SIAMO UN PAESE FONDATO SUI RISTORI
PER FAR DIGERIRE LA ZONA ROSSA IL GOVERNO CACCIA ALTRI SOLDI A BAR E RISTORANTI…COSI’, ANCHE SE NON CI ANDATE MAI, SARETE CONTENTI DI AVER CONTRIBUITO ALLA LORO CAUSA CON ALTRI 650 MILIONI
Il via libera arriva dal Tesoro a metà pomeriggio. È lì che poche ore prima Giuseppe Conte ha fatto recapitare una richiesta urgente. Questa: servono soldi, subito, prima di presentarsi in tv per annunciare il lockdown a rate di Natale. E i soldi servono per i bar e i ristoranti che resteranno chiusi dal 24 dicembre al 6 gennaio.
Il piano era un altro e cioè un decreto ristori – il quinto – a gennaio, onnicomprensivo, cioè con i soldi per tutte le attività interessate dalle restrizioni. Ma la necessità di tirare fuori subito quantomeno una cifra simbolica – alla fine quantificata in 650 milioni – si è imposta sotto la pressione dei governatori e dei renziani.
Nelle stesse ore in cui il Governo metteva a punto il calendario dei giorni rossi e di quelli arancioni, i presidenti di Regione in riunione con Boccia e Speranza sulle misure e poi i ministri Iv al Consiglio dei ministri hanno tessuto la controtela della richiesta: ristori subito e al 100% rispetto alle perdite.
È così che Conte e Gualtieri si sono ritrovati obbligati a un’operazione last minute. A via XX settembre, rivela una fonte di Governo di primo livello, si ”è raschiato il barile” tra i risparmi del 2020 per riuscire a mettere insieme i 650 milioni (400 milioni nel 2020, gli altri l’anno prossimo).
L’entità della cifra, che sarà stanziata attraverso una norma da inserire nel decreto sulla nuova stretta, è un compromesso che non soddisfa totalmente le Regioni e i renziani, ma quantomeno ferma lo scontro che arriva a scaldare la riunione del Consiglio dei ministri.
La ministra in quota Iv Teresa Bellanova tiene il punto, legando la contrarietà della serrata natalizia con la necessità di rimborsi immediati: “Se il 3 dicembre dai indicazioni sulle aperture sia pure contingentate e il 18 torni sui tuoi passi e decidi di chiudere tutto, stai producendo un danno enorme a tutti quegli esercizi che nel frattempo si erano organizzati sulla base delle regole indicate”. E termina con la richiesta: “Ogni decisione che assumiamo stasera deve accompagnarsi a ristori adeguati pari al 100%”.
La conferenza stampa di Conte slitta. Gualtieri e il collega Dario Franceschini quantificano lo sforzo fatto nelle ore precedenti. Ma per mettere a punto la norma con i soldi serve tempo. La riunione del Consiglio dei ministri termina alle 20, ma serve un’altra ora e mezza per mettere a punto la norma con i soldi. E l’arrivo di Conte davanti ai microfoni slitta alle 21.45.
I soldi trovati all’ultimo istante utile salvano il Governo da un rischio e cioè quello di far saltare il tandem restrizioni-aiuti. Una logica che ha guidato l’accoppiamento tra quattro Dpcm e altrettanti decreti Ristori.
A ogni Dpcm approvato è sempre stato il premier a intestarsi il successo dell’operazione “chiudo e allo stesso tempo risarcisco”. Fino ad arrivare a garantire l’arrivo dei soldi entro 15 giorni grazie alla macchina dell’Agenzia delle Entrate. Questo parallelismo ha rischiato di saltare. L’idea, come si diceva, era quella di un nuovo decreto Ristori a gennaio attraverso uno scostamento di bilancio che avrebbe tirato fuori più soldi e inciso sui conti del 2021, dato che quelli del 2020 sono stati già stressati fino a portare il deficit al 10,8 per cento. G
ià il decreto Ristori ter aveva prosciugato i risparmi dell’anno, per il quarto è stato necessario fare più deficit per 8 miliardi. La scelta di gennaio era di fatto imposta dall’assenza di soldi. E per questo si è raschiato il barile per tirare fuori 550 milioni. Oltre era impossibile. Ma è la stessa entità dei soldi trovati a rendere precario il salvataggio della strategia da parte del Governo. In sintesi: si chiude subito, arrivano pochi soldi nei prossimi giorni, ma la maggior parte dei risarcimenti solo a gennaio.
(da “Huffingtonpost”)
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