SCHIAFFONE DEL PPE A BERLUSCONI: “E’ MONTI IL NOSTRO CANDIDATO”
STAMANE IL CAVALIERE LA DEFINISCE UNA “DICHIARAZIONE IMPROVVIDA” E POI SI SMENTISCE DA SOLO “MAI PROPOSTO DRAGHI COME PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA”
Silvio Berlusconi, ospite di Omnibus, scherza e “picchia” con il cartellone di polistirolo che riassume i suoi mirabolanti risultati di governo il giornalista de “l’Espresso” Marco Damilano.
Ma le tegole in testa arrivano a lui, E che tegole.
Il Cavaliere infatti svela il mistero sul suo candidato al Quirinale e fa il nome di Mario Draghi.
Spiegando che lui non ci pensa nemmeno alla carica di presidente della Repubblica. Ma da Francoforte, il presidente della Bce fa sapere che la cosa non gli interessa e che vuole restare al suo posto fino al 2019.
La seconda botta fa ancor più male e arriva da Strasburgo e la piazza il francese Joseph Daul che di professione fa il capogruppo del Ppe al Parlamento europeo.
Che dice il signor Daul parlando delle elezioni italiane?
«Il candidato del Ppe è il signor Monti. Ma, come sempre in Italia, la situazione è molto complicata, perchè abbiamo anche l’Udc ed il partito di Berlusconi. Che sono tutti membri del Ppe».
Un ragionamento complesso che parte dalla premessa di non volersi ingerire nella vita politica italiana.
Una posizione che non prelude alla “cacciata” del Cavaliere dal gruppo dei popolari e conservatori europei.
«Parliamo di un partito e di un uomo. Faremo la sintesi dopo le elezioni. Un partito è un partito, non un uomo », si affretta a spiegare Daul.
Il capogruppo popolare però dice di non avere alcuna intenzione d recedere dalla posizione espressa nello scorso dicembre quando criticò il Pdl per avere costretto Monti alle dimissioni.
«Non ci possiamo permettere una politica spettacolo – disse allora – serve una politica rigorosa. Il Ppe combatterà tutti i populismi in Italia come in Francia o in Germania ».
Quelle parole, dice adesso «non erano a caso e voglio mantenere la stessa opzione, lotterò sempre contro il populismo». Ma, conclude, «non lo attaccherò tutti i giorni per non regalare il 2-3 per cento al populismo».
Brutta tegola a cui i “fedelissimi” cercano di mettere una pezza con una batteria di accuse di ingerenza a Daul.
Ma il timore che dopo il voto il Pdl possa essere “cacciato” dal Ppe serpeggia.
E un “vecchio” uomo politico come Ciriaco De Mita, oggi eurodeputato udc, fiuta l’aria. «Berlusconi – dice l’ex leader della Dc – o se ne va, o lo cacciano perchè con i popolari europei è incompatibile».
Le parole di Daul non sarebbero piaciute però neanche al diretto interessato.
Mario Monti, infatti, «non è contento» delle dichiarazioni di Daul perchè non vuole essere il candidato di una sola parte.
Una collocazione che cozza con il suo intento di superare destra e sinistra e riunire tutti i riformismi.
Un malumore che il premier avrebbe espresso allo stesso Daul in una telefonata. Circostanza però smentita a Strasburgo, dove il capogruppo popolare durante una riunione dove avrebbe «minimizzato» le sue dichiarazioni.
Le notizie che arrivano da Strasburgo e Francoforte sono comunque pessime per Berlusconi.
A maggior ragione dopo che ieri mattina aveva detto: «Io sono l’europeista più convinto che c’è nella politica italiana».
Affermazione condita dall’assicurazione: «In Europa io ero temuto, non irriso. Io ho imposto Draghi a capo della Bce. Anche Barroso, in accordo con Tony Blair, l’ho messo lì io».
“Una dichiarazione improvvida che non rappresenta le posizioni del Ppe”: così Silvio Berlusconi, stamane a Radio Anch’io, commenta le parole del capogruppo al Parlamento europeo del Ppe Joseph Daul, che a nome dei popolari europei ha fatto ieri un endorsement a favore di Mario Monti.
Il Cavaliere per l’ennesima volta ha poi smentito se stesso, negando di averproposto il presidente della Bce per la successione di Giorgio Napolitano al Quirinale.
“Una mia candidatura di Draghi non c’è mai stata. Io ho una candidatura in pectore ma resta lì perchè altrimenti si brucia”, sottolinea.
(da “La Repubblica“)
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