISI DEI FLUSSI
Una grande macchia rossa, con qualche puntino di blu. È anche questione di contrasto cromatico, il racconto della vittoria al primo turno del centrosinistra alle comunali di Genova.
Nella mappa del voto della città, quartiere per quartiere, numeri e percentuali spiegano anche politicamente il perché del trionfo di Silvia Salis. A riportare la (fu) roccaforte rossa a sinistra dopo dieci anni, dati alla mano, non è stata infatti solo l’onda lunga della rinascita progressista che lo scorso ottobre aveva portato Andrea Orlando a un soffio dalla vittoria delle Regionali stravincendo nel parziale del territorio genovese.
A risultare decisivo è stato soprattutto l’effetto novità della candidatura della neo sindaca genovese. A dirlo, in qualche modo, sono sia il dato dell’affluenza (+8 rispetto alle scorse Comunali, +3 rispetto alle scorse Regionali liguri), sia i flussi di voti nei rispettivi quartieri della città.
Atterrata sulla scena politica cittadina come novità assoluta, candidatura nuova in tutto (donna, civica, storia a sinistra ma impostazione centrista), con lo spoglio del voto di quartieri e municipi Salis del resto dimostra di aver conquistato i genovesi al di là delle appartenenze più “tradizionali”, e soprattutto di essere stata in grado di riattivare legami con i territori mancati per anni, in area centrosinistra.
È vero che la coalizione progressista raggiunge le percentuali più solide nei quartieri storicamente più a sinistra, quelli di tradizione operaia come Cornigliano (dove Salis ha preso il 64 per cento, più del doppio del candidato del centrodestra, Pietro Piciocchi), Sestri Ponente (60 per cento), Bolzaneto (60 per cento) o la Valpolcevera, la vallata del crollo di ponte Morandi. Ma la sua si può definire un’operazione di “riconquista” in tutto e per tutto. Erano stati proprio i quartieri più popolari, periferie e delegazioni, a voltare le spalle al centrosinistra dieci anni fa, quando prima in Regione poi in Comune la Liguria e Genova iniziarono a guardare a destra.
Se i flussi di voto si sono spostati sul candidato di centrodestra soprattutto nel levante cittadino, nei quartieri più benestanti come la ricca Albaro (dove Piciocchi supera anche il 60 per cento dei consensi), la Foce (52 a 45) e poi Quarto, Quinto e Nervi, il centrosinistra dilaga nella periferia di ponente (a Pegli al 65), nei quartieri dove le scelte dell’amministrazione uscente ha scontentato di più i cittadini come al Lagaccio (il quartiere al centro delle polemiche per il progetto della funivia cittadina portato avanti dal Comune, dove Salis è al 55 per cento) o la Val Bisagno (a Quezzi Salis è al 64, a San Fruttuoso si ferma al 52, a Prato al 58), ma anche in gran parte del centro città.
A parte il quartiere residenziale di Carignano, feudo dell’ex sindaco oggi governatore Marco Bucci, dove Piciocchi ha preso il 56 per cento contro il 38 della diretta avversaria, Salis è data al 62 per cento nella zona del Molo, in area Porto Antico. Al 54 nella benestante Castelletto. A chiedere di voltare pagina, insomma, non sono stati solo i quartieri della tradizione della sinistra genovese, ma anche la parte di città che nel 2017 aveva accolto con favore l’ascesa di un Marco Bucci.
L’attuale presidente della Regione allora era un civico sconosciuto ai più, con nessuna esperienza politica e pochi legami con i partiti, e l’impostazione data alla campagna elettorale e all’amministrazione conquistò i genovesi. Oggi, otto anni dopo, tocca a Salis. Anche lei alla prima esperienza, anche lei civica, anche lei in qualche modo ha scompaginato i piani dei partiti locali.
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