SFIGATI OMOFOBI SCRIVONO “FUORI DA QUI LESBICA” SULL’ARMADIETTO DI LAVORO DI UNA DIPENDENTE DELL’OSPEDALE DI LECCO
INVECE DI PREOCCUPARSI DELLE CORNA CHE HANNO IN TESTA, PASSANO IL TEMPO A FARSI GLI AFFARI DEGLI ALTRI
Una scritta con il pennarello blu sulla porta bianca del suo armadietto negli spogliatoi dell’ospedale di Lecco, perchè tutti potessero vederla. “Fuori da qua lesbica”.
L’insulto è stato rivolto a Sabrina di Biase, 34 anni, originaria di Lecco e dipendente dell’ospedale Manzoni, in cui lavora da tre anni.
La storia è riportata dal Corriere della Sera. La dipendente, all’inizio, non voleva credere all’ennesimo episodio di intolleranza nei suoi confronti.
Si legge sul Corriere:
“Sono rimasta impietrita davanti a quella scritta sul mio armadietto – racconta –. Lo ammetto, ho fatto fatica a trattenere le lacrime. Per due giorni non sono entrata negli spogliatoi. Poi ho deciso di reagire. Ho lasciato la frase sullo sportello. Non sono io a dovermi vergognare, ma chi l’ha scritta. E li è rimasta fino a quando le ragazze della cooperativa che si occupa delle pulizie dopo un paio di settimane l’hanno cancellata”.
Sono trascorsi venti giorni da quando Sabrina ha trovato la scritta. Venti giorni in cui ha riflettuto su cosa fare e alla fine ha deciso di denunciare l’accaduto alla polizia.
“Ho riflettuto a lungo su cosa fare, poi mi sono rivolta ai sindacati e ho presentato denuncia contro ignoti al posto di polizia che si trova all’interno dell’ospedale. Ho subito troppo nell’ultimo anno, le occhiate, i commenti, i giudizi. Non mi importava, ormai mi ero quasi abituata, ma questo proprio non me lo aspettavo”.
La vita di Sabrina non è stata semplice. Una relazione turbolenta alle spalle,con un marito che non ha mai accettato il fatto che lei lo abbia lasciato per una donna, con cui Sabrina si sta per sposare. E anche le offese in ospedale sono cominciate proprio da quando ha scelto di rendere pubblico il suo amore verso un donna. Si legge sul Corriere:
“Quando un anno fa ho abbracciato una donna e mi è venuta la pelle d’oca ho capito di aver sempre soffocato il mio vero orientamento sessuale – spiega Sabrina –. Poi ho conosciuto la mia fidanzata e le ho fatto la proposta di matrimonio. Quasi contemporaneamente sono iniziati i problemi sul lavoro. Le colleghe sono le più feroci. Già qualcuna mi aveva fatto capire che nello spogliatoio non ero la benvenuta, altre si alzavano se provavo a sedermi accanto a loro in mensa, quella che credevo un’amica mi ha detto candidamente che ero un’altra persona da quando mi ero ammalata. Ma io non sono malata, sono semplicemente innamorata”.
Del caso si stanno occupando anche i sindacati. Massimo Coppia, segretario sanità Uil del Lario, dichiara al Corriere che l’episodio che ha riguardato la signora Sabrina va condannato. Anche perchè, purtroppo, non è l’unico caso di intolleranza riscontrato negli ospedali della zona.
“Stiamo cercando di capire come dare assistenza alla nostra iscritta […]. Non è nemmeno un episodio isolato e per quanto possa sembrare incredibile all’ospedale di Merate siamo dovuti intervenire per una dipendente insultata da una collega perchè meridionale. Stiamo valutando nuove strategie per la lotta alla discriminazione sofferta da chi è più debole nei posti di lavoro”
(da agenzie)
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